Articolo a cura di Luca Barenghi
Un'opera che per bellezza ed eterogeneità di sound ed atmosfere può essere tranquillamente posta nel pantheon dei migliori dischi di musica rock italiana degli ultimi 25 anni. Questo il sunto di "Endkadenz vol. 1" e "vol. 2" ultima, magnifica fatica dei Verdena, gruppo-alfiere del rock alternativo nostrano. Due album, originariamente concepiti come un unicum ma successivamente divisi in 2 parti, pubblicate rispettivamente nel gennaio e nell'agosto dello scorso anno per volere della Black Out/Universal, casa discografica della band, che rimarcano e affermano la ormai conclamata, prolissa e magnifica maturità raggiunta dal gruppo bergamasco dopo l'exploit di "Wow", altro loro fantasmagorico doppio album, uscito nei primi mesi del 2011, che li ha finalmente liberati dall'ingombrante e ormai inadeguata etichetta di "Nirvana italiani". Ed è proprio con queste ben più che notevoli credenziali che il gruppo di Albino ha compiuto un vero e proprio tour de force, della durata di quasi due anni, prima su e giù per tutta Italia poi, durante l'estate appena trascorsa, nei locali più interessanti delle maggiori capitali europee come Londra, Parigi e Barcellona.
Tornato in patria, prima di parcheggiare il furgone e fiondarsi di nuovo in studio, il trio, composto dai fratelli Alberto e Luca Ferrari (rispettivamente voce/chitarra e batteria) e Roberta Sammarelli (basso) ha deciso di intraprendere un ultimo minitour italiano di sole sei date accompagnati, come durante tutte le tappe del 2015/2016, da Giuseppe Chiara alle tastiere e alla chitarra. Sei concerti molto particolari, che variano rispetto a tutti gli altri compiuti precedentemente dal trio bergamasco, perché composti esclusivamente dalle canzoni presenti nella tracklist dei due volumi di Endkadenz. Tappa conclusiva di queste ultimissime date italiane è stata quella di venerdì scorso a Desio, città che durante l'estate 2016 ha accolto sul suo palco, immerso nel suggestivo ambiente di Villa Tittoni, ospiti del calibro di Destrage, Folkstone e Sud Sound System.
Vorrei che tu immaginassi... Come stanotte mi hanno un po' preso!
Ben prima che Alberto, Luca, Roberta e Giuseppe salgano sul palco, la folla viene deliziata da una solida e sorprendente performance dei Giorgieness, gruppo milanese formatosi nel 2011 da un'iniziativa della cantante e chitarrista Giorgia D'Eraclea, accompagnata dal polistrumentista Andrea De Poi al basso, Davide Lasala alla chitarra e Lou Capozzi alla batteria. Grazie ad un sorprendente contrasto tra riff di chitarra taglienti come rasoi e sporchi al punto giusto e una potenza vocale cristallina come quella della tostissima frontwoman, il quartetto, impegnato nel tour promozionale di "La Giusta Distanza", loro ultimo lavoro, che li ha visti calcare un gran numero di stage in giro per il nord Italia, riesce a strappare un bel po' di meritatissimi applausi e grida di approvazione da parte del pubblico radunato in platea, che pian piano si sta inesorabilmente riempiendo e riscaldando per il main act.
Come la pensai... E' un casino ormai!
Sono circa le 21:50 quando il gruppo sale sul palco immerso in una cortina di fumo, luci multicolor e grida inneggianti il suo nome "VERDENA! VERDENA! VERDENA!". Dopo un velocissimo saluto alla folla trepidante, la band attacca le prime note di "Ho Una Fissa", brano di apertura del primo capitolo della sua ultima epopea sonora. Segue "Derek", una delle canzoni ritmicamente più frenetiche presente nel catalogo del gruppo, con un riff di chitarra compresso e intensificato al limite dell'estremo dal fedele Russian Muff di Alberto: l'impatto sonoro degli strumenti è talmente esplosivo che la voce del cantante, ormai arrivato alla soglia dei 40 anni, vuoi anche per gli effetti applicati al microfono, risulta sepolta viva sotto strati e strati di distorsione che spaziano talvolta quasi nel shoegaze. Segue un momento di distensione melodica con "Troppe Scuse", primo brano della serata tratto dal secondo capitolo di "Endkadenz": con una nonchalance disarmante Alberto, malgrado una corda che non vuole decidere di farsi accordare, continua il concerto senza fare una piega. A dispetto della scelta rischiosa, da parte della band, di escludere completamente tutti i suoi brani simbolo come "Valvonauta", "Muori Delay" e "Loniterp" il pubblico canta entusiasta e a squarciagola strofa per strofa ogni singola canzone: una vera e propria cartina di tornasole che dimostra, anche questa volta, che i tre ragazzi di Albino hanno fatto centro.
