San Severino Blues Festival - Eric Johnson
22/07/12 - Teatro Feronia, San Severino Marche (MC)


Articolo a cura di Andrea Mariano

La sua prima volta in Europa. Soprattutto, la sua prima volta in Italia. Non si sa perché Eric Johnson ci abbia messo 30 anni (no, non è un’esagerazione) per decidere di prendere un volo transoceanico per il Vecchio Continente che pure conta molti suoi estimatori. Ma alla luce delle date che via via si sono aggiunte, fino a trasformare la trasferta in terra italica in un vero e proprio tour di 8 date in 9 giorni, è proprio il caso di rispolverare il vecchio detto “meglio tardi che mai”.


Complice un annunciato maltempo, la serata del San Severino Blues Festival che doveva svolgersi all’aperto è stata spostata nel Teatro Feronia del piccolo comune marchigiano. Per il chitarrista texano questo cambio di programma è stato un vero e proprio colpo di fortuna, dato che la migliore acustica della struttura avrà facilitato non poco la ricerca del sound a lui più confacente, mentre per il pubblico in attesa è stata un’arma a doppio taglio: benché il teatro sia pregevole e doni un tocco particolare all’evento, i posti disponibili sono molto limitati, meno di 500, tant’è che l’organizzazione ha dovuto respingere le prenotazioni e le richieste dell’ultimo momento, e molti in platea e soprattutto nel loggione superiore sono stati costretti a rimanere in piedi.


L’evidente difficoltà di gestire così tante richieste per così pochi posti disponibili ha fatto slittare l’inizio della serata di circa mezz’ora: alle 22.00 è il momento dell’opening act di Francesco Ricci, musicista blues marchigiano. Nei venti minuti a disposizione, nonostante un primo brano non convincente, il chitarrista nostrano è protagonista di una performance genuina, con un blues rock diretto e dal sound ruvido, il tutto permeato da una tecnica non stratosferica ma dall’indubbio groove che il pubblico in sala apprezza applaudendo sentitamente ogni brano. I “cinque minuti” di cambio palco promessi in realtà diventano venti, con un pubblico sempre più impaziente fino a quando, alle 22.45, la sala torna buia e sul palco compare Eric Johnson con la sua band composta dal batterista Wayne Salzmann ed il bassista Chris Maresh. Un timido cenno di saluto con la mano verso la platea ed il musicista di Austin subito inserisce il jack nella Stratocaster per intonare le prime note di “Fat Daddy”, brano tratto dal suo lavoro del 2010 “Up Close”. I suoni, come era lecito aspettarsi, sono ben bilanciati, tranne forse la voce durante il cantato, un po’ troppo bassa per la verità. Durante il concerto vengono presentate anche due nuove canzoni che verranno incluse nell'album di prossima uscita, "Mr. PC" e "Maha": la prima ha una struttura piuttosto semplice rispetto agli standard cui il chitarrista ci ha abituati, ma nel complesso questi due nuovi innesti si amalgamano bene nel repertorio proposto.


Camicia bianca, jeans e scarponcini, un sorriso un po’ forzato di tanto in tanto, un ringraziamento per l’accoglienza calorosa trovata durante le otto date italiane e concentrazione massima sulla chitarra: Eric Johnson è forse il più schivo tra i guitar hero in circolazione, e questo rende le sue esibizioni ancor più particolari. Scordatevi le pose plastiche di Joe Satriani, i sorrisi ammiccanti di Steve Vai verso le macchine fotografiche: posato, chino sulla sei corde, quel che interessa al Nostro è suonare per il proprio piacere, quindi tutto ciò che è al di fuori dell’esecuzione è solo un inutile orpello. Francamente, va benissimo così: sarebbe strano ed innaturale ascoltare “Manhattan”, “Soundtrack” e “Nothing Can Keep Me From You” con un Jhonson spavaldo e non curvo sul proprio strumento. Ottimi apprezzamenti dal pubblico anche nei momenti in cui il chitarrista americano lascia spazio agli assoli di basso e batteria dei suoi comprimari, ed ovazione non appena partono le prime note di “Cliffs Of Dover” (stranamente qualche piccola sbavatura nell’esecuzione, ma pur sempre piacevole da ascoltare), probabilmente il brano più famoso dell’artista. Dopo un inchino ed un ringraziamento ai presenti, il trio abbandona per pochi minuti il palco, salvo poi riprendere le rispettive posizioni per un bis all’insegna di Jimi Hendrix: vengono eseguite infatti “Power To Love” e “The Wind Cries Mary”, sorpresa piuttosto apprezzata dal pubblico presente e dal sottoscritto.


L’ora e venti di concerto vola via, ed Eric Johnson così come è comparso sparisce: un veloce ringraziamento e, chitarra ancora in mano, si dirige verso i camerini. Personaggio timido e schivo, si diceva. Ma è probabilmente anche questo suo carattere antitetico a quello di molti suoi colleghi che dona un tocco particolare ed unico ai suoi concerti.


Setlist:

01. Fat Daddy
02. Friends
03. Gem
04. Soundtrack
05. Manhattan
06. Last House
07. PC
08. High Landrons
09. Nithing Can Keep Me From You
10. Maha
11. When The Sun Meets The Sky
12. Desert Rose
13. Cliffs Of Dover

Bis:
14. Power To Love
15. The Wind Cries Mary




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