Fosch Fest 2016 Open Air Metal Fest
26/07/16 - Area Festival, Bagnatica (BG)


Articolo a cura di SpazioRock
Articolo a cura di Cristina Cannata e Giulia Franceschini 


Tutto è pronto per il Metal Fest italiano più atteso dell'estate: spillatrici in funzione, amplificatori accesi, campeggio già gremito e in festa dal pomeriggio tra cornamuse e chitarre. Anche questa edizione del Fosch Fest può ufficialmente avere inizio. Se storicamente il Fosch nasce come un "Medieval Folk Metal Festival", le ultime edizioni hanno visto un ampliamento dei generi scelti per costruire il bill, che nell'edizione 2016 propone anche ottimo thrash: Anthrax, Destruction, Sacred Reich, tra le 25 band della line up. Rimane comunque spazio per il folk, anche se, purtroppo, in misura minore: tornano quest'anno dopo quattro anni, per la gioia degli affezionati al festival, i Folkstone, mentre la chiusura dei tre giorni di metal è affidata ai Korpiklaani. Inoltre, tra le novità di quest'anno, l'allestimento di un secondo palco (Underground stage) un apprezzabile tentativo di riorganizzazione del campeggio quasi riuscita, la Fosch Pay e dell'eccezionale birra. 

Day 1 - 22 luglio 2016 

Viene affidato ai Rise of Tyrants il compito di inaugurare la nuova edizione del Fosch Fest e di accogliere le prime teste che iniziano a popolare il piazzale. Il sound graffiante e distruttivo dei ROT investe il pubblico presente sotto al palco, che viene lasciato poco dopo ai A Tear Beyond che, oltre a coinvolgere con la loro musica, intrattengono con spettacoli con il fuoco. Si passa poi agli Ancient Bards, che portano sul palco il loro tipico sound epico e melodico. In breve tempo riescono a intercettare e trattenere l'attenzione dei presenti, anche grazie alla voce tecnicamente impeccabile, limpida e allo stesso tempo potente della vocalist Sara, richiamando le sonorità del symphonic metal.

Si giunge così ai primi headliner del Fosch Fest 2016, che fanno il loro grande ritorno dopo quattro anni di assenza dal festival che loro stessi avevano contribuito attivamente a generare. I Folkstone, che qui di certo non hanno bisogno di presentazioni, salgono sul loro palco con un boato dei fan che hanno ormai riempito l'area concerti. L'emozione della band è tangibile e viene istantaneamente incanalata in pura energia sul palco. Lo show rientra, dal punto di vista tecnico, nei canonici alti standard della band, con il più della fortissima tensione emotiva e la particolarità di quella data. Risultato: un ottimo show, una scaletta con brani tratti dai lavori più recenti, ma impreziosita da gioielli come "Vortici Scuri". La conclusione, introdotta da una sentita "Rocce Nere", viene lasciata al devastante trittico di “Prua Contro il Nulla”, “Simone Pianett” e l'immancabile "Con Passo Pesante". 
Merito dell'infallibile combo Fosch Fest e Folkstone, il primo giorno si chiude con un pubblico felice e appagato. 

Day 2 - 23 luglio 2016 

Il sabato del Fosch si apre non proprio nel migliore dei modi con un temporale- tempesta forse atteso, ma certamente poco sperato, in previsione dei disagi possibili. E infatti i disagi ci sono realmente stati: tende allagate e il palco danneggiato nel suo impianto tecnico che costringe gli organizzatori a cancellare le prime band previste nel running order della giornata, in particolare quelle che avrebbero dovuto inaugurare la novità dell'Underground stage, il piccolo palco posizionato a lato del main stage che avrebbe dovuto ospitare le nascenti e promettenti band nostrane. La situazione non è delle migliori, ma non è comunque abbastanza per scoraggiare il popolo del Fosch che risponde ai tuoni e ai lampi con una potente suonata di corno, in vista di quella che è stata una delle giornate più attese per via dell'esclusiva lineup. A popolare il palcoscenico infatti ci sono Fleshgod Apocalypse, Destruction, Sacred Reich e Anthrax. Sono proprio i Fleshgod Apocalypse a salire sul palco per primi. Forti del loro tecnicismo, della loro particolare proposta e della loro precisione, tengono in pugno il pubblico presente nel piazzale ormai inondato dal sole. Non pochi i problemi tecnici per la band: reo forse un sound check non proprio preciso, i suoni provenienti dai diversi strumenti e le voci non risultano armoniche; si avvertono poco le chitarre, il basso e il pianoforte, che si lasciano sopraffare dalle voci e dalla batteria, per un risultato non eccellente. Come se non bastasse, un problema tecnico ammutolisce la band che tornerà a suonare per un solo unico ultimo pezzo. Con un leggero disappunto che si avverte sulle facce dei presenti, si passa ai Destruction

