Quando si spengono le luci della cavea ed entrano in scena i Tears For Fears, la sensazione è gioia di essersi ritrovati. Introdotti dalla versione di "Everybody Wants To Rule The World" cantata da Lorde (l'eredità della band coinvolge trasversalmente le generazioni), si inizia con l'originale e l'entusiasmo è incontenibile. Salta subito all'orecchio la conformità con la versione in studio, merito anche di musicisti eccellenti: Charles Pettus alle sei corde, Doug Petty alle tastiere, Jamie Wollam alla batteria e Carina Round ai cori. Le voci del duo dimostrano ancora una buona tenuta seppur con qualche imperfezione ma la sostanza rimane invariata, mentre l'acuto di Orzabal va anche a rimpiazzare le parti di sassofono. Dopo "Secret Love", unica canzone moderna del repertorio, si prosegue con una magnifica "Sowing The Seeds Of Love" in tutta la sua epicità: quel seme pop progressivo piantato con "Song From The Big Chair" dell''85 fiorisce rigoglioso nell'album dell'89, che diede tra i suoi frutti migliori "Advice For The Young At Heart", "Badman's Song" e altre, fortunatamente incluse in scaletta. Trattandosi del "Rule The World Tour", la setlist è un best of della band inglese con sommo piacere dei presenti che ad ogni attacco sobbalzano in un grido di entusiasmo. Non poter ballare è una tortura durante "Pale Shelter", gli arpeggi filati e puliti creano quell'incanto che è il marchio di fabbrica dei Tears, la precisione di Wollam alle pelli è straordinaria, la pulizia negli stacchi crea l'effetto di incastro perfetto su cui si sorregge l'intero pezzo. La dance di "Break It Down Again" ci fa capire che ogni strumento è calibrato alla perfezione sia nel suono che nella composizione, condita di quella componente pop allettante.
Lezioni su come usare il pulito della chitarra vengono dalla già citata "Advice For The Youg At Heart", un calderone di emozioni che contiene tutta la drammaticità della romantic wave che rivela (se ancora ce ne fosse bisogno) la tecnica dei 6 musicisti. La coda onirica trascina verso la meravigliosa "Woman In Chains". A questo punto l'emozione esplode: qualche imprecisione di Orzabal vale comunque alla performance il titolo di migliore ballad dell'intero set, con una prova vocale impeccabile da parte di Carina Round, a cui spetta l'arduo compito di sostituire Oleta Adams. Un diamante dalle mille sfaccettature, altare e contraltare che si alternano in una danza melodica mentre intorno a loro le dinamiche crescono fino a esplodere: "So free her". La coda rivisitata inserisce il riff di basso iniziale. Curt Smith cerca il contatto con il pubblico e, finalmente, invita ad alzarsi e ballare sulle note di "Change", quando il vero cambiamento si fa sentire. Le parti sono ben organizzate, l'equilibrio e la misura la fanno da padrone in questo rock degli esordi per il duo britannico. E ancora "Mad World" è entusiasmo incontenibile, quella componente oscura e vorticosa che accosta la musica dance alla malinconia è una delle conquiste del synth pop di quattro decenni fa, e durante la serata rivive come se non fosse mai tramontato. La cover di "Creep", dedicata alla fidanzata di Orzabal, mette i brividi per come riesce a rappresentare in pieno lo spirito dei Radiohead senza sfigurare rispetto all'originale. Tra i momenti più alti del concerto sicuramente "Badman's Song" ricopre un ruolo di rilievo: tutta l'anima jazz del gruppo si concretizza negli incastri perfetti, nelle sincopi inaspettate e negli assoli di chitarra stile anni '60. Una chiusura perfetta per un concerto purtroppo breve (1 ora e 45 minuti) con "Head Over Heels" e l'encore con una "Shout" febbrile e dark che ancora risuona nelle orecchie dei quasi 4000 presenti.
Il tempo sembra non aver intaccato le cose più preziose per i Tears For Fears: la voglia di suonare insieme e il senso di trasmettere un'eredità artistica di tutto rispetto. Canzoni dal sound vintage ma ancora attuali per la loro forza rappresentativa, pionieristiche per aver influenzato le generazioni più moderne. Il pubblico è felice di essersi riunito, c'è il metallaro appassionato di musica e lo spettatore adulto che con quelle canzoni ha rivissuto la propria adolescenza. Smith e Orzabal ci hanno insegnato che si può litigare, si può essere delusi, frustrati, arrabbiati, ma in fin dei conti, quando si è costruito qualcosa di così grande insieme, vale sempre la pena tendere la mano.
Setlist:
Everybody Wants to Rule The World
Secret World
Sowing the Seeds of Love
Pale Shelter
Break It Down Again
Advice for the Young at Heart
Woman in Chains
Change
Mad World
Memories Fade
Suffer the Children
Creep
Badman's Song
Head Over Heels / Broken
Encore:
Shout