Dream Theater - Momentous 2016 European Tour
17/03/16 - Teatro degli Arcimboldi, Milano


Articolo a cura di Matteo Galdi

Eccoci finalmente a Milano, alla prima delle tre date sold-out in cui il Teatro degli Arcimboldi si apre per l'occasione ai Dream Theater ed al loro personalissimo prog metal. La band ha da pochi mesi dato alle stampe "The Astonishing", una rock opera divisa in due atti, un concept album ambientato in un futuro distopico: una grande guerra, una grande storia d'amore, un impero che controlla la popolazione dispoticamente e la priva di personalità e di usufruire della nostra tanto amata arte: la musica. Sono molti dunque i punti di forza e gli elementi per dare spettacolo e stupire il pubblico. Annunciato infatti più volte dalla band nel corso di questo speciale appuntamento i Dream Theater suoneranno per intero il disco, non troveranno quindi spazio brani ripescati dal più classico repertorio. Chi è venuto per ascoltare qualcosa da "Images & Words", magari "Metropolis", chi si aspetta almeno un paio di brani da "Scenes From A Memory" potrebbe rimanere deluso, ma ingiustamente: questa pièce teatrale merita di essere rappresentata, così come "The Astonishing" merita tutta l'attenzione del pubblico da assoluto protagonista.

 

Il Teatro degli Arcimboldi di Milano è gremito di gente già dalle otto, ed è la location perfetta per dar vita a questo spettacolo, anche se è davvero strano essere accolti da steward in giacca e cravatta che ti accompagnano gentilmente alla tua comoda poltrona. Si chiudono le porte e la sicurezza avvisa più volte che come richiesto dalla intransigente produzione sarà assolutamente vietato l'utilizzo di dispositivi per riprendere o scattare foto. Mezz'ora più tardi ecco che, perfettamente in orario le luci si spengono.

 

Fulminei lampeggiano led rossi, ad intermittenza, appare un NOMAC nel maxischermo (una sorta di drone, nel concept monitora e controlla la popolazione, simile all'occhio scrutatore del Big Brother nel romanzo di Orwell "1984") che con il suo inquietante occhio rosso centrale riprende il pubblico. Salgono sul palco accolti da un interminabile applauso Petrucci, Myung, Rudess e Mangini che senza troppi convenevoli attaccano con "Dystopian Overture", brano epico che rapisce immediatamente gli ascoltatori e che essendo strumentale mette in risalto le capacità tecniche dei singoli. Il pezzo è suonato in maniera impeccabile, come da tradizione del gruppo. Petrucci da subito protagonista suona divinamente e si diverte, scherza con il pubblico, saluta e riceve immediatamente in risposta applausi di consenso.
Il brano d'apertura è collegato con il primo singolo estratto "The Gift Of Music", ed ecco che entra finalmente in scena James Labrie. Ma stavolta qualcosa va storto: il microfono non funziona ed il cantante, senza che probabilmente se ne accorga non viene udito per buona parte della prima strofa. Il pubblico è interdetto ma passa decisamente sopra l'inconveniente, l'acustica del teatro d'altronde è davvero eccellente, i suoni netti e limpidi, gli strumenti ben distinguibili.
Il palco si presenta in forma minimalista, spicca in posizione centrale il classico drumset di Mike Mangini, una vera struttura su cui sono montati tutti i piatti utilizzati dal talentuoso batterista, che in serata di grazia pesta come un indemoniato. Ma è fondamentale il ruolo del maxischermo retrostante la batteria, diviso in cinque pannelli verticali, che riprodurrà immagini e filmati accompagnando la narrazione della storia che i nostri stanno raccontando.

 

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Dopo l'intermezzo acustico di "The Answer" ecco "A Better Life", decisamente uno dei migliori brani del disco, da brividi, che lascia un pubblico davvero emozionato ad intonare "freedom if we live or if we die!" e lanciare Petrucci in un assolo strepitoso, dalle tinte Gilmouriane. Lord Nefarius, l'imperatore antagonista, entra così in scena nella traccia che a lui da il nome, mettendo in mostra le doti canore di Labrie. Il cantante infatti ha il difficile compito di dover interpretare ben sei personaggi, e se non riesce al meglio nell'interpretare le parti femminili in sede live, padroneggia invece al meglio la tecnica quando è richiesta una voce più bassa e profonda, come in questo caso.

Il pubblico rimane con gli occhi incollati al palco e non ci sono cali di tensione con "Three Days". Bisogna ammettere che in "The Astonishing" (così come in questo show) non assisteremo ad un eccesso di tecnicismi a cui i Dream Theater ci avevano abituato in passato. Niente assoli o parti strumentali interminabili. La tecnica c'è e si vede anche nel suonare brani meno impegnativi: si sente il tocco di chi, se volesse, potrebbe fare di più e non lo fa per scelta, per gusto personale (anche se Myung a volte sembra davvero annoiarsi in alcuni passaggi, come un leone in gabbia).
James Labrie sfrutta il contesto operistico per coinvolgere il pubblico, farlo cantare e dialogare con esso nella fin troppo orecchiabile "Brother, Can You Hear Me?". Dopo gli intrecci intricati di "A Life That Left Behind" in cui dominano la scena i due strumenti a corda, si torna a cantare sulle note della classica ballata alla Dream Theater "Chosen" che si apre in un ritornello capace di far cadere qualche lacrima a qualche debole di cuore. Tutti con le mani alzate ad applaudire ed è un tripudio, il momento più bello della serata.
Le ultime due tracce che chiudono il primo atto mettono finalmente in mostra il duo Petrucci/Myung, ed è progressive puro il mid-tempo di "A New Beginning": le linee di basso creano un tappeto sonoro elegantissimo sul quale scorrono i fraseggi di chitarra del guitar hero, che si sposta per l'occasione al centro del palco davanti alla platea, illuminato da tutte le molteplici luci di cui è dotata la scenografia.

