Mark Lanegan Band - Gargoyle Tour 2017
11/07/17 - Parco Rosati, Roma


Articolo a cura di Salvatore Dragone
Si può essere entusiasti di uno spettacolo tutto sommato scolastico e senza particolari picchi emotivi? E' quello che è successo ieri sera a Roma per l'ultima delle tre date italiane di Mark Lanegan, dopo le tappe a Sesto Al Reghena e Gardone Riviera. Il passaggio nello stivale dell'ex cantante di Screaming Trees e Queens of The Stone Age si è chiuso con un sold out a Parco Rosati, location inaspettatamente disposta con la platea a sedere nonostante si parli di un concerto rock. 
 
Poco importa, perché ai fini dello spettacolo la nuova sede dall'effetto avvolgente, strutturata come un anfiteatro, ha potuto esaltare il contatto intimo tra pubblico e artista, creando una sorta di atmosfera magica già prima che la band mettesse piede sul palco. A fare il resto ci ha pensato l'inimitabile voce di Lanegan, unica nel suo genere per timbrica e carica di pathos. Lo show inizia poco prima delle 22 sulle note di "Death's Head Tattoo", dall'ultimo album "Gargoyle" che, come prevedibile, ritorna in più occasioni in scaletta. L'impatto è dei migliori, tutti gli strumenti riescono a distinguersi e al contempo creare una pasta sonora omogenea riuscendo a dare maggiore incisività ai brani rispetto alla loro versione studio, soprattutto quelli più recenti dove la matrice blues/stoner si "sporca" con new wave ed elettronica. E' in questo quadro perfetto che va ad incastonarsi l'ugola cavernosa di uno dei sopravvissuti di quella Seattle, qui ad incantare in tutta la sua profondità e ricchezza armonica.
 
marklanegan 
 
Uno dietro l'altro i pezzi scivolano via in una sorta di religioso silenzio dove tutti gli sguardi sono rivolti alla figura magnetica del cantante americano, aggrappato ad asta e microfono nella sua posa statuaria. Non una parola, se non limitata a qualche grazie, scappa fuori dalla sua bocca, concedendosi una sola eccezione quando è il momento di presentare al pubblico i suoi fedelissimi in tour. Da qui la sensazione di spettacolo "scolastico" nella domanda quasi provocatoria nell'incipit di questo report: senza sminuire per questo la performance pressoché impeccabile, la band ha creato di fatto una sorta di distacco e freddezza nel passare da un pezzo all'altro tanto da mantenere tra i fan una compostezza quasi irreale, quando magari su una "Hit The City" o "Methamphetamine Blues" ci si sarebbe aspettato un abbandono generale delle sedute.
 

"See you very soon" conclude Lanegan, rivolgendosi per l'ultima volta al pubblico dopo aver chiuso il set con la cover dei Joy Division "Love Will Tear Us Apart". Poi dritto di corsa verso il backstage, salvo poi presentarsi qualche minuto più tardi al banco del merchandise per autografi e foto con tutti.

 

Ebbene, quali sensazioni rimangono una volta finito tutto? Sembrerà un paradosso ma quelle di essersi divertiti e di aver assistito ad un concerto bello, dove la forma è passata in secondo piano. Dopotutto, con una voce genere, Mark Lanegan può permettersi anche questo.

 
 
Setlist
 

Death's Head Tattoo
The Gravedigger's Song
Riot in My House
No Bells on Sunday
Hit the City
Nocturne
Emperor
Goodbye to Beauty
Beehive
Ode to Sad Disco
Harborview Hospital
Deepest Shade (The Twilight Singers cover)
Harvest Home
Floor of the Ocean
Torn Red Heart
One Hundred Days
Head
The Killing Season
Love Will Tear Us Apart (Joy Division cover)

 



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