Il ritorno a Roma coincide con la pubblicazione di "Singing To Strangers", full-length uscito meno di due mesi fa e che risulta essere già tra gli album più venduti in Inghilterra, mercato tutt'altro che facile. Il compito di aprire lo show, in qualità di special guest dell'intera tournée italiana, è stato affidato alla cantautrice italo-nigeriana Afra Kane, il cui stile, frutto di una interessante fusione di musica classica, soul e jazz, ispirato ad autori come Al Green, Gladys Knight, Aretha Franklin e Otis Redding, ha scaldato a dovere la platea che man mano andava prendendo posto in sala.
Dopo un breve cambio di palco fa il suo ingresso l'headliner della serata, palesemente emozionato nel trovarsi di fronte a una platea di "compaesani". Apre il set "Candlelight", primo estratto dal nuovo album. Atmosfere vintage, tipiche della melodia italiana anni '60, e rimandi alla celebre colonna sonora del film "Il Padrino", fanno si che il brano, di facile memorizzazione, venga accolto e acclamato a gran voce. Seguono "Love Is On The Line" e "Dying For Your Love", brani di fresca pubblicazione che mettono subito in chiaro l'intenzione di Savoretti: proporre per intero al pubblico italiano il nuovo lavoro. I fan sembrano gradire le nuove composizioni ed ecco che vengono suonate anche "Better Off Without Me" e "What More Can I Do". Prima parte della setlist totalmente dedicata al nuovo album, quindi.
Nel suo italiano perfetto e per niente claudicante, Mr Savoretti spiega la scelta di registrare "Singing To Strangers" a Roma: "questa città mi rievoca numerosi ricordi e grazie alla musica che ascoltavo da piccolo con mio padre ho potuto dedicarmi a questa professione. Devo molto all'Italia, alla sua musica anni '60 e '70, e a Roma". Vengono eseguite "Ancora Tu", cover di Lucio Battisti, l'applauditissima ballata "Soldier's Eyes", e due tra le sue hit più famose: "Catapult" e "Home", quest'ultima cantata a gran voce dai presenti in sala (non molti, purtroppo). La sua voce ruvida, malinconica e ricca di atmosfere, strappa applausi a ogni fraseggio. Il sound proposto dall'artista anglo-italiano è carico di contaminazioni, narrante vari tipi di amore, gli stessi incontrati nella sua vita di giramondo con la chitarra sulle spalle, quasi fosse uscito da un libro di Jack Kerouac. Si torna a respirare aria nuova ed ecco che trovano spazio in scaletta anche "Singing To Strangers", "Youth And Love" e "Greatest Mistake" il cui incipit o è un tributo a "Profondo Rosso" dei Goblin oppure... è un tributo a "Profondo Rosso" dei Goblin.
A questo punto del concerto, ormai tendente alla fine, ci si trova inevitabilmente a riflettere sulla setlist dello show, pesantemente sbilanciata in favore dei nuovi pezzi (come è giusto che sia, d'altronde, essendo un tour con promozionale a essi) che, però, pur lasciandosi ascoltare con piacere, non convincono del tutto. In sede live è particolarmente evidente la differenza di personalità tra le canzoni più datate e queste ultime, le quali, spiace dirlo, in alcune fasi risultano essere impersonali e scritte appositamente per lanciare l'artista alla conquista di un mercato più ampio. Impressione condivisa dai più che, però, non incide minimamente sulla qualità di un'esibizione di spessore, carica di suggestioni, di atmosfere, di amore e passione per la musica e per la vita. La stessa che Jack mette in ognuno dei suoi brani. Concerto emozionante, non c'è che dire.