 

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Circa venti sono i minuti concessi per la pausa, giusto il tempo per scambiare qualche opinione su quanto sentito fino ad ora con i vicini di posto ed ecco che i Dream Theater ritornano con il brano di apertura del secondo atto "2285 Entr'acte": una sintesi di quanto verrà, un collage di riff e melodie che torneranno nel corso dei brani che andremo a sentire. E' un sali e scendi di adrenalina "Moment Of Betrayal", brano dai ritmi serratissimi che anticipa "Heaven's Cove", onirico nella sua prima parte che deve molto ai King Crimson e che coinvolge e conquista il pubblico, non proprio giovanissimo.
Abbandonata la melodia ed i toni evocativi ed emozionanti di "Begin Again" i Dream Theater attingono al loro passato di massima gloria e splendore con le furiose ed aggressive "The Path That Divides" e "The Walking Shadow", e ricordano a tutti che quello che stanno ascoltando è un gruppo progressive metal e non permettono a nessuno di dubitarne, nonostante l'inusuale location e la proposta musicale della serata.
Rudess accompagna la voce di Labrie, stavolta perfetta ed intonata, nel breve intermezzo "Whispers On The Wind", alla fine del quale è proprio il cantante a chiedere al pubblico di alzarsi. Da quasi il permesso agli spettatori di tributare una standing ovation e prima con "Hymn Of A Thousand Voices" poi con "Our New World" la band capisce che chi li sta sentendo ha anche appreso i testi, nonostante il poco tempo a disposizione per impararli e per assimilare un album non facile come "The Astonishing".
La band saluta, ringrazia e se ne va, ma nessuno abbocca allo scherzo, tutti sanno che deve ritornare sul palco: l'album non è completo senza la sua traccia finale. Ed infatti è proprio un altro degli intermezzi elettronici ad introdurre la title track conclusiva, le luci si accendono e abbagliano la platea, il video alle spalle dei musicisti mostra scene di festa nel bel lieto fine di questa storia. Come in ogni rappresentazione teatrale che si rispetti i cinque si avvicinano all'estremita del palco e si inchinano al pubblico, che risponde con numerosi ed interminabili applausi.

 

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Forse l'album deve essere ancora assimilato da molti dei presenti, non cosa facile essendo composto da ben trentaquattro brani, e qualcuno non l'avrà neppure ascoltato. Alcuni sono delusi dal fatto che non hanno potuto ascoltare il "Greatest Hits", altri lamentano il fatto che sono poche le parti strumentali, pochi i virtuosismi. Molti invece credono che "The Astonishing" sia un grande ritorno e che i Dream Theater hanno ottenuto esattamente ciò che volevano: una vera e propria rock opera.
Come il passato ricorda infatti, anche il leggendario "The Wall" lasciò parzialmente in secondo piano certe soluzioni progressive e maggiormente intricate adottate precedentemente dai Pink Floyd. Ed in "Quadrophenia" gli Who ricordano che una buona riuscita nel comporre una grande rock opera sta anche nel saper creare brani melodici efficaci, anche se una buona riuscita richiede una gran dose di gusto musicale.
Termina così il primo dei tre spettacoli in programma nel Teatro degli Arcimboldi di Milano, e le impressioni sono davvero positive al termine dello stesso. Un concerto memorabile, una location esclusiva, un pubblico incredibilmente variegato in quanto a gusti musicali ed età. Va detto che poter ascoltare musicisti acclamati come sono i Dream Theater, in un luogo da cui nasce il nome della band stessa è qualcosa di eccezionale: un evento imperdibile a cui un vero amante della band e del progressive non può mancare, qualcosa di "Astonishing" nel vero senso della parola.

 

Setlist:

 

ACT I 

01. Descent Of The NOMACS
02. Dystopian Overture 03.
The Gift of Music
04. The Answer
05. A Better Life
06. Lord Nafaryus
07. A Savior In The Square
08. When Your Time Has Come
09. Act Of Faythe
10. Three Days
11. The Hovering Sojourn
12. Brother, Can You Hear Me?
13. A Life Left Behind
14. Ravenskill
15. Chosen
16. A Tempting Offer
17. Digital Discord
18. The X Aspect
19. A New Beginning
20. The Road To Revolution

 

ACT II
01. 2285 Entr'acte
02. Moment Of Betrayal
03 Heaven's Cove
04. Begin Again
05. The Path That Divides
06. Machine Chatter
07. The Walking Shadow
08. My Last Farewell
09. Losing Faythe
10. Whispers On The Wind
11. Hymn Of A Thousand Voices
12. Our New World
13. Power Down
14. Astonishing




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