Kamelot, Firewind, Forever Slave
13/04/08 - Alcatraz, Milano


Articolo a cura di Marco Ferrari

Il ritorno in Italia da headliner dei Kamelot, era un evento decisamente atteso e non potevamo mancare all’appuntamento. Ecco a voi il racconto della lunga quanto intensa ed indimenticabile giornata. Buona lettura.

 

Ore 19: Al mio arrivo all'Alcatrz la coda per entrare nella venue designata per l’esibizione dei Kamelot è interminabile e purtroppo riesco a prendere posizione all’interno del locale quando gli opener act della serata, gli spagnoli Forever Slave, sono ormai giunti al termine della propria esibizione. L’unico aspetto che riesco a percepire è la difficoltà della spregiudicata Lady Angelica a mantenere una adeguata intonazione. Purtroppo non mi trovo nella possibilità di esprimere un giudizio completo, ma nei pochi minuti che ho avuto a disposizione, sono rimasto spiazzato: un errore nel prendere una nota ci sta, stonare i continuazione no.

 

Fortunatamente a indirizzare la serata su binari giusti ci pensano i pirotecnici Firewind pronti a scaldare il pubblico presentando i brani dell’ultimo nato “The Premonition”. La band greca capitanata dal carismatico Gus è decisamente in grande spolvero e ripropone i propri pezzi con un’energia veramente contagiosa a cui il pubblico risponde con sincero entusiasmo. I tanti pezzi estratti dall’ultimo album ben si alternano con i brani storici della band, ed è così che i Firewind passano da una “Into The Fire”, ad una “Insatity” e a “Mercenary Man” con estrema disinvoltura e senza mai perdere il grintoso approccio che li contraddistingue. Nota di merito alla bella “Between Heaven And Hell”, brano che dal vivo riesce ad esprimere tutta la propria forza. Senza dubbio una prestazione da applausi.
 

 

firewind06
 

 

Prima di iniziare il racconto del concerto dei Kamelot vorrei aprire un piccola parentesi in quanto, mentre assistevo allo show dei Firewind, ho avuto una piacevole, quanto inattesa, chiacchierata con Roy Khan, che si è dimostrato molto disponibile svelandomi le piccole sorprese previste nella scaletta e piccoli aneddoti sulla giornata milanese. Incredibile come il singer norvegese si sia appassionato alla chiacchierata con occhi vispi e sempre sorridente tanto da venire “rimproverato” dal tour manager: l’inizio dello show si stava inesorabilmente avvicinando.

 

Ore 21: Signore e Signori i Kamelot.

 

Le luci si spengono e ha inizio la magia che da sempre contraddistingue i live show dei californiani. E’, infatti, una violinista mascherata che si presenta sul palco ad accompagnare le note di “Solitare”  ad aprirci il cancello del regno incantato. Esattamente come accade su “Ghost Opera”, al suggestivo intro segue “Rule The World” a formare un binomio ormai inscindibile che mette subito in luce come i brani più recenti della discografia della band di Youngblood cambino pelle in sede live divenendo al tempo stesso potenti e visionari. Nemmeno il tempo di rifiatare che immediatamente viene accesa la macchina del tempo per un tuffo nel passato recente del repertorio della band con l’enigmatico Roy Khan che prima introduce la trascinante “When The Lights Are Down” per poi offrire, al numeroso e caldo pubblico convenuto, una prestazione da brividi ed applausi sulla superba “Soul Society”. La band è senza alcun dubbio in una forma smagliante e, oltre ad un Khan strepitoso, la precisione e la potenza dei Kamelot vengono esaltate da una sezione ritmica di forte impatto.

 

kamelot02 Sono le note della bella “Descent Of The Archangel” quelle che ci introducono all’accoppiata più emozionante della serata che inizia con la travolgente “Center Of The Universe”, durante la quale il pubblico si scatena, per poi planare sulle note della meravigliosa “Abandoned”, brano sul quale il bravo singer norvegese incanta i presenti con una interpretazione degna della sua fama. La prima sorpresa, anticipata da Roy nella nostra intima chiacchierata, prende la forma dell’applaudita “Night Of The Arabia”  la quale precede un piacevole intermezzo musicale dove Casey Grillo diviene padrone della scena. Arriva il turno di un altro estratto da “Ghost  Opera” con quella che personalmente considero la migliore composizione dell’album, ovvero “Human Stain”, prima di proporre la super hit “The Hunting”, durante la quale la bella e brava Anne Catrin, prende sul palco il posto che fu di Simone Simons dando prova di grande talento. E’ la malinconica “Eden Echo” a portarci al superclassico “Forever”, brano che, come di dovere, viene cantato da tutti i presenti sotto lo sguardo evidentemente emozionato di Roy Khan.

 

Ci si avvia così, ancora incantati e storditi da tanta magnificenza, verso la fine dello show con il primo encore che si apre con la title track dell’ultimo studio album prima degli orientaleggianti riferimenti di “Love You To Death”. Il primo encore viene chiuso da un’altra title track, questa volta tratta dal fortunato “Karma”, prima di lasciare spazio alla classica conclusione rappresentata da una graffiante versione di “March Of Mephisto”.

 

Ha così fine, con il caldo tributo del pubblico milanese, una serata memorabile in cui prima i Firewind, poi i Kamelot hanno dimostrato le loro qualità anche in sede live. Un plauso particolare va ad un Roy Khan in grande spolvero e sempre più vero e proprio traghettatore di emozioni senza dimenticare l’incredibile classe di Thomas Youngblood che viene esaltata anche grazie ad un fondamentale contributo dei restanti membri della band.

 

Ore 00:30: Arrivo finalmente a casa dopo una giornata impegnativa, ma sicuramente indimenticabile, pronto ad “abbandonarmi” alle forti suggestioni musicali che ancora mi annebbiano il pensiero come un incantesimo che giunge da terre magiche.

 
  
 
       
     
 

 




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