Nightwish - Imaginaerum European Tour 2012
25/04/12 - Mediolanum Forum, Milano


Articolo a cura di Eleonora Muzzi
Sicuramente uno degli eventi più attesi da una grande fetta di pubblico (metallaro e non) italiano, ecco che giunge la nuova data italiana dei Nightwish, che con il bizzarro carrozzone dell’Imaginaerum World Tour preparano il tendone e invitano circa quattromila fan ad entrare in un mondo tutto nuovo, con uno spettacolo rinnovato in setlist e scenografie, il tutto all’insegna del tema circense che già caratterizza l’ultima uscita dei finlandesi. Siamo di fronte ad un 25 Aprile un po’ insolito, che vede Milano meno trafficata e caotica del solito, anche se la location periferica del Mediolanum Forum non risente troppo della congestione del traffico che può affliggere invece un locale più centrale, e sebbene il meteo non prometta nulla di buono con quei cumuli di nuvole scure che si ammassano nel cielo milanese poco prima dell’apertura delle porte, la folla è già in visibilio fin dalle prime ore del mattino. Facce nuove e facce conosciute, per chi, come noi, ha già assistito ad un concerto dei Nostri in altre occasioni, e guardandoci attorno nell’attesa notiamo come il pubblico sia estremamente eterogeneo, composto in egual misura da uomini e donne, ragazze e ragazzi di tutte le età e anche qualche personaggio un po’ più attempato, segno che la musica dei Nightwish non è esclusiva delle generazioni più giovani. L’entrata è, come sempre, all’insegna dello sprint in stile Usain Bolt, con i temerari che hanno sfidato tedio e disagi per accaparrarsi la prima fila del parterre che scattano come molle non appena gli addetti strappano loro i biglietti, e anche all’entrata per le gradinate la situazione non è molto diversa. Dalla nostra postazione, possiamo vedere come il Forum si riempia rapidissimamente, con gente che si riversa al suo interno da ogni entrata. Tale è la velocità con cui la venue viene riempita (soprattutto per quanto riguarda gli spalti, completamente pieni) che viene da pensare che qualcuno abbia buttato giù qualche muro per poter entrare a quella rapidità! Ma veniamo allo show vero e proprio.

Sul palco, non esageratamente grande, le prime cose che si notano sono quattro lampioni stradali in scala ridotta, circa dell’altezza di un uomo, e quattro sgabelli. Il resto è coperto da pesanti teli neri. Questa è la scenografia che fa da sfondo alla breve ma estremamente soddisfacente esibizione delle Eklipse, quartetto d’archi tedesco dedito ai riarrangiamenti in chiave sinfonica di brani pop e rock più o meno conosciuti, alla stregua dei finlandesi Apocalyptica, ma con l’aggiunta di due violini e una viola al violoncello. Nella mezzora a loro dedicata, le quattro gentil donzelle eseguono una manciata di pezzi, tra cui le cover di “In The End” dei Linkin Park, “Paparazzi” di Lady Gaga e “Clocks” dei Coldplay, in più una versione dal minutaggio ridotto del tema tratto da “Il Padrino” di Nino Rota, catturando l’attenzione del vasto pubblico in sala anche con una musica totalmente estranea al concetto di metal che invece si scatena sul palco qualche minuto dopo la loro discesa.

I Battle Beast, rivelazione heavy/power finlandese, vincitrice della Battle Metal 2010 di Wacken, sale a passo di carica e riversa addosso agli avventori una bella colata di puro metallo fuso. Chitarre in fiamme, batteria martoriata e tastiere al fulmicotone fanno da supporto alla potente voce della vocalist Nitte Valo, una versione nordica e femminile di Rob Halford che nelle otto canzoni presenti in setlist da del filo da torcere anche i timpani più resistenti con la sua voce particolarissima e gli acuti potentissimi. Giovani ma ben affiatati tra loro, i sei ragazzi mettono in scena uno spettacolo tamarro ma piacevole, molto coinvolgente che fa scatenare anche chi non aveva mai sentito nominare la band, tanto che su “Enter The World Of Metal” in cui è stato inserito il canonico momento di sing along guidato dalla dotatissima frontwoman, le voci dal pubblico si sono alzate in tutta la loro potenza, a scaldare le corde vocali per il main event. A ripensare con un po’ più di attenzione all’accostamento delle due band di supporto, si può quasi pensare che esse incarnino le due anime che compongono la musica dei Nightwish, ovvero la componente sinfonica, incarnata dalle Eklipse, e quella invece più metal-oriented portata avanti dai Battle Beast.