E fu così che si entrò nel vivo del thrash metal day del Fosch Fest. Il mastodontico, paonazzo e cattivissimo Schmier fa il suo ingresso sul palco, seguito da suoi due compagni di band. La folla accoglie i Destruction con entusiaste e potenti urla che introducono il primo pezzo in scaletta -primo pezzo dell'ultimo disco Under Attack-, interrotto dopo pochissimi secondi a causa ancora di problemi tecnici legati alla brutta tempesta del mattino. Scompare dal palco la band, riapparendo immediatamente sotto lo stesso a consegnare birre ghiacciate alla folla, scatenando la sua riconoscenza che si esprime attraverso urla e applausi- e giusto un paio di bestemmie. Si ritorna quindi sul palco immediatamente: lo show inizia davvero, a sto giro. Peccato che il brano precedentemente accennato non verrà più ripreso: la decisione è quella di lasciare spazio ad una scaletta fatta di pezzi che hanno fatto la storia della band. La voce graffiante di Schmier invade tutta la piazzola, accompagnata dalla velocissima e pesantissima chitarra di Mike e da una batteria che picchia con violenza scandendo il ritmo di un pogo altrettanto violento. Ancora una volta quel che si avverte è la precisione e tutta la potenza di un power trio ben costruito e perfettamente in armonia, che riesce a raggiungere livelli di esecuzione che fanno nascere la domanda "Ma davvero son solamente tre?". Tutto molto bello se non fosse che l'impianto salta per la seconda volta, tra commenti non proprio d'apprezzamento e giusto qualche santo tirato giù dal cielo. Il pronto intervento dei tecnici ristabilisce la situazione, anche se questa volta i volumi vengono tenuti leggermente più bassi. Il caldo e l'afa si fanno sentire, e anche qui i Destruction risolvono la situazione: degli idranti innaffiano le teste presenti, ottenendo una profonda riconoscenza dalle stesse. La scaletta dei pezzi storici della band tedesca scorre veloce fino al punto in cui uno Schmier non proprio contento e felice annuncia una riduzione del tempo a disposizione. E' il momento dell'encore, fatta scegliere dalla band al pubblico, che risponde a gran voce: "Thrash  till death" e "Bestial Invation". 

Scompare dalla scena la band tedesca, per far spazio ai tanto attesi Sacred Reich. La band che ha contribuito a fare la storia del thrash metal, arriva in Italia per la prima volta in assoluto. Evento unico, raro e imperdibile per gli amanti del genere. Il pubblico entusiasta gode della presenza scenica e del sound imponente - non sempre impeccabile- della band americana, che ha fatto venire i lucciconi agli occhi agli storici ammiratori e fatto divertire gli altri, portando il pubblico a sperare in qualche nuovo progetto o tour, che magari sta volta coinvolga anche il nostro paese. Grazie Tante e avanti un altro.

E' il turno degli At The Gates. Più fortunati delle band precedenti, godono di un impianto e di suoni ora più accettabili per quasi l'intera durata dello show. La band propone principalmente brani tratti dal più recente “At War With Reality”, ai quali si alternano, gradualmente, brani del passato, come “Terminal Spirit Disease” e pezzi di “Slaughter The Soul”. Il pubblico sembra davvero apprezzare la scelta, nonostante l'interazione con la band sia al minimo, con una band completamente immersa e concentrata sull'esibizione, con ottimi risultati. 

Si giunge alla grandiosa chiusura del Day2 con gli Anthrax. La band sale sul palco al top della forma, piena di energia, e tutti i ragazzi sottopalco sembrano finalmente risollevarsi dopo una giornata sfortunata, che sta invece volgendo al termine nel migliore dei modi. La risposta del popolo del Fosch è un pogo carico e devastante già a partire dai brani iniziali: “You Gotta Believe”, “Monster At The End”, “Caught In a Mosh” danno il via all'incredibile show degli idoli statunitensi della scena thrash. Il palco accoglie degli Anthrax davvero entusiasti: Johnatan è incontenibile e occupa praticamente l'intero palco muovendosi senza sosta. Lo show scorre inesorabilmente verso la conclusione, passando da pezzi come “In The End” o “Antisocial”. La band scompare per un momento prima di salutare il Fosch con due encore: “Brething Lightning” e “Indians”. L'incredibile spettacolo degli Anthrax è definitivamente al termine, chiudendo nel migliore dei modi la seconda faticosa, ma emozionante giornata del Fosch. Vivi complimenti all’organizzazione che ha corso a destra e a manca tutto il giorno per garantire una buona riuscita della giornata nonostante le condizioni avverse. 

