Miyavi - What's My Name World Tour 2011
06/04/11 - Alcatraz, Milano


Articolo a cura di Alessandra Leoni
Arrivare ad un concerto di Miyavi significa immergersi in una festa di colori, tra ragazzi e ragazze con capelli dagli stili più disparati e dalle fogge più curiose. Vuol dire anche prepararsi a non vedere folle di gente vestita necessariamente di nero, ma di tinte forti, e anche vedere alcuni stili in voga in Giappone - come quello delle gothic lolita - riprodotto più o meno con successo anche nel nostro paese.


Assistere alla performance del chitarrista e cantante giapponese vuol dire anche porsi di fronte ad uno stile unico di suonare la chitarra - ovvero lo slap guitar - che non rifiuta alcun genere musicale, dal rock, al pop orecchiabile, al blues, al punk rock. Miyavi è un artista estremamente prolifico e poliedrico ed eccentrico, una personalità estremamente unica nel suo genere, che è riuscita ad imporsi non solo nel suo paese natale, ma anche al di fuori di esso, riscuotendo parecchio successo anche in Europa.


Ed eccoci qui, di fronte al palco piccolo dell'Alcatraz, non troppo gremito a dire il vero, per assistere alla seconda esibizione sul suolo italico dell'artista nipponico. Nessuna band od artista di supporto, anche perché lo spettacolo del Nostro si rivelerà ben lungo - circa due ore ed un quarto. Il palco è pronto con giusto l'essenziale: una batteria minimale, per il fidato compagno di esibizioni Bobo, una pedaliera, un campionatore e le chitarre del buon Takamasa Ishihara, ovvero Miyavi. L'attesa e la curiosità è alle stelle, anche per via del suo look sorprendente e folle: appena sale sul palco, la sottoscritta rimane un po' perplessa, perché anziché presentarsi con delle pettinature impossibili per noi comuni mortali, il chitarrista si è presentato con un look nero e sobrio ed i suoi lunghi e fini capelli castano scuro. D'altronde, l'abito non deve fare in nessun modo il monaco in una serata come questa, dove la musica, l'allegria e l'euforia regnano sovrane.


Si parte con il botto ed una travolgente "What's My Name?" (ripresa in parte poi al termine del concerto) travolge gli accorsi al concerto: i brani sono brevi, intensi, incalzanti e folli. La bravura di Miyavi è decisamente ancora più esaltata in sede live, ed il Nostro si rivela particolarmente loquace ed un ottimo intrattenitore, con il suo inglese tutto particolare, ma comprensibilissimo. Sono stati presentati molti brani nuovi, come "Hell No", "Chase", "Justice", "Samurai Battle". Certo è che l'energia scatenata da questo artista è veramente vulcanica e spinge a dare ancora più energia ai fan sotto il palco, che rispondono estasiati ai colpi di chitarra del Nostro. Una tripletta di canzoni sicuramente memorabile è quella prima del momento più toccante della serata: dopo "Chillin Chillin Money Blues" - uno dei brani preferiti della sottoscritta - "Boom Hah" e "I Luv You", l'artista richiede un attimo di silenzio per parlare del terremoto e dello tsunami che recentemente ha colpito il Giappone, chiedendo ai presenti una preghiera per il suo paese, che rispondono prontamente con delle piccole fasce bianche, con il classico sole rosso al centro, simbolo del paese del Sol Levante, e delle scritte come "Hope" e "Pray". Ne segue una canzone lenta e struggente come "Gravity", che ben rappresenta lo stato d'animo che ciascuno di noi ha avuto di fronte a questa tragedia.


Mestizia a parte, lo show decolla nuovamente, portandoci così verso un piccolo set acustico, dove il buon Miyavi sfodera ancora una volta classe e bravura e fa cantare a tutto il pubblico l'emozionante "We Love You", che riprenderà prontamente con il suo telefonino. Il set finale è decisamente pirotecnico ed esplosivo, con un'interminabile e danzereccia "R U Ready To Rock", ballata dai presenti sino all'ultima nota. Che cosa aggiungere d'altro, se non che si è rivelato un ottimo concerto, con un'esibizione di un'artista che di primo acchito può sembrare cacofonico e caotico, ma che in realtà dimostra di avere un talento unico con il suo strumento d'elezione?




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