Fotografie: Eloise Nania
Mentre prosegue nel processo di lavorazione dei nuovi brani che formeranno la collezione da pubblicare il prossimo anno, Ottaviano Blitch scalda i motori assieme alla sua band al Live Forum di Assago. È una di una serie di date attraverso le quali Blitch si propone di rodare il gruppo nel circuito dei piccoli locali e al tempo stesso andare alla ricerca dell’intesa e del sound da sviluppare e presentare negli appuntamenti che si annunciano per la prossima stagione. Anche per questo la scaletta al momento è incentrata soprattutto su cover, accuratamente selezionate e rivisitate in chiave personale, ed i suoi pezzi originali per ora sono limitati a cinque e si riferiscono alla produzione di repertorio già nota del musicista. Con l’intensificarsi dell’attività live invece la proposta sarà arricchita gradualmente di volta in volta coi brani originali e più recenti dell’autore, per finire col diventare uno show totalmente rappresentativo della personalità del cantante anglo-italiano.
La sequenza affrontata questa sera quindi ha visto il succedersi di “Vertigo” (U2), “Maybe Someday” (Cinematics), “Baby Baby” (uno dei classici di Blitch), una “Rebel Rebel” (Bowie) sapientemente personalizzata, “Where Are We Running” (Kravitz), “Wanna Be Tou” (Blitch), “The Saints Are Coming” (degli U2, ma nella versione dei Green Day), “Somebody Told Me” (The Killers), una trascinante versione di “Just Keep Walking” (INXS) in cui Blitch letteralmente si cala, si scatena e si trasfigura, “Darts Of Pleasure” (Franz Ferdinand), “So” (altro staple di Blitch), “I Heard It Through The Grapevine” (nella particolare versione ideata dai Kaiser Chiefs), “Bad Blood” (Supergrass), “She Sells Sanctuary” (The Cult), “In You Too” e “Lovesong” (sempre presenti nelle esibizioni di Blitch), ed un gran finale in cui esplode “Are U gonna Go My Way” (Kravitz).
Come suo solito, Blitch sul palco è una carica di energia irrefrenabile, che non si risparmia fino a spendere l’ultima stilla di sudore. Canta, balla e si muove senza sosta, senza contenere le sue emozioni che sfogano in acrobazie improvvise, ma anche senza mai perdere precisione e lucidità. Si da generosamente ma non perde mai la misura della sua esibizione, anzi la controlla e la offre al pubblico nella sua essenza più vera: rock senza compromessi, potente, pulito e diretto, senza smancerie o ricami inutili. È la sua anima britannica a prevalere in questo.
Merito per questa ennesima prova come sempre convincente va anche alla band formata da Gianluca Martino (chitarra), Antonio Lupi (basso), Martino Groppi (chitarra) e Giuseppe Mele (batteria), che lo sostengono con disinvoltura e solidità. I ragazzi paiono in totale sintonia con Blitch, esprimono la stessa convinzione e la stessa sua grinta, e il risultato è un fronte sonoro fragoroso e compatto che fa da sfondo alla personalità di Blitch, una personalità che è impossibile trattenere dal bucare la scena.