Ma parliamo ora appunto dell’evento della serata: i Nightwish tornano in Italia dopo quasi tre anni esatti dall’ultima data, con un album nuovo e quindi una setlist notevolmente cambiata, oltre al fatto che ora Troy Donockley è quasi un membro effettivo della band, in quanto accompagnerà i finlandesi per tutta la durata del tour. Quasi un sesto membro. Anche la scenografia e il modo in cui il concerto ha luogo sono notevolmente cambiati, con un background meno imponente e un megaschermo alle spalle della band che proietta immagini e filmati appositamente creati per fare da sfondo ai brani suonati, oltre che un inizio “da favola”, con un enorme telo che a mo’ di sipario copre completamente il palco nel momento dell’allestimento ma che funge anche da “porta”, nel momento in cui “Taikatalvi” inizia a riecheggiare nell’aria. Da dietro il sipario ecco che appare una luce che proietta l’ombra di una sedia a dondolo su cui è evidente che siede Marco Hietala. Neanche il tempo di terminare l’intro che “Storytime” comincia e improvvisamente il sipario cala, rivelando la band che già dalle prime canzoni risulta evidentemente in pienissima forma. Lo spavento che Anette aveva fatto prendere nei giorni scorsi in realtà si è rivelato solo una brutta botta ad una mano, quindi non ci sono gessi o tutori a impedirle di reggere il microfono mentre canta una ad una le canzoni in lista. Seguono “Wish I Had An Angel” e “Amaranth”, e su “Scaretale” si inizia a fare sul serio. La cattiveria di Hietala dietro al microfono è devastante, e lo sarà ancora di più su “Planet Hell”, uno degli highlights della serata, mentre racconta di storie di fantasmi e altri argomenti raccapriccianti. Si rallenta con “Slow Love Slow”, attimo jazz che spezza notevolmente il ritmo, che però riaccelera su “I Want My Tears Back”, brano energico magistralmente eseguito che rischia di causare più di un torcicollo. E dalla tomba, se si può dire, risorge “Come Cover Me” dall’ultimamente bistrattato Wishmaster, riarrangiata per l’occasione per permettere a Troy di inserirsi con il suo flauto. Il risultato è decisamente encomiabile, perchè non solo la canzone ora si adatta alla voce di Anette alla perfezione, ma viene così “svecchiato”, quasi a diventare un pezzo nuovo.

Ed eccoci al momento centrale della serata, il trio acustico di “The Crow, The Owl And The Dove”, “The Islander” e la riarrangiata “Nemo”. Se la prima scorre via quasi senza dare nell’occhio, “The Islander” scatena un coro quasi assordante dal palazzetto, che più di una volta supera la voce di Hietala al microfono. Questa nuova versione di “Nemo”, forse il pezzo più famoso dei Nightwish, ha lo stesso effetto dei cambiamenti apportati a “Come Cover Me”: diventa una canzone nuova e differente, ma al contempo familiare al pubblico. Inutile dire che il feedback è più che positivo. Inoltre è bello riscontrare come per un attimo il batterista Jukka Nevalainen abbandoni lo sgabello dietro le pelli e si dedichi al tamburo sciamanico, cosa che da tutto un altro tono alle percussioni di “The Islander” e “Nemo”. Ci troviamo quindi a viaggiare brevemente per le terre d’Irlanda con “Last Of The Wilds” per poi sprofondare nella furia di “Planet Hell”, che, come già detto, è decisamente uno dei pezzi più riusciti, crudele al punto giusto. Il pubblico è in visibilio e “Ghost River” mantiene altissima l’attenzione fino a “Dead To The World”, un altro dei grandi brani del passato rispolverati, che assieme alla cover di Gary Moore di “Over The Hills And Far Away” va a chiudere la prima, massacrante parte dello show. Una breve pausa e la band torna sul palco, questa volta per una riedizione tutta loro di “Finlandia” del compositore Sibelius, che introduce “Song Of Myself”, che per quanto troncata dell’ultima parte rimane un brano di grandissimo impatto. Chiude la serata in maniera a dir poco egregia la calzante “Last Ride Of The Day”, che da al pubblico un modo per accomiatarsi con la band a furia di headbanging, battimani e saltelli.

Inutile dire che, dopo anni e anni on the road, i Nightwish sappiano come intrattenere il proprio pubblico. La riuscita della serata era indubbia sin dall’inizio della loro esibizione, dato che la forma smagliante che ha contraddistinto tutti i componenti della band era assolutamente evidente fin dai primi momenti. Con l’aiuto inoltre delle bellissime esibizioni degli opening act, questa prima data italiana dell’Imaginaerum World Tour si può dire che sia stata un successo strepitoso, di critica e di pubblico.


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