C’è da dire che, se si osservano le estati bergamasche dell’ultimo decennio, vero che non avremo mai avuto – né avremo mai, probabilmente - grossi nomi in enormi festival, ma altrettanto certo che chiunque abbia fatto - o faccia parte tutt’ora - del panorama alternative nostrano (poco importa se rock od off-rock)… beh, facile che sia passato dalle Orobie, e quasi sicuramente impegnato in eventi gratuiti aperti ad ogni tipo di pubblico. Sarà per la presenza dei Verdena, arroccati nel loro Pollaio di Albino, fatto sta che anche quest’anno qui a Bergamo se ne stanno vedendo delle belle, e tra le tante e ricche manifestazioni, non si può non citare questa edizione 2012 del Filagosto, con nomi in cartellone di discreta importanza ed appartenenti ai generi più diversificati: da Dente ad I Cani, passando nel mezzo a Beres Hammond, Il Pan Del Diavolo e The Zen Circus, solo per citarne alcuni.
Proprio alla serata con protagonista il power trio nostrano noi di SpazioRock siamo stati presenti, ed abbiamo avuto modo di vedere un’ulteriore testimonianza dell’efficacia, in sede live, di Appino & Soci. Introdotti dal noise rock – un po’ impastato nei suoni ed in cerca disperata di identità precisa – dei Verbal, nonché dal perfetto antipasto che risponde al nome di Fast Animals And Slow Kids (una band con molti punti in comune sonoro-spirituali con gli Zen Circus, primo fra tutti la presenza di un frontman carismatico, isterico e trascinatore quale Aimone Romizi, un vero uragano cui il pubblico presente a Filago non ha saputo resistere), gli Zen arrivano sull’imponente e meraviglioso (per dotazioni di impianto sonoro e luci) palco della manifestazione bergamasca con un Appino in stampelle, sofferente di una frattura alla gamba che non gli ha impedito, tuttavia, di vivere il live pienamente. Zompando anziché camminando, il buon Andrea ha davvero convinto con una prestazione vocale ed una presenza scenica davvero d’impatto, e la manifesta sintonia tra lui, Ufo e Karim è davvero avvertibile e forte.
La scaletta è stata piuttosto precisa nell’introdurre il passato punk degli esordi all’inizio della serata, salvo riprenderlo con efficacia alla fine presentando anche “Polisi Pamputaas”, cover - in finlandese irresistibilmente farlocco - del gruppo Eppu Normalii cantata dal bassista Ufo e presente sul primo di 4 EP punk che gli Zen Circus stanno attualmente pubblicando per la Blackcandy Records; nel mezzo, il passato recente tutto italiano, melodico e folkloristico sotto la sapiente guida de La Tempesta Dischi, brani dal nervo energico nonostante l’acustica impostazione e che, in sede live, fa ancora risaltare di più questa corrente latente che attraversa questa particolare vena compositiva degli Zen Circus. Un po’ tutta la discografia del trio viene carezzata dal concerto, e grande successo hanno riscosso brani oramai classici come “Vent’anni”, “Andate Tutti Affanculo”, la sempre meravigliosa “Canzone Di Natale”; molto bene anche la resa dei nuovi brani, anche se il singolo “L’Amorale”, sorprendentemente, perde molto in tensione durante l’esecuzione dal vivo.
Unico neo della serata, forse, il pubblico. Piuttosto numeroso in quantità, si è lasciato trascinare con trasporto vivo solamente verso le fasi finali del concerto, quando la comunicatività della band (davvero fantastiche le introduzioni ai vari brani, mai scontate e, soprattutto, ancora fresche e spontanee nonostante – si suppone – la ripetizione ad libitum in tutte le date del tour) avrebbe meritato un’accorata perdita di self-control sin dalle note iniziali.
Una quisquilia, comunque. Perché gli Zen Circus al Filagosto si sono fatti decisamente onore, con un’esibizione che fa capire a molte formazioni che tentano la scalata di quel famoso panorama alternative italiano citato ad inizio articolo di quali caratteristiche bisogna essere dotati per riuscire con successo nell’impresa. Il cielo, dunque, è davvero sereno e senza nuvole, sotto la carovana che trasporta questo meraviglioso tendone verso un sempre più brillante futuro.