Eric Martin of Mr. Big - Acoustic Show
23/09/18 - Slaughter Club, Paderno Dugnano (MI)


Articolo a cura di Marilena Ferranti

"Tutti I bambini crescono... meno uno" (cit. "Peter Pan" James Matthew Barrie, ndr.). Potremmo riassumere così l'energia, la spensieratezza o semplicemente l'incredibile freschezza e la capacità di intrattenere un pubblico in estasi di questo ragazzino di 57 anni che risponde al nome di Eric Martin.

 

Metti una domenica di inizio autunno nella periferia nord di Milano, nel silenzio di una zona industriale che pare dimenticata, un cancello di ferro oltre il quale si leva il vocio degli irriducibili appassionati di quel modo intramontabile di fare musica che oggi raramente capita di potersi godere.

 

Qualche mese fa, il 27 maggio, è nato lo Slaugther Club, uno di quei posti che vedono la luce per volontà di appassionati che in prima persona hanno lavorato sui palchi e dietro le quinte, mettendo a disposizione un ambiente davvero ben strutturato su due piani, con un palco spazioso e ben equipaggiato in grado di ospitare artisti di calibro internazionale. Le premesse per una grande serata ci sono tutte, e nonostante lo spauracchio del lunedì sia in agguato, il pubblico è accorso abbastanza numeroso.

 

Molti musicisti e volti noti del panorama underground si aggirano all'interno e nel giardino antistante il locale, sicuramente l'indiscutibile classe e il talento di Martin sono per veri intenditori e aspettiamo tutti di riabbracciarlo con un caloroso ben tornato.

 ar161109850.jpgmaxw780imageversion16by9ncs_modified20170115064452

 

Prima del "Signor Big", a scaldare l'atmosfera ci pensa questo ragazzo italiano che risponde al nome di Sandro Casali: sale sul palco con la sua chitarra acustica, i capelli scompigliati, una camicia a quadri e un sorriso che dice "o la va o la spacca"; non è semplice per un musicista suonare da solo con la sua chitarra sapendo che il pubblico è lì per la vera star della serata, e probabilmente quasi spera di non dover aspettare troppo. E invece non appena la sua voce si alza sopra di noi ecco che accade la magia: "suonerò qualche cover" ammette candidamente, ma ha l'intenzione e il piglio di un frontman navigato non appena attacca con una serie di originali reinterpretazioni di grandi successi come "I'm always here" (l'originale era cantata da Jimi Jamison, quella che per farvela facile per i più è "la sigla di Baywatch"), "Livin On A Prayer" dei Bon Jovi, "Bohemian Rapshody" dei Queene "More Than Words" degli Extreme. Una voce intensa e versatile, dalla grande estensione e potenza espressiva, Sandro Casali fa un ottimo lavoro anche quando propone, dedicando alla sua vecchia band, i Sixty Miles Ahead, un loro vecchio pezzo in nome dell'amicizia.

 

Il pubblico ormai è caldo, ed è tempo di fare spazio a Mr Martin e al suo ormai fido compagno di palco nei tour acustici di tutta Europa, David Cotteril, un chitarrista britannico estremamente discreto ma dal talento disarmante. La gente saluta i due come vecchi amici, dopotutto Martin è di casa in Italia, e non è passato molto dal suo ultimo show acustico lo scorso anno a febbraio. La solita sciarpina al collo, la solita aria da ragazzino spettinato con le All Star, e quel fare che non ha nulla della rockstar internazionale da milioni di dischi e stadi pieni.

 

Eric attacca leggermente in sordina con "A Rose Alone", scherzando sul fatto che il tour sia appena cominciato e che alla terza data spera di aver trovato la quadra dandoci lo show perfetto. Dopo i primi tre brani ecco che la voce di Eric esplode su "Everybody Needs A Little Trouble" dall'ultimo album "Defying Gravity" e diventa insostenibilmente malinconica quando interpreta "Wild World". Tra un pezzo e l'altro Martin nell'ordine tende a: dare indicazioni sui volumi che a quanto pare non lo soddisfano, sistemarsi la sciarpina e ridere di sé stesso ammettendo candidamente che spera di non aver messo troppe ballad in scaletta, sorridere tanto. E' sinceramente innamorato di ciò che fa, e fa di tutto per coinvolgerci accennando anche "Nel Blu Dipinto di Blu" prima di un'intensa "Goin' Where the Wind Blows" e un pezzo che spiega di non aver mai registrato intitolato "Back in Blue". Ci delizia poi con "Electrified" dall'album "Get Over It" del 2000, e non perde occasione di raccontare aneddoti, come quello sul buon amico Richie Kotzen (Richie ha militato nei MR Big per un paio di album e - scherza Eric - "anche nei Poison per circa un'ora e mezza", ndr.) autore di "Shine" che culmina con una corda rotta e un numero circense del buon Cotteril che senza scomporsi allunga la sua acustica a Martin, prende la chitarra incidentata, scompare dietro le quinte e ricompare con lo strumento sistemato in meno di due minuti e in tempo per l'assolo. Nessuna interruzione, una bellissima dimostrazione di rispetto per lo spettacolo in corso. Eric ci propone poi "Superfantastic", cantatissima, e prima di proseguire si lascia commuovere dal ricordo di Pat Torpey (batterista dei MR Big scomparso di recente da tempo affetto dal Morbo di Parkinson, ndr.). Ricorda con moltissimo affetto il periodo in cui, con Billy Sheehan e Paul Gilbert impegnati in progetti collaterali e sempre in tour, lui e Pat si ritrovarono a comporre il disco "The Stories We Could Tell" (2014) e gli dedica "Fragile", davvero da pelle d'oca. Seguono "Untouchable", pezzo di Eric e "I Don't Want Be Happy". Ed ecco il momento che probabilmente chi segue questo artista e conosce la sua grande semplicità immaginava: Eric ringrazia Sandro Casali per aver scaldato il suo pubblico e lo invita sul palco a eseguire "Take Cover" e "To Be With You". Un bellissimo momento di condivisione e di emozione che probabilmente per qualsiasi artista abituato a vedere i suoi idoli da lontano rimarrà scolpito nella memoria. Eric si accinge a questo punto a salutare ed esegue "Dancing With My Devils" per poi scendere dal palco, ma il pubblico lo acclama a gran voce, ed eccolo riprendere possesso della scena con un pezzo di Elvis Costello "Peace Love And Understanding"; ma la folla pretende "Just Take My Heart", così lui si arrende e si appresta ad accordare la chitarra per adeguarsi alla tonalità del pezzo, mentre ci invita a fare quattro chiacchere senza aver paura di salutare il nostro fino a d ora sconosciuto vicino nel pubblico.

 

Ed ecco l'ennesimo momento sornione: non poteva mancare l'aneddoto su quella volta in cui lui presentò David Coverdale e Paul Rodgers nel backstage di una cerimonia di premiazione (storia che aveva già raccontato nel corso della nostra intervista di qualche tempo fa e che lui interpreta come fosse una gag comica, ndr.). A questo punto la serata può considerarsi finita, ci regala l'ultimo pezzo "Daddy Brother Lover Little Boy" e ringrazia per il calore tutti i presenti. Non è semplice fare uno show senza scenografie, grandi effetti e basi registrate, a meno che non si parli di grandissimi artisti come Eric Martin, una voce che per quanto passino anni, palchi e dischi non smette mai di ricordare al resto del mondo quanto la passione e il sapersi divertire facendo musica non possano che rendere tutto "superfantastic".

 




Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool