Aspettando Il Primo Maggio 2012
30/04/12 - Nuovo Stadio Comunale, Teramo


Articolo a cura di Andrea Mariano

Un’idea semplice e funzionale: organizzare una manifestazione musicale il giorno prima del “Concertone” di Piazza San Giovanni a Roma: Aspettando Il Primo Maggio è un festival che si svolge a Teramo ogni anno il 30 aprile ed ospita sempre artisti di un certo calibro (Piero Pelù, Bandabardò, Le Vibrazioni, Marta Sui Tubi, Marlene Kuntz, giusto per citarne alcuni). Quest’anno l’area concerti è stata spostata dall’ex fabbrica Villeroy al piazzale antistante il Nuovo Stadio Comunale, in località Piano D’Accio. Ciò ha permesso la preparazione di un unico palco abbastanza grande in sostituzione dei due affiancati delle edizioni precedenti (non piccolissimi, ma non paragonabili a quello presente quest’anno), tuttavia questo causerà alcuni problemi logistici e di tempistica durante i cambi palco.


Il programma dell’ottava edizione del festival si concentra sulla realtà indipendente ed alternative italiana, e concede l’apertura a due gruppi emergenti: i  Voina Hen ed i Sickabell. Mentre i primi sono fautori di un rock alternative in bilico tra Linea 77 e sferzate grunge che non ha nulla di particolare, ma che si lascia comunque ascoltare piacevolmente (“strana” la cover in chiave alternative rock di “Solitary Beach” di Battiato), i secondi si destreggiano in malo modo tra armonie care ai Coldplay, forse con qualche schitarrata in più, ma che non hanno impressionato assolutamente.


Tra una frittella ed una birra, passano le 21:00, ed i presentatori introducono gli ...A Toys Orchestra, certamente una delle rivelazioni degli ultimi anni ed in questi giorni band fissa nel programma televisivo di Fabio Volo “Volo In Diretta”. L’esibizione dei ragazzi campani ha momenti davvero surreali sin dalla lunga intro strumental-elettronica: Enzo Moretto non ha una presenza scenica esattamente magnetica, ma i continui cambi di postazione tra lui ed Ialria tra chitarre, tastiere e basso crea attimi concitati sul palco. Una prestazione convincente di quaranta minuti buoni, durante i quali i ragazzi hanno saputo alternare momenti psichedelici ed eterei a brani più diretti e d’impatto, impedendo quindi il potenziale calo d’attenzione da parte del pubblico presente (che, nel frattempo, ha costituito una folta folla nel piazzale).


Terminato lo show degli ...A Toys Orchestra, il cambio palco risulta piuttosto lungo e problematico, ma una volta ultimato il tutto entra in scena Nada, ed il sottoscritto rimane piacevolmente sorpreso per due motivi: anzitutto, la band che accompagna la cantante è composta da musicisti giovani, molto giovani, e, diretta conseguenza di questa scelta, classici come “Ma Che Freddo Fa” ed “Amore Disperato” godono di nuovi arrangiamenti, incisivi e decisamente più rock rispetto agli originali. Il pubblico balla, salta, canta, applaude: Nada sa come mantenere alta la tensione musicale anche negli episodi meno immediati, come durante la catartica, psichedelica e teatrale “Le Mie Madri”. Purtroppo la prestazione dell’artista di origini toscane è inficiato da una resa sonora non impeccabile, dovuta principalmente ai volumi eccessivamente alti; ciò non toglie che la prestazione sul palco è di sicuro degna del calibro dell’artista in questione.