Dai balliamo un po'... Tutti inseme!
Dopo "Troppe Scuse" si susseguono "Sci Desertico" e "Alieni Fra Di Noi", che dopo la sua lieve, quasi sognante, introduzione solleva una cortina fumogena di accordi di chitarra saturi di distorsione creando un effetto di continuo lieve/pesante che ha avuto molto successo durante tutto il percorso musicale della band. Dopo una breve parentesi, formata da "Dymo" e "Contro La Ragione", in cui Alberto dalla sei corde passa alle tastiere, arriva il momento del dinamico duo formato da "Fuoco Amico I" e "Fuoco Amico II (Pela I Miei Tratti"), aperti prima da un urlo di chitarra proveniente dall'altro capo della galassia, che si risolve in una meteoritica pioggia di fuzz poi dal giro del basso Hofner di Roberta, preso in prestito dalla sigla del cartone animato "L'incantevole Creamy" fatto passare sotto qualche dose di LSD. Dopo "Colle Immane", primo singolo estratto dal secondo volume degli album con le nacchere, si susseguono a ruota "Inno Del Perdersi" e "Un Blu Sincero": due perle di rara bellezza, destinate a diventare, in tempi brevi, delle vere e proprie pietre miliari all'interno del repertorio del gruppo. Dopo "Rilievo" e la sua lunga ed ipnotica conclusione formata da un nubifragio percussivo proveniente dalle pelli dei tamburi della Ludwig di Luca e da una piccola jam che, nonostante la lunghezza ridotta, trascina il pubblico sugli anelli di Saturno e ritorno, arriva un brano richiesto più volte durante la buona ora di concerto che nel frattempo è passata veloce come un lampo: "Nevischio", ballad di una pulizia cristallina rispetto al sound carico di chitarroni saturici di cui i due album endkadenziani sono pieni zeppi. La folla, completamente carpita dall'ipnotico sound del quartetto, ascolta estasiata il sognante intermezzo pianistico interpretato magistralmente dal pianoforte del sideman Giuseppe Chiara.
Senza un(a) fine non ci riesco a stare...
E' arrivato il momento dei bis e il gruppo, con ancora Alberto al pianoforte, ingrana subito la marcia giusta, prima con il valzeresco "Diluvio" poi con le schizofreniche armonie di "Puzzle". Con l'attacco delle prime note di "Cannibale" si apre l'ultima, caotica parte del concerto. Tutta l'energia cinetica accumulata dalla caliginosa massa di teste e mani protese verso l'aria raccolta sotto il palco deflagra di colpo in un vortice di urla e corpi sudati che collidono. I quattro, approfittando dell'elettricità di cui ormai l'aria è colma, convogliano tutta l'energia restante dei pickup e degli amplificatori nella trascinate "Un Po' Esageri". Giunti al loro ultimissimo giro di "Waltz (Del Bounty)" Alberto, Luca, Roberta e Giuseppe eseguono "Funeralus", l'oscura suite che oltre a chiudere il primo capitolo enkadenziano, mette la parola fine al concerto. Si alzano le luci, i quattro, nonostante le roboanti suppliche del pubblico di non far finire la magia del momento, scendono dal palco. Si spegne tutto. Nel cuore di ognuno il bel ricordo di un'ora mezza piena zeppa di emozioni anche contrastanti (gioia, malinconia, eccitazione...), magnificamente modulate dai repentini passaggi sonori di una band di prim'ordine nel panorama rock italiano ma anche l'amara consapevolezza dell'unico, scomodo inconveniente che, inesorabilmente, serate meravigliose come questa, portano con sé: la loro fine.
Setlist Giorgieness:
Come Se Non Ci Fosse Un Domani
Sai Parlare
Brividi/Lividi
Farsi Male
Dare Fastidio
Lampadari
K2
Setlist Verdena:
Ho Una Fissa
Derek
Troppe Scuse
Sci Desertico
Alieni Fra Di Noi
Dymo
Contro La Ragione
Fuoco Amico I
Fuoco Amico II (Pela I Miei Tratti)
Colle Immane
Inno Del Perdersi
Un Blu Sincero
Rilievo
Nevischio
Encore:
Diluvio
Puzzle
Cannibale
Un Po' Esageri
Funeralus