Stiff Little Fingers + Raw Power
09/04/10 - Live Club, Trezzo d'Adda


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Sono davvero passati trentuno anni dall’uscita di “Inflammable material”? Nonostante la presenza, all’interno del bellissimo Live di Trezzo (locale con un potenziale mostruoso), di ragazzi dall’età variabile tra i trent’anni e i cinquanta non si direbbe per niente, certo non li troviamo in giro per l’Europa come i vecchi compagni di un tempo Clash e Sex pistols ma l’affetto del pubblico resta da commozione.

 

Ad aprire la serata non un gruppo come tanti, i gloriosi Raw Power capitanati dal biondo Mauro Codeluppi sono per i (pochi, purtroppo) presenti i paladini dell’hardcore made in Italy dagli anni ottanta, i nostri sono lontani dai tour americani, dove si permettevano di avere come gruppo spalla dei giovanissimi Guns n' Roses, ma non per questo troviamo una band fiacca e meno guerrigliera del solito, tra canzoni del nuovo album “Resuscitate” e vecchi classici che infiammano la poca paglia presente.

 

Prima del saluto conclusivo, con l’anthem di sempre, “State oppression”, Mauro ha il tempo di polemizzare contro un famoso organizzatore di eventi italiano reo, secondo i Raw power, di non aver manifestato loro nessun rispetto durante un recente festival.

E di rispetto se ne deve portare molto ai reggiani che, insieme a Negazione e Indigesti, hanno portato il vessillo dell’hardcore nazionale in giro per il mondo. Lunga vita ai Raw power quindi.

 

L’attesa è meno lunga di quello che ci si aspetti, tempo necessario per rinfrescarsi con una bella birra e di fronte ci troviamo i ragazzoni di Belfast, gli Stiff little fingers.

 

Non c’è niente da dire, il tempo ha fatto il suo corso con il goffo Jake Burns, ma la sua musica prende il cuore come se gli anni non fossero passati. La gente canta e balla tutti i pezzi con coinvolgimento, un’apertura che travolge i presenti con “Wasted life”. Jake parla pochissimo ma dispensa sorrisi, è felice, il gruppo in palla, con “Roots Radicals Rockers and Reggae” nessuno sta al suo posto, le scarpe si sporcano amalgamando generazioni legate da un unico filo comune, l’amore per la musica punk rock.

 

Un coro di voci scandisce il ritornello di “Barbed wire love”, gli Stiff little fingers prendono a piene mani prevalentemente dai primi tre album, i kids apprezzano molto e quando con “Tin soldiers” e “Suspect Device” lo show sembra volgere al termine, nessuno ci crede, l’attesa spasmodica per l’obbligatorio bis porta all’implosione finale con la cover Marleyana “Johnny was” e l’inno di sempre “Alternative Ulster” che scatena poghi, canti e abbracci alcolici. Poi le luci si spengono, la gente, palesemente contenta della serata, torna alla propria vita, ragazzi invecchiati baceranno i figli a letto, magari con qualche contusione di troppo, ma felici per quello che è stata più una manifestazione d’amore che un vero e proprio concerto rock.

 

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