Si avvicinano le 23:00 e con loro uno dei momenti più attesi dal pubblico presente, che nel frattempo è arrivato a formare una schiera piuttosto compatta di più di 3000 persone. Salgono sul palco i The Zen Circus, trio pisano che con i suoi ultimi due album “Andate Tutti Affanculo” e “Nati Per Subire” ha avuto grosse soddisfazioni sia dalla critica, sia dal pubblico: all’inizio il microfono causa continue scosse elettriche non appena Andrea Appino tenta di cantare, ma nonostante questo Karim Qqru e Massimiliano Schiavelli continuano a suonare, un po’ divertiti, ma anche un po’ spaventati per via delle continue scosse. “Scusate, capita! Adesso iniziamo.”, si sente dal nuovo microfono, e così possono partire salti e pogo, nonché momenti anche piuttosto ilari quando durante “Andate Tutti Affanculo” band e pubblico si mandano benevolmente a quel paese per tutto il tempo, anche dopo la conclusione del brano. La prestazione dei pisani è energica e coinvolgente, divertono e si divertono, e le ultime canzoni eseguite in acustico (scelta dell’ultimo momento ed improvvisata, come gli stessi The Zen Circus ammettono) trasmettono una bella energia ed un coinvolgimento pari (se non superiore) alla prima parte elettrica del concerto. Dispiace apprendere che un cretino a fine esibizione lanci sul collo di Karim una moneta da 2 euro, gesto davvero stupido e fuori luogo, dato che il pubblico presente si stava divertendo tanto e che la band, nonostante le difficoltà iniziali, ha sfoggiato una prestazione molto coinvolgente.


Conclusasi la performance dei The Zen Circus, gli headliner della serata si fanno attendere causa famigerato cambio palco che dilata inesorabilmente i tempi. Finalmente, scattati i quaranta minuti alla mezzanotte, i membri de Il Teatro degli Orrori compaiono dalle tenebre, ed inizia una mazzata sonora che non fa prigionieri. I due elementi supplementari, ovvero il secondo chitarrista Marcello Batelli ed il tastierista Kole Laca, appesantiscono il già fragoroso suono che Il Teatro ha nel DNA, provocando momenti di puro noise rock che tuttavia stordiscono più che stupire od ammaliare. La prestazione dei Nostri risulta tutto sommato negli standard cui ci hanno abituato, tuttavia è strano notare un Pierpaolo Capovilla piuttosto statico, un po’ meno teatrale ed eccitato rispetto le aspettative. Forse le numerose date in giro per la Penisola iniziano a mostrare il conto sotto questo punto di vista, ma per fortuna vocalmente riesce a svolgere un lavoro sempre dignitoso e d’impatto (si percepisce una voce non al top ed un po’ affaticata, ma non a livelli disastrosi). Il Teatro Degli Orrori del 2012 deve purtroppo rassegnarsi ad un’evidenza: gran parte degli estratti da “Il Mondo Nuovo” non sono adatti per l’ambiente live. Eccezion fatta per i (pochi) momenti più grintosi, canzoni come “Adrian” o la sempre commovente “Ion” appesantiscono terribilmente l’atmosfera, fino a creare al di là delle transenne il tanto temuto calo d’attenzione. Si aggiunga la stanchezza causata anche dall’ora tarda (sforiamo tranquillamente l’una di notte), e alcuni dei presenti decidono o di sedersi nelle retrovie, o di abbandonare il luogo del concerto. Sia chiaro: nel momento in cui arrivano “La Canzone Di Tom” e “A Sangue Freddo” (introdotta con una lunga spiegazione dello sfruttamento petrolifero nel delta del Niger) c’è ancora una folta schiera di persone, si salta e si poga a dovere, ma sostanzialmente, pur potendo godere di un Capovilla di buon umore (si altera con la security per atteggiamenti a suo dire un po’ esagerati, per poi scusarsi diplomaticamente con un “Scusatemi, non volevo offendere, non ho nulla contro di voi, sia chiaro. Rispetto il vostro lavoro, però andateci con calma.” e ride quando vola accidentalmente una scarpa sul palco) e di una band piuttosto affiatata, lo spettacolo ha avuto momenti altalenanti. L’irruenza di “Compagna Teresa” mal si sposa con la relativa staticità di “Monica” o “Cleveland – Bagdad”, tanto per render chiaro il concetto.


Si conclude così l’ottava edizione di Aspettando Il Primo Maggio: un’ottima iniziativa, organizzata abbastanza bene, ma quest’anno la presenza di un unico stage e la mal calibrata previsione dei cambi palco hanno dilatato eccessivamente i tempi, portando l’ultimo bis de Il Teatro Degli Orrori alle 02:00. Ad ogni modo, bill interessante, location non ottima quanto gli anni precedenti ma altrettanto funzionale: se si eccettua la buona dose di stanchezza accumulata, questa manifestazione può dirsi ben riuscita.




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