Young The Giant - Tour 2012
03/05/12 - Tunnel Club, Milano


Articolo a cura di Alberto Battaglia
E' cosa buona e giusta che qualche volta la stampa si unisca al fervore della militanza. E questa potrebbe essere una di quelle volte in cui è opportuno che ciò avvenga, visto che stiamo parlando degli Young The Giant. Già, perché la band californiana, prima col proprio album di debutto, poi con la scintillante prestazione di ieri sera, ha dimostrato di essere una delle novità indie pop più azzeccate. Questo per molte ragioni: non è solo la scelta stilistica a cavallo fra Strokes e pop rock melodico, non è solo l'alchimia fra musicisti capaci, ma è anche e soprattutto un'ottima capacità compositiva, matura fin dall'esordio, ad attirare l'attezione su questi ragazzi.
 
Il Tunnel di Milano non sarà certo San Siro, ma pieno lo era, come annunciato. Un pubblico preparatissimo, perdipiù, in grado di seguire a memoria gran parte delle canzoni. Si respira un’aria di festa, di giovinezza, ed è inutile aggiungere quanto tutti, alla fine, siano usciti pienamente soddisfatti. Da parte nostra notiamo che la scaletta regge a meraviglia la serata, sebbene possa attingere solo da un unico album; il che può dare prova, da sé, della consistenza del lavoro. In secondo luogo stupisce la resa dal vivo delle canzoni, già colorate in studio, diventano sul palco ancora più cariche e coinvolgenti, eseguite con una perizia guastata al più dall’eccessivo entusiasmo e rumore che genera sui fan. Il sound che accompagna la serata sarà fresco e brillante, generato da un magnifico equilibrio tra chitarre strokesiane, dall'effettistica raffinata come nei migliori Radiohead, dalla voce positiva e sorridente di Sameer Gandhia e da una puntuale e dinamica sezione ritmica. Basti citare la meglio nota “Cough Syrup” per dare un nome concreto a questo stile che scende giù come un fresco cocktail sotto l’ombrellone. Ma forse non ci si attendeva anche qualche momento prevalentemente strumentale, che, invece non fa che confermare l’affiatamento di un gruppo che è anche - si vede- un gruppo di amici. L’orecchiabilità resta comunque la virtù più preziosa anche per gli Young The Giant, oltre che il tempismo: infatti il sound dei Nostri sfonda la porta aperta dell’indie “raffinato”,quella porta già varcata da gente com Kings of Leon o Arcade Fire. Non si potrà certo dire, perciò, che l’offerta dei californiani abbia un target particolarmente nuovo; resta pur vero che in quel solco musicale stanno dimostrando di poter fare compagnia a nomi già decorati della gloria. Insomma, il gruppo giusto al momento giusto. 
 
La chiusura dà sfogo a tutta l'energia accumulata nell’effimera ora di repertorio: è la perfetta “My Body”, saltellante, baldanzosa, dannatamente accattivante. Una nota di colore: sul web è facilmente reperibile una sessione di registrazioni acustiche dei brani tratti da "Young The Giant", chiamata "The Open Session"; si tratta di versioni ruvide, riprese durante i tour, lungo affascinanti litorali. E' in tale contesto libero, solare e luminoso che noi individuiamo il loro habitat naturale, affascinanti anche senza l'elettricità. Dal vivo, abbiamo visto poi, si dimostrano perfino capaci di superare la laccatura dello studio. Che siano destinati a salire è cosa certa.



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