Red Hot Chili Peppers - The Gateway World Tour
11/10/16 - Pala Alpitour, Torino


Articolo a cura di Cristina Cannata

Standing in line to see the show tonight and there's a light on... Heavy glow.

Le luci si sono accese molto presto ieri per i tanti fan accorsi da ogni dove al Pala Alpitour di Torino, appostati in coda al freddo e al gelo di un autunno un po' troppo invernale. Ore e ore "standing in the line to see the show tonight", per accaparrarsi le prime file del pit, ma ne vale la pena: d'altronde stiamo parlando dei Red Hot Chili Peppers.


E' uno di quei concerti must nella propria collezione, uno di quelli che non si vedono spesso, che si aspettano da tempo (o perchè si è troppo giovani per averli visti prima o perchè si è degli aficionados e 4 anni sembrano tanti), uno di quelli verso i quali ci si creano delle aspettative. E comunque uno di quelli che provocano emozioni forti, su questo non ci piove.

Già, perchè se da un lato la recente svolta della band -iniziata con la dipartita di John Frusciante e continuata fino all'uscita di "The Gateway"- ha fatto storcere il naso a qualcuno, dall'altro lato è stata apprezzata da altri. Questo non ha avuto altro effetto se non quello di far crescere il pubblico della band californiana: c'è chi va a vederli per passione ed affezione, c'è chi va a vederli perchè li ha appena scoperti.

 

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Innumerevoli teste - testimoni di un sold out comunicato qualche ora dopo l'annuncio della data- armate di maglia, cappellini, fasce, polsini, sciarpe raffiguranti il rinomato asterisco rosso iniziano a conquistare in massa il palazzetto già allo scoccare del momento apertura porte, per poi aumentarne progressivamente la densità. Il popolo dei Red Hot Chili Peppers è vario e variegato, e non nasconde le proprie emozioni: l'aria che si respira è intrisa di eccitazione, di entusiasmo, un'atmosfera calda e piena di vibrazioni d'attesa.

Le file frontali del pit si saldano, e sui lati i presenti iniziano a posizionarsi nei propri posti di battaglia, accompagnati in sottofondo dal pop-new wave dei La Femme, band francese a cui è affidato l'arduo compito di intrattenere i frementi che invocano a grand voce la band californiana. Il gruppo d'Oltralpe coinvolge con il suo groove, richiamando l'attenzione e la curiosità dei presenti che si lasciano coinvolgere con piacere per circa una quarantina di minuti di esibizione.

Alle 21.15, puntuali come un orologio svizzero, le luci si abbassano, si alzano dal fondo i boati: fanno il loro ingresso in scena i Red Hot Chili Peppers. Il primo a palesarsi è Chad Smith, che subito prende il suo posto alla batteria, seguito da Flea e Josh Klinghoffer. Impugnate bacchette, imbracciate basso e chitarra, i tre musicisti salutano il pubblico con una jam introduttiva, tappeto rosso per la comparsa pochi secondi dopo del frontman Anthony Kiedis, che arriva sul palco con le sue tradizionali movenze. Il tutto si trasforma nella prima canzone in scaletta, l'evergreen "Can't Stop", giusto per iniziare a far ballare il pubblico.

Non si ha neanche il tempo di fermarsi che subito si passa ad un altro grande successo tratto da "Stadium Arcadium", "Dani California". Rispetto alla loro ultima volta in Italia (quattro anni fa), il gruppo ci mette davvero molto poco ad attestare come l'equilibrio e l'armonia dei tre membri storici con il novellino (si fa per dire) Klinghoffer sia stata finalmente raggiunta, e lo rimarca nella pratica con l'esecuzione di "Dark Necessities": una divisione dei ruoli accurata che si erge in una resa live impeccabile.

Klinghoffer ormai dimostra al pubblico di non essere più una "sostituzione", ma una personalità consapevole all'interno del gruppo, che crea e che sa come farsi notare. E qui emergono due scuole di pensiero: alcuni fan -principalmente di vecchia data- rimproverano al chitarrista una "personalizzazione eccessiva" dei vecchi brani (privati degli assoli che ci si aspetterebbe di sentire e riarrangiati diversamente), altri invece apprezzano o hanno imparato ad apprezzare i suoi tocchi più lunghi, più morbidi e le sue spaccate snodate che ne creano il personaggio sul palco. A voi la scelta dello schieramento.

 

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La scaletta segue molto -o anche troppo- velocemente, tra brani e jam, ideate di proposito per dare il tempo al non proprio giovanissimo e non proprio in piena forma Kiedis di riprendere fiato. Chi non molla per un attimo sono invece Flea e Chad, sempre sul pezzo e in piena forma. Flea scherza con il pubblico, e lo fa divertire; Chad lo coinvolge con il suo ritmo.

Brani più calmi come "Hard To Concentrate" si alternano a bombe di potenza come "Nobody Weird Like Me", "Tell Me Baby" e la celeberrima "Californication", che fa cantare tutto il palazzetto. Lo spazio per i nuovi brani, in cui si sentono cantare maggiormente i più giovani, è giusto e misurato. La band trova anche posto per due perle "Power Of Equality" e la delicatissima "I Could Have Lied" prima di inscenare la fine del concerto con "By The Way".

Dopo pochissimi secondi di luci spente, riappare sul palco Chad che , sedutosi al suo trono, indirizza tutte le orecchie dei presenti sui suoi ritmi incalzanti e i suoi battiti potenti. Spunta poi Flea, che ritorna alla sua postazione camminando sulle proprie mani a testa in giù, seguito da Klinghoffer che subito prende in mano la chitarra. Rientra anche Kiedis che, dopo una brevissima jam batteria-chitarra, inizia ad intonare le note di "Goodbye Angels" seguita poi dall'immancabile e potente "Give It Away", cantata in coro, a cui spetta l'arduo compito di mettere il punto conclusivo alla parentesi di questo tour europeo nel nostro paese.

Ad uno ad uno i Peperoncini scompaiono dalla scena, l'unico a rimanere sul palco è Chad Smith, lì da solo come il bambino più piccolo della recita che, alla fine, dimentica di andare dietro le quinte: impossessatosi del microfono spende qualche parola al pubblico per ringraziarlo del calore e della presenza, lanciando -come la tradizione vuole- le sue bacchette.

Si abbassa il sipario, si chiudono le porte, si va tutti a casa. Forse un po' troppo presto, forse con qualche dubbio sulla scaletta, ma comunque contenti di aver visto un concerto dei Red Hot Chili Peppers. By The Way...


Setlist

Intro Jam
Can't Stop
Dani California
Scar Tissue
Dark Necessities
Hard to Concentrate
Nobody Weird Like Me
Sick Love
Tell Me Baby
Go Robot
Californication
What is soul? (Funkadelic)
Detroit
Power of Equality
I Could Have Lied
By The Way

Encore


Chad e Josh Jam
Goodbye Angels
Give It Away




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