G3 - Joe Satriani, John Petrucci, Uli Jon Roth 2018
02/04/18 - Auditorium Parco della Musica, Roma


Articolo a cura di Simone Zangarelli

Mentre la Pasqua è il giorno sacro per ogni cristiano, la Pasquetta di quest'anno segna l'evento più importante per i chitarristi romani e non solo. Infatti c'è chi decide di festeggiare con la famiglia, chi con una gita fuori porta e chi, come il pubblico dell'Auditorium Parco della Musica dello scorso 2 aprile, al concerto dei G3, i tre giganti della chitarra che si alternano sullo stesso palco a colpi di assoli per quasi 4 ore. Ben tre le date consecutive nel Bel Paese per la formazione composta da Uli Jon Roth, ex membro degli Scorpions durante gli anni '70, John Petrucci dei Dream Theater, e l'immancabile Joe Satriani, che fondò il progetto G3 nel 1995 con l'intento di riunire "i migliori chitarristi del mondo". La sala Santa Cecilia si presenta non affollatissima, complici le festività, ma piena di ragazze e ragazzi impazienti di vedere esibirsi i loro idoli.

 

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Sono appena scoccate le 19.30 quando si spengono le luci e Uli Jon Roth apre il concerto con un introduzione strumentale in cui mette in chiaro il proprio carattere stilistico, molto diverso da quello dei due colleghi. Ciò che presenta il chitarrista tedesco è un metal old school con sfumature rock-blues, accompagnato da un tocco deciso e sensibile. Sostenuto da musicisti talentuosissimi, band composta da basso, batteria e due chitarre, Roth saluta Roma con una rivisitazione di "Sun In My Hand" degli Scorpions, per poi passare a "We'll Burn The Sky", scritta per il fratello morto lo scorso febbraio. Chiude con l'emozionante "The Sails Of Charon" che infiamma a dovere il pubblico dell'Auditorium.

 

Dopo un veloce cambio palco, alle 20.30 è il momento di John Petrucci, un vero gigante delle 6 corde dalla tecnica sopraffina, veloce e preciso, esegue l'introduzione e i primi due brani della scaletta con energia. Una formazione molto più sobria per lui, accompagnato dall'ottimo bassista Dave LaRue e dall'amico e collega nei Dream Theater, Mike Mangini, alla batteria. I tre costruiscono un assetto progressive metal moderno, dalla portata gigantesca in "The Happy Song", nuovo pezzo scritto da Petrucci che mette in mostra le sue doti chitarristiche a tutto tondo. Di fondamentale importanza anche l'intervento in tempo reale dei tecnici del suono per calibrare alla perfezione i volumi e gli effetti nei vari momenti dell'esibizione. Chiude il proprio turno con "Glasgow Kiss", estratta dal primo disco solista "Suspended Animation". Sembra quasi impossibile che ci sia una sola chitarra sul palco a suonare accompagnamento, assoli e i riff dalle sonorità folk scozzesi che fanno scuotere la testa all'intera platea, ma Petrucci può questo ed altro.

 

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Siamo all'ultimo cambio palco e alle 21.35 tocca a Joe Satriani, un concentrato di grinta e cuore che manda in visibilio il pubblico. Il suono distorto al punto giusto ed esplosivo introduce "Energy", brano tratto dal nuovo album "What Happens Next", uscito lo scorso gennaio. Si passa al cavallo di battaglia "Satch Boogie", acclamato da un boato del pubblico al suono delle prime note, dove il metal lascia spazio all'hard rock. Il suono ricco e uno scatenato Satriani sul palco conducono alla traccia successiva "Cherry Blossoms", anch'essa estratta dal nuovo album, che rivela l'eccellenza dei musicisti di supporto: tastiere e chitarre si fondono perfettamente in una progressione armonica di stampo fusion a richiamare le melodie orientali. Con "Super Funky Badass" anche il funk trova spazio in un concerto in cui la chitarra la fà da padrona indiscussa, mentre la celebre "Always With Me, Always With You" trasporta in pubblico in una hyper-ballad dal sound sublime. Infine Satriani conclude l'esibizione sulle note di "Summer Song", per giungere al momento più atteso dal pubblico: la "G3 Jam", dove i tre mostri sacri suonano insieme cover di classici del rock. È il momento in cui i chitarristi dialogano con gli strumenti per rispondersi a colpi di assolo all'interno di una cornice fatta di sfoggio tecnico e virtuosismo.

 

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Si inizia con "Highway Star" dei Deep Purple e i tre si mostrano in perfetta sintonia. Durante la sezione d'improvvisazione, Roth fatica a strabiliare il pubblico, per poi recuperare al secondo giro, mentre più a loro agio si trovano Petrucci e Satriani. In "All Along The Watchtower" del re delle sei corde, Jimi Hendrix, il tridente chitarristico sfodera tutte le tecniche più complesse: dal tapping al legato, alla plettrata alternata, e poi ritmiche dalla velocità sovraumana per Petrucci in uno dei momenti più elettrizzanti di tutto il concerto. Si conclude alle 23.15 sulle note di "Immigrant Song" dei Led Zeppelin con un ultimo, spettacolare colpo di scena chitarristico in cui Petrucci suona la sigla del film "Il Padrino".

 

Uno show di altissimo livello, quello che hanno portato a Roma i G3, celebrando la chitarra elettrica in ogni sua espressione, alternando molti generi e soprattutto con energia da vendere. Grazie ad una consolidata presenza scenica, le tre leggende non sono solo impressionanti da ascoltare, ma anche divertenti da guardare per il loro modo di suonare, la formula perfetta per rendendere l'appuntamento con i G3 un evento che ogni amante delle sei corde non può lasciarsi sfuggire.

 

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Setlist:

ULI JOHN ROTH

Sun in My Hand
We'll Burn the Sky
Fly to the Rainbow
The Sails of Charon

 

JOHN PETRUCCI

Wrath of the Amazons
Jaws of Life
The Happy Song
Damage Control
Glassy-Eyed Zombies
Glasgow Kiss

 

JOE SATRIANI

Energy
Catbot
Satch Boogie
Cherry Blossoms
Thunder High on the Mountain
Super Funky Badass
Cataclysmic
Circles
Always With Me, Always With You
Summer Song

 

ENSEMBLE

Highway Star
All Along the Watchtower
Immigrant Song

 




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