Per chi è nato e vive in terra d'Abruzzo, il 6 aprile non è un anniversario felice, né tantomeno facile da sopportare e ricordare. Nel maggio dello scorso anno, assieme a Il Teatro Degli Orrori, gli Afterhours organizzarono un concerto gratuito proprio a L'Aquila (QUI il live report dell'evento in questione), proprio in quella Piazza Duomo che dopo il sisma del 2009 mai si era vista così gremita e festante. A distanza di circa un anno, Manuel Agnelli e soci tornano in Abruzzo, questa volta al Pin Up Music & Beer di Mosciano Sant'Angelo, provincia di Teramo.
Il locale non ha nemmeno un anno di vita, eppure poco a poco sta incasellando sul calendario eventi sempre molto interessanti, dalla storica PFM al sodalizio artistico tra Meg (ex 99 Posse) e Colapesce, da I Ministri agli imperituri Dinosaurs Jr. passando per Giovanni Lindo Ferretti. Sabato 6 aprile 2013 è la volta, come già detto, degli Afterhours.
Arriviamo sul posto verso Le 20:45, e già un piccolo manipolo di fan assedia i cancelli il cui orario d'apertura slitta dalle 21:00 alle 21:30. Una volta entrati, il locale si riempie gradualmente e costantemente, e tra un problema tecnico e l'altro l’inizio del concerto slitta alle 22:45 circa, quando la band sale finalmente sul palco e dà inizio alle danze con una esplosiva “Veleno” cantata a squarciagola da tutti i presenti. I milanesi sono carichissimi ed in ottima forma, non si risparmiano sin dal primo minuto: Dell'Era salta e si dimena, Xabier un attimo sembra una statua di cera, immobile ed impassibile, ed un attimo dopo pare posseduto da chissà quale entità, Giorgio Ciccarelli pare un lord inglese invasato, Rodrigo D'Erasmo s'ingobbisce sul suo violino e di tanto in tanto scambia sguardi d'intesa col bassista. Apparentemente, ma anche per esigenze di postazione, il più "calmo" sembra essere Giorgio Prette, ma scarica sulla sua batteria un'energia pari a quella dei suoi compagni di palco. Si procede con “Elymania”, sempre tratto da “Hai Paura Del Buio?”, dove però capita il primo imprevisto della serata: salta una corda alla chitarra di Agnelli, ma nonostante tutto l'esecuzione continua potente e granitica, fino al repentino cambio di strumento che dà il via all'intensa “Il Sangue Di Giuda” e all'irruenta “Spreca Una Vita”.
Il PinUp è sold out, e si sente: il pubblico è attivissimo, canta a squarciagola i brani più vecchi così come gli estratti del più recente “Padania”, a dimostrazione che anche il materiale più nuovo a distanza di un anno ha fatto breccia nei canali auricolari di molti fan anche di vecchia data. Ecco quindi che tra una “Rapace”, una “La Vedova Bianca”, una “1.9.9.6" dedicata a “Papa Ciccio” ed una “Padania” dedicata ai ragazzi di L'Aquila e cantata da tutto il locale (momento molto intenso e particolarmente sentito dal sottoscritto) termina la prima ora di concerto. Ovvio e scontato il rientro sul palco per il bis, un po' meno scontato rientrare per un totale di quattro volte, tra “Varanasy Baby”, “Ballata Per La Mia Piccola Iena” con protagonisti alcuni ragazzi del pubblico fatti salire per suonarla e cantarla sul palco e le immancabili “Bye Bye Bombay” e la catartica “Voglio Una Pelle Splendida”, brano conclusivo durante il quale Agnelli si è divertito a far cantare gli acuti ai fan (le espressioni sul suo volto erano tra il “Che bello” ed il “Forse è meglio tornare al microfono”).
Due ore abbondanti ed intense, dove vincente ed appagante si è rivelata la scelta di omettere dalla scaletta alcuni brani più rinomati come ad esempio “Il Paese È Reale” o “Pelle” in favore di brani più datati ma non per questo meno amati. Peccato per alcuni fastidiosi problemi tecnici, in particolare i fischi del microfono e qualche non meglio precisato malfunzionamento delle chitarre in alcuni frangenti che hanno infastidito non poco il frontman, prontamente rincuorato da urla d'approvazione e scroscianti applausi da parte dei numerosissimi presenti. Da un punto di vista sonoro, l'acustica del locale in zona mixer è da ritenersi discreta: suoni non definitissimi, ma neppure così impastati da non far capire nulla. Insomma, la perfezione non esiste, a meno che non ti chiami Steve Vai, ovviamente...
In conclusione, un concerto massiccio, sia per affluenza, sia per prestazione. Afterhours in forma, vere e proprie acrobatiche macchine da guerra (Iriondo e Dell'Era spettacolo nello spettacolo) in grado di regalare uno show di oltre due ore sempre intense. Chiedere ai ragazzi delle prime file per credere.