Mayhem + Gaahl's Wyrd + Gost
12/11/19 - Magazzini Generali, Milano


Articolo a cura di Icilio Bellanima

Lo abbiamo ribadito più volte nella recensione del loro ultimo lavoro, Daemon: i Mayhem non hanno mai avuto problemi a piegare il metal estremo alla loro visione, al punto da potersi permettere di portare in tour con sé un act peculiare come il nuovo progetto di Gaahl, ex-frontman dei Gorgoroth, su simili coordinate stilistiche ma anch'esso meno canonico, e persino un opener che pesca a piene mani dalla synthwave, per quanto distorta, grezza e potente e dall'immaginario più tipicamente metal. Spetta infatti ai Gost inaugurare una serata in quel dei Magazzini Generali di Milano che si prospetta memorabile per gli amanti del black metal, ma il set del duo statunitense, al netto di una piccola porzione di pubblico già a suo agio con il suo curioso mix, lascia un po' perplessa una platea assetata di un assalto sonoro di ben altro impatto. La prima mezz'ora scorre così abbastanza in sordina, tra la proposta electro non del tutto digerita dai presenti e il locale che non riesce ancora a riempirsi del tutto (complice una fila interminabile e tempi di attesa abbastanza lunghi per chi doveva ancora acquistare il biglietto).

 

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Ci pensa però il buon Gaahl a ricordare ai presenti di essere a un concerto black metal, un po' con il solito campionario di face-painting, corna e i suoi movimenti lenti e marziali, ma anche con una scaletta sorprendentemente nostalgica, in cui ad alcuni dei pezzi più interessanti e veloci del debut album del suo nuovo progetto (Ghosts Invited, Carving the Voices, Through and Past and Past, pezzi in cui fa maggiormente sfoggio del cantato in pulito), vengono alternate canzoni pescate da altri progetti a cui il carismatico cantante ha partecipato nel corso degli anni, una sorta di excursus della sua carriera che, tolto il narcisismo intrinseco dell'operazione (mai nascosto dal nostro), risulta assolutamente imprevisto e graditissimo dal pubblico, tra brani di Trelldom, God Seed, e ovviamente Gorgoroth, con tanto di chiusura affidata a Exit /Through Carved Stones. Solo suoni non proprio stellari, stessa problematica che affliggerà successivamente gli headliner, rovinano in minima parte un'esibizione eccellente tanto nella perizia tecnica quanto nella scaletta proposta. Promozione a voti quasi pieni per i Gaahl's Wyrd, anche live, nonostante la scelta di rinunciare ai brani più lenti e atmosferici in favore di un assalto molto più diretto.

 

Ma in apertura ai leggendari Mayhem una scelta del genere appare sensata, se non dovuta. Difficile però riuscire a fare meglio di loro. Non servono presentazioni per i padri fondatori del black metal, che continuano imperterriti, nonostante gli oltre 30 anni di attività, a sorprendere il loro pubblico. Dopo il tour di celebrazione dell'imprescindibile De Mysteriis Dom Sathanas, il quintetto norvegese tira fuori dal cilindro una scaletta semplicemente pazzesca, atipica, che tocca pressoché ogni tassello della discussa e tumultuosa discografia. Ad aprire le danze c'è Falsified and Hated, uno dei brani di Daemon utilizzati per promuovere l'uscita dell'album, ma già dal secondo brano si nota un'anomalia: To Daimonion, un salto indietro fino a Gran Declaration of War. Poi My Death da Chimera, altri due brani da Daemon e un flipper continuo tra il loro ultimo lavoro e quel discusso opus del 2000, uno dei tanti criticati all'uscita ma rivalutati dall'ortodossa fanbase, seppur a fasi alterne.

 

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I suoni non rendono giustizia in alcuni momenti, e brani più veloci e aggressivi vengono in parte penalizzati, ma tra il drumming furente di Hellhammer, il riffing sinistro di Teloch e l'impareggiabile presenza scenica di uno dei cantanti più incredibili della storia del metal estremo, un Attila Csihar in tenuta da sacerdote non-morto appena sbucato fuori da una bara, lo show offerto dai Mayhem è semplicemente indescrivibile. Una volta entrati nel vivo del set si spengono le luci, la band scende dal palco, regna sovrana l'incertezza, accompagnata da una sinistra intro: la scenografia a tema Daemon sparisce di colpo, lasciando il posto all'iconica cattedrale di Nidaros, immortalata proprio nella copertina di quel leggendario De Mysteriis, e i 5 paladini del black metal annunciano la loro risalita dagli inferi con indosso le stesse nere tuniche del tour celebrativo, e con il riff black metal per antonomasia, il gelido arpeggio di Freezing Moon. Una parentesi accolta dalle urla di giubilo dei fan, protratta per altri 3 brani (Pagan Fears, Life Eternal e Buried by Time and Dust), conclusa, di nuovo, con un'altra pausa. Le luci rosse sovrastate dal fumo lasciano intendere qualcosa, così come il nuovo cambio di scenografia: vecchio design del logo, copertina rosso... Deathcrush. E non ci avesse pensato l'iconica marcia di Silvester Anfang a fugare ogni dubbio, bastano le prime, grezze note della titletrack a far capire l'antifona ai presenti, con un ritorno alle origini ancor più remoto, brutale, inaspettato. Persino Attila, pur sfoggiando il suo campionario di croci e teschi, abbandona le vesti demoniache per una ben più consona t-shirt dei Sodom, in una chiusa veloce, serrata, cruda, affidata a brani dell'epoca pre-De Mysteriis come Carnage, Chainsaw Gutsfuck, e Pure Fucking Armageddon che chiude le danze di una serata memorabile.

 

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Se Daemon ha dimostrato che i Mayhem hanno ancora ragione di esistere nel 2019, il loro passaggio in terra italica ha fugato ogni dubbio sulla loro capacità di dominare anche la dimensione live, poco ma sicuro.




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