Si potrebbe definire il Full Of Hate Festival 2012 il concerto death metal dell'anno e non aver timore di alzare troppo la posta. Un bill che farebbe impallidire qualsiasi altra edizione passata: band di apertura più che valide e due headliner che fanno salire l'acquolina in bocca a qualsiasi fan del metal estremo creano una miscela esplosiva che ha raccolto molti più avventori delle precedenti edizioni a cui abbiamo presenziato, al punto che l'organizzazione ha deciso di passare addirittura due volte in Italia, a distanza di circa una settimana tra le due date, prima a Trezzo e poi a Bologna.
Nella ormai classica location dell'Estragon già nel pomeriggio la folla è piuttosto gremita, considerando anche che il concerto sarebbe iniziato molto presto. Già alle 17:30, orario di apertura delle porte, si fatica a girare di fronte al locale, e dato il freddo, la gente si riversa subito nell'ex capannone adibito ad area concerti.
I primi a salire sul palco sono gli inglesi Nexus Inferis, band dedita ad un black dalle forti tinte industrial che, nei venticinque minuti a loro disposizione, dimostra di sapere come ci si comporta sul palco, benché i Nostri abbiano all'attivo solo un album uscito pochissimo tempo fa e siano molto giovani. L'estetica al limite del fetish militare, con maschere, pantaloni mimetici e “armature”, per non parlare della rete mimetica lanciata sul palco a coprire amplificatori e batteria, aiuta il pubblico ad entrare nell'atmosfera, che si fa incandescente praticamente da subito. Purtroppo mentre la band attacca il primo pezzo siamo ancora fuori in fila ad aspettare che gli addetti alla sicurezza controllino i biglietti e gli zaini per possibili oggetti pericolosi, ma non passano più di due canzoni che riusciamo a mettere piede dentro e osservare come, effettivamente, per essere esordienti questi sei ragazzi sappiano che tasti premere per accendere il pubblico che hanno di fronte. È assai probabile che i Nexus Inferis si siano guadagnati dei nuovi fan perché la reazione è decisamente più che positiva. Solitamente per le band di apertura, in questo genere di venue, c'è poca gente, ma è probabile che, dato il freddo che attanaglia l'esterno, molti abbiano preferito entrare subito e starsene al caldo e godersi l'opening act.
A causa del tempo che abbiamo dedicato all'intervista a George Fisher dei Cannibal Corpse non siamo stati in grado di assistere all'esibizione dei Suicidal Angels, ma dalle prime tre canzoni che siamo riusciti a seguire si può dire che i giovani greci, la cui fama e fanbase crescono di anno in anno, sanno fare il loro mestiere: fedele alla linea del thrash metal in stile Slayer, in pochi anni la giovane band ha sfornato quattro album e si è guadagnata fan a suon di partecipazioni a festival estivi (due anni consecutivi al Metal Camp) e come opening act a manifestazioni di questo genere (Thrashfest 2010), raccogliendo consensi, soprattutto da parte del pubblico, ad ogni apparizione. Anche in questo caso, possiamo dire che i Suicidal Angels siano una costante nel mondo del metal suonato dal vivo: sono bravi e sanno come stregare il loro pubblico.
Dopo la piacevole chiacchierata con Corpsegrinder riusciamo a rientrare in tempo per vedere i Misery Index. La band originaria del Maryland dona al proprio pubblico e a tutti i presenti nel locale una performance “da urlo”, nel verso senso della parola. Finora, nessuna delle band ha dato segni stanchezza per via del tour o cose del genere, ma c'è da dire che i Misery Index sanno veramente quali tasti premere. Canzone dopo canzone gettano benzina sugli astanti per poi dar loro fuoco. Dal fondo del locale più di tanto non riusciamo a vedere di quel che accade sotto al palco, ma possiamo sentire dalle grida che si alzano dalla folla accalcata davanti a noi, è palese che i fan siano felici. E ne hanno tutti i motivi: i quarantacinque minuti a loro disposizione sono da manuale. Energia, presenza scenica, la giusta dose di cattiveria che non guasta mai. Dalla prima canzone ai ringraziamenti è una continua sfuriata, la compattezza del suono che usciva dagli amplificatori è impressionante, benché il locale non sia noto per l'acustica favorevole. C'è da rimanere a bocca aperta.
