Deftones - Gore Tour 2017
21/04/17 - Fabrique, Milano


Articolo a cura di Pamela Piccolo
Sono tornati i Deftones. Con un’unica data italiana, la band di Sacramento non solo ha ripresentato sul palco l’ultimo album in studio “Gore”, rilasciato l’8 aprile dello scorso anno via Reprise Records, ma ha altresì percorso i ventinove anni di carriera con una scaletta che attraversa gli otto album a oggi pubblicati. 

I Deftones non hanno perso energia e brillantezza e questa caratteristica è evidente sin dal primo riff, dal primo lamento, dal primo scream.
Sapevamo che Chino Moreno e compagni avrebbero proposto pezzi vecchi, ma quando ci siamo ritrovati davanti a loro tutto si è fatto più cristallino.

Dopo gli opener Skyharbor, che nonostante i bassi volumi del microfono di Eric Emery hanno ampiamente scaldato l’atmosfera del Fabrique con tre quarti d’ora circa di performance e hanno permesso a coloro che ancora non conoscevano la band progressive originaria di New Delhi di apprezzarne la musica, i Deftones prendono posto sul palco. Come da tradizione, Stephen Carpenter si impone come una statua roboante alla destra di Chino Moreno e Sergio Vega, quest’anno con un biondo acceso, alla sua sinistra. Abe Cunningham dietro le pelli sgancia immediatamente bombe sonore che si congiungono alle note che escono dalle dita di Carpenter quasi le corde della chitarra ne fossero un prolungamento. La tastiera di Frank Delgado, sopraelevata rispetto allo stazionario Carpenter (un rito è il ventilatore puntato sui capelli del chitarrista), la macchina da guerra Chino e le ottime (non potrà mai comunque esistere un paragone con Chi Cheng) armonie del basso, nonché le backing vocals, di Sergio Vega marchiano la serata con un concerto in puro stile crossover. Uno di quei live che sai trasuderanno di potenza e all’interno della cui emozione sai che ti perderai. Sì, perché Chino è completamente assorto dalle liriche che i presenti cantano a squarciagola accompagnandolo parola per parola e questa empatia emerge anche dai sorrisi che ci lancia con occhi e bocca.  
 
deftones
 
Tutto nasce dal profondo. Chino Moreno dona se stesso, entra in contatto con il pubblico facendosi sorreggere dalle prime file e dando dimostrazione di amare quello che fa e di divertirsi facendolo. È uno scambio continuo di vibrazioni che raccogliamo e forgiamo a nostra volta, senza sosta. 
Qualche passo di danza con “KimDracula” e abbracciamo la versatilità canora di uno dei migliori vocalist della scena crossover. Il suo stile si è evoluto, i Deftones stessi sono maturati e sempre rinnovati. Un perfetto esempio dell’eclettismo del gruppo californiano lo detta la manciata di brani tratti da “Adrenaline” e “White Pony”: “Digital Bath”, “Korea” ed Elite” fanno sobbalzare le teste presenti in un nanosecondo. E sarà un pogare e un agitarsi, talvolta convulsamente, talvolta agiatamente, per l’intera ora e trenta di concerto. Il muro del suono che i Deftones riversano sull’audience penetra sotto pelle, avvolge cuore e nervi e li detona. Svuota l’anima e la ricarica con “Swerve City” e “You’ve Seen The Butcher”, pezzi che mandano in estasi prima che i cinque attacchino con la sempiterna “Be Quiet and Drive (Far Away)” e le mine “My Own Summer (Shove It)” e “Back to School (Mini Maggit)”.  
 
Le autorevoli “Headup” e “Rocket Skates” saranno i pezzi conclusivi di un’esibizione che ci manderà a casa con poca voce, persa per i sentieri di “Koi No Yokan” e “Diamond Eyes” tra gli altri, e una nuova esperienza di vita vissuta. Ringraziamo, dunque, Chino Moreno e i Deftones tutti per questo ennesimo concerto-testimonianza di quanto sia tutto in realtà semplice con riff e suoni ad hoc. 
 
 
Setlist
Korea
Elite
Diamond Eyes
You've Seen the Butcher
Tempest
Swerve City
Gore
(L)MIRL
Kimdracula
Rosemary
Minus Blindfold
Teething
Digital Bath
Change (In the House of Flies)
Be Quiet and Drive (Far Away)
My Own Summer (Shove It)
Headup

Encore
Back to School (Mini Maggit)
Rocket Skates



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