Cannibal Corpse - European Tour 2014
26/11/14 - Alcatraz, Milano


Articolo a cura di Stefano Risso

Una gragnuola death metal si è abbattuta ieri sera sull’Alcatraz di Milano. I Venerabili Maestri Cannibal Corpse ritornano a farci visita con tutto il corredo di sangue e violenza, richiamando a sè un pubblico in grado di ben figurare come attitudine e devozione, ma non sufficiente per riempire adeguatamnte il locale nella sua configurazione più contenuta. In tempi di forte spendig review, alle prese con un genere non propriamente sulla cresta dell’onda, senza tastierine e graziose cantanti in primo piano, ma con solo tonnellate di decibel spaccatimpani, era già da metterlo in conto. Insomma, una serata per veri irriducibili dell’estremo.

Uno show che avrebbe potuto essere ancor più dinamitardo se avessero partrcipato anche gli Aeon, bloccati ai confini italici per “problemi governativi”, così i nostri hanno scritto sul proprio profilo Facebook (rispondendo ai fan arrabbiati con un “Only in Italy”). Al momento non si hanno notizie ufficiali dei reali motivi della forzata assenza degli svedesi, soltanto illazioni che in quanto tali non riteniamo giusto commentare. Un grande rammarico perchè gli Aeon avrebbero aperto nel migliore dei modi, dovendoci “accontentare” dei soli Revocation, band extreme metal di Boston. Il loro death tecnico/thrash contorto è stato ben accolto dai pochi presenti, mettendoci poco per scaldare gli animi. Il quartetto si è dimostrato abile, potente e preciso, con tre quarti d’ora di buona fattura. Promossi.

cannibalcorpsebg5102012015Le cose si fanno dannatamente serie quando i cinque macellai di Buffalo prendono possesso del palco e subito si percepisce lo scarto esistente tra le normali formazioni e una band che ha fatto (e continua a fare) la storia del genere. Feroci, distaccati, senza fronzoli o preamboli vari, gambe divaricate, headbanging sfrenato, tutto il repertorio del perfetto deathster. Per quanto sia giusto guardare alle novità, più passano gli anni e più ci si deve rivolgere alle realtà storiche per assistere a spettacoli così totalizzanti, non solo dal punto di vista musicale, ma soprattutto sul piano scenico. Il cosiddetto physique du rôle. E i Cannibal Corpse sono tra le massime espressioni di cosa voglia dire attitudine, attenendosi completamente al concept che anima i nostri dal 1990. Scaletta corposa (un’ora e tre quarti di massacro), ritmo serrato, con Mazurkiewicz pronto a scandire il via del brano successivo quando ancora eccheggiavano le vibrazioni delle chitarre per il brano precedente (veramente poche le brevi pause per permettere a George Fisher di scambiare due chiacchiere col pubblico e di riprendere fiato), costanti luci rosso sangue a illuminare il palco e tanta tantissima maestria.

I nostri infatti non sono certamente visti dal “grande pubblico” con occhi indulgenti, percepiti solo come tanto rumore e testi osceni al limite del cattivo gusto. Basterebbe farsi un giro a vederli dal vivo per accorgersi della complessità dei brani proposti, della sbalorditiva capacità live nell’effettuare i loro proverbiali cambi di ritmo, incastri ritmici, nell’eseguire passaggi funambolici (vedere il vorticoso roteare delle dita di O’Brien, Barrett e Webster è pura libidine) con la naturalezza che potrebbe avere il tipico strimpellatore di chitarra su una spiaggia mentre canta la “Canzone del Sole”, il tutto in brani dalla struttra sempre mutevole. Uno stile iconico sempre uguale a se stesso eppure in lenta e costante evoluzione. Certo ci vuole un orecchio allenato, ma il salto dai primi pezzi della carriera, morbosi e “gommosi”, più diretti e grezzi, fino alle cose più o meno recenti, più taglienti e tecniche, è stato evidente durante tutta la scaletta, alternando brani di tutte le ere della band, potendo fare affidamento su un repertorio di tredici album. Non sono mancati i grandi classici, tra cui “Fucked With a Knife”, stranamente non dedicata da Fisher “a tutte le donne presenti”, “I Cum Blood”, una canzone d’amore che parla di… insomma, orgasmi maschili particolari, “Devoured by Vermin” e "Hammer Smashed Face" (pubblico in delirio) ed estratti più moderni estratti dal recente fortunato “A Skeletal Domain”, un full-length che ha riportato i nostri su altissimi livelli compositivi.

 

cannibalcorpse2014
 

 

Una sfilza di lodi sperticate fin qui, ma dopo una lezione del genere ci riesce difficile trovare il fatidico pelo nell’uovo. Se dovessimo riassumere tutto in una sola parola non avremmo dubbi: micidiali. I pretendenti al trono sono molti, ma i re del death metal sono ancora loro.




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