Un veloce cambio di palco e la quarta band della serata, gli olandesi Legion Of The Damned, sale sul palco. Una persona normale potrebbe pensare che dopo quasi due ore di metal estremo la gente si possa essere stancata, e invece no. Imperterrita e instancabile, la folla sopporta l'assalto sonoro della band dedita ad un death/thrash metal piuttosto estremo. Essendo questo il quarto concerto dei Legion Of The Damned cui abbiamo occasione di presenziare, sappiamo che cosa aspettarci dallo show: tanta carica, tanta cattiveria e un livello di perizia nella performance che fa pensare ad un balletto perfettamente coreografato. E di fatto, a parte qualche correzione nella setlist per incorporare brani nuovi a scapito di brani un po' più datati anche dato il tempo limitato (poco più di quarantacinque minuti) a disposizione del gruppo. Di fatto, l'esibizione degli olandesi si può comparare a quella dei Misery Index: potenza allo stato puro. Dopo tanti anni di esperienza, i Nostri sanno bene come si suona live, che sia un festival con un palco enorme o uno stage più ridotto: lo dimostrano i brani suonati, dall'opener “Legion Of The Damned” alle ormai consolidate e sempre presenti in setlist “Bleed For Me” e “Son Of The Jackal”, fino a “Taste Of The Whip”. Siamo stati testimoni di una performance compatta e decisamente concreta, fatta apposta per far scatenare il pubblico. “Werewolf Corpse” si conferma uno dei loro brani migliori, sia su CD che in sede live.
Finito il set, il palco viene subito invaso da tecnici che fanno di tutto per smontare l'equipaggiamento che ingombra il palco il più velocemente possibile e dare al pubblico ciò che vuole: il primo headliner del festival. L'attesa si fa frenetica. C'è chi si affretta fuori per fumare una sigaretta e mangiare un panino, o chi scatta verso i bagni per potersi godere il concerto in tutto e per tutto senza avere problemi. Si vede che il pubblico ama questa band, e visto che è il secondo concerto in Italia dei Behemoth dopo la guarigione di Nergal (quindi la prima volta che molti italiani hanno modo di vederlo suonare live) c'è un'attesa piuttosto frenetica. Potete immaginare l'emozione nel sentire le prime note di “Ov Fire And The Void” uscire dagli amplificatori. È chiaro fin da subito che tutti e quattro i componenti della band sono in perfetta forma, nessuno escluso. “Demigod”, uno dei grandi cavalli di battaglia, viene eseguita alla perfezione ed è un piacere sentire “Moonspell Rites”, una canzone raramente suonata live. Su “At The Left Hand Of God” è impressionante sia ascoltare e vedere il modo in cui il pubblico risponde a certi brani particolarmente famosi e apprezzati. I Behemoth dimostrano di essere in perfetta forma e di saper incantare il proprio pubblico. Performance di questo genere sono rare ed assistervi è un piacere. Un piacere che speriamo di ripetere prima possibile.
Tocca quindi al main event della serata: i Cannibal Corpse, i mostri sacri del death metal, cantori di brutalità, di sangue, gore e cose assolutamente folli e talmente sopra le righe da far scoppiare a ridere. Maestri del genere, i cinque americani tornano in Italia in tutta la loro brutale perizia musicale. Osservarli sul palco è impressionante: la velocità con cui muovono le dita sul proprio strumento o con cui colpiscono le pelli è assolutamente sbalorditiva. Bisognerebbe inoltre dare un premio alla velocità con cui Corpsegrinder riesce a fare il mulinello con il collo. Fuori da ogni cosa comprensibile all'essere metallaro medio. Setlist composta da tredici brani, dai più classici (“I Cum Blood”, “Fucked With A Knife” e la celeberrima “Hammer Smashed Face”), ai più recenti come quelli presi dall'ultimo “Evisceration Plague”, come la title track e “Priests Of Sodom”. Anche la recentemente rilasciata “Demented Agression”, disponibile su Youtube tramite l'account della Metal Blade Records, viene inserita nella setlist. Una performance neanche a dirlo eccellente, perfettamente in riga con tutte le precedenti, decisamente memorabile.
Una serata a dir poco perfetta, con buona musica, grandi band e nuove scoperte, ma con una scaletta del genere non ci aspettavamo niente di meno.
Full Of Hate Festival 2012
21/02/12 - Estragon, Bologna
Articolo a cura di Eleonora Muzzi
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