Eric Sardinas - World Tour 2010
05/03/10 - Live Club, Trezzo d'Adda


Articolo a cura di Gaetano Loffredo

Quando l’allievo supera il maestro. Detta così, può suonare come la solita frase ad effetto, ma lo scorso venerdì 5 marzo, allo splendido Live Music Club di Trezzo, Eric Sardinas ha definitivamente dimostrato che il paragone con Johnny Winter non verte più a suo assoluto sfavore. Ci sono un impianto luci e audio di altissima qualità, c’è un’organizzazione maniacale, l’atmosfera perfetta, c’è soprattutto il pubblico delle grandi occasioni che accoglie il quarantenne di Fort Lauderdale (Florida, Stati Uniti d’America) come fosse una delle ultime rock star viventi per la quale vale la pena spendere i trenta euro richiesti per entrare nel suo mondo: l’essenza del rock… inalata tutta in una notte.

 

Blues-rock per la precisione, quello vero, quello ampiamente incentrato sulle abilità del fenomenale chitarrista americano, che ha spaziato in un set comprendente canzoni di tutti e quattro gli album pubblicati dal 1999 (“Treat Me Right”) al 2008 (“Eric Sardinas and Big Motor”), focalizzando il concerto sui due lp più venduti: “Devil’s Train” (2001) e “Black Pearls” (2003).

Brani caldi, schietti, serrati, sfrontati, brani enfatizzati dagli immancabili soliloqui strumentali di Sardinas che tra un assolo e l’altro “trova il tempo” di interpretare al meglio i testi dal flavour tipicamente californiano, per una prova convincente anche sotto l’aspetto vocale. Posso assicurarvi che vederlo stropicciarsi occhi e mani come un bimbo sulla sempreverde “Down To Wiskey” o sulla rovente “Come On In My Kitchen”, non ha prezzo.

 

La folla accorsa allo show è entusiasta (compreso il sottoscritto che si sta occupando del resoconto), Sardinas si presenta come una rock star e lo è a tutti gli effetti: nelle movenze, nello stile e nell’attitudine; lascia che sia il pubblico ad accompagnarlo nei ritornelli per poi ipnotizzarlo con le distorsioni applicate a una Dobro, muovendosi sinuoso e selvaggio come suggerisce la sua immagine. Ricapitolando: l’allievo sale sul palco, si prodiga in una performance stellare, si inchina al pubblico estasiato e lascia il posto al maestro. Scroscio d’applausi.

 

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