Day 3 – 24 luglio 

Ed eccoci giunti al terzo ed ultimo giorno del FoschFest 2016. Peccato, ci stavamo divertendo sul serio. Ad accoglierci nella piazzola non c'è più un leggero freschetto post pioggia, ma un asfalto bollente che irradia calore e un'afa che fa boccheggiare i presenti. Ma va benissimo così. Al contrario del giorno precedente, la situazione risulta abbastanza tranquilla e tutto sembra andare per il verso giusto. Sarà una giornata particolarmente intensa di musica, grazie finalmente all'inaugurazione dell'Underground Stage, rimasto vuoto ieri per cause di forza maggiore, che vede avvicendarsi progressivamente Beriedir, Evendim, Norhod, Atlas Pain, Nightland e Kanseil a tenere alti i volumi durante i cambi palco sul Mainstage. 

Il compito di aprire le danze nel primissimo pomeriggio spetta agli Ulvedharr. La band di Clusone, la cui esibizione era prevista per il giorno precedente ma cancellata per via dei problemi tecnici, e poi richiamata a sostituire gli Embryo non pervenuti, scalda l'aria già abbastanza bollente con un death metal convinto e pesante, molto viking, che fa smuovere i presenti -abbastanza eroici- a schiantarsi nel pogo con particolare veemenza. Un pogo che non accenna a fermarsi, complici gli Atavicus, seconda band della giornata sul Mainstage, che arrivano sul palco con una mise invidiabile con tanto di armatura e viso dipinto di un rosso acceso. Onore al merito: la band abbruzzese risulta essere una piacevole scoperta per tanti, che incuriositi da queste sonorità tra il symphonic e il black metal più convinto, si appropinquano verso il palco a godersi il concerto. 
E' già pomeriggio inoltrato e il palco viene ceduto agli spagnoli Drakum. La band di Barcellona porta on stage oltre a chitarra, basso e batteria anche tastiera, flauto, cornamusa e violino elettrico, introducendo qualcosa di particolarmente gradito dal popolo del Fosch Fest, ossia un folk metal mischiato a tendenze death. 

Qui non si molla neanche per scherzo!   
E dalla Spagna passiamo all'Islanda con gli Skálmöld che portano nell'aria un sound più maturo, più possente, tecnicamente esperto, con il loro viking-folk metal cantato esclusivamente in islandese. La band mostra sin dalle prime note la capacità di saper coinvolgere il pubblico -anche chi non li conosceva già- pezzo dopo pezzo, non tanto con la loro presenza scenica, quanto con la loro bravura nell'esecuzione, fino alla loro “Kvaðning”, uno dei loro pezzi più famosi facente parte del loro album di esordio. 

E' giunto il momento di fare spazio agli ultimi due grandi nomi del grandioso bill del Fosch Fest 2016. I primi a salire sul palco sono i maestosi Enslaved, introdotti dall'audio dei primi minuti del celebre film "Arancia Meccanica". La band di Bergen appare immediatamente in tutta la sua imponenza, scatenando l'entusiasmo di una piazzola ormai abbastanza popolata, ma che comunque continua a crescere in numero. La band propone una setlist che ogni vero fan vorrebbe sentire, una di quelle che non si dimenticano facilmente e che permettono alla performance di essere immediatamente annoverata nella categoria "i concerti con la scaletta perfetta". Si tratta di una setlist che ripercorre in pillole l'intera carriera dei norvegesi -non a caso questa data in Italia rientra nel tour promosso per festeggiare i 25 anni di onorata carriera. Anche qui i pezzi scorrono via velocemente, attestando l'assoluta maestria della band norvegese nell'alternare la furia del viking con l'eleganza del prog, in uno show che non consente allo spettatore alcuna distrazione. Con "Allfáðr Oðinn" la band saluta il pubblico e si congeda per lasciare spazio agli ultimi headliner. 

La chiusura di questa settima edizione di uno dei festival metal più importanti in Italia spetta ai tanto attesi Korpiklaani. Il pubblico è già caldo abbastanza per affrontare, finalmente, più di un'ora e mezza di folk metal. È con i Korpiklaani che il Fosch riacquista la sua vera essenza, e il pubblico è infatti appagato e partecipe. L'esibizione dei finnici è sorprendentemente sobria e accurata. Il pubblico si diverte ed è ostinato a godersi il concerto fino all’ultima nota. La setlist ripercorre l'intera discografia della band, e il finale alticcio, dopo averle fatte desiderare, è delle popolarissime “Vodka” e “Beer Beer”. Il pubblico si dimostra davvero accogliente, e risponde con un pogo danzereccio e onesto. L'insieme di esibizione e pubblico rende il set dei Korpiklaani un perfetto headliner del Day 3 e momento di chiusura del festival.
Il Fosch 2016 non poteva chiudersi se non con del buon sano e godereccio folk metal.

Grazie mille e al prossimo anno! 



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