Magnolia Parade
03/09/10 - Circolo Magnolia, Milano


Articolo a cura di Alessandra Leoni
Il Circolo Magnolia quest'estate, come già sottolineato nel nostro speciale di SpazioRock, è stato certamente uno dei protagonisti della movida milanese, proponendo ininterrottamente serate e concerti che hanno accontentato i gusti più disparati. Noi di SpazioRock abbiamo avuto l'opportunità di assistere alla seconda giornata della Magnolia Parade di venerdì 3 Settembre.


Mi metto in auto con mia sorella e dopo pochi minuti arriviamo al locale, immerso nel verde dell'Idroscalo. Sin dal parcheggio si può sentire la musica proveniente dal Collinetta Stage, che scopriamo subito essere un delizioso palchetto posto vicino al lago, con una collinetta dove ci si può anche sedere per assistere alle esibizioni. Accanto a questa piccola area concerti si trova la Chillout Zone, ovvero un'area dove ci si può rilassare sulle amache ed anche provare, ovviamente a pagamento, qualche rilassante massaggio, nel caso in cui lo scatenarsi tra un concerto e l'altro vi abbia un po' hanno partecipato, in veste di nuova proposta italiana, allo Sziget Festival in Ungheria. Malgrado le pochissime presenze, i Nostri non demordono ed offrono un rock alternativo frizzante al limitare con il punk. Avendo tempo a nostra disposizione, decidiamo di esplorare un po' tutta la struttura, stand di merchandising compresi. La merce proposta non è esattamente quella che si vede a tutti i concerti: troviamo simpatiche magliette con disegni fatti a mano, t-shirt con manga dalle tinte decisamente colorate e vivaci. Non mancano simpatici stand con allegri e colorati ciondoli rappresentanti buffe creature fantastiche. Ben distribuiti ed a buon mercato gli angoli dedicati alla vendita di cibo e di bevande - con tanto di tabelle che ricordano ai consumatori di non esagerare affatto con gli alcolici se si è alla guida, perché le folte pattuglie della Polizia Locale al di fuori non perdonano.


Dopo questo attento sopralluogo, finalmente la musica ha inizio. Apre l'eclettico trio dei Fratelli Calafuria, dediti ad un punk misto a rock assolutamente schizofrenico: il loro modo di esibirsi può lasciare un po' sconcertati, ma se lo si riesce a metabolizzare ed a seguire i movimenti dei tre musicisti con cura, si può entrare nel giusto mood per poterli apprezzare. Oltretutto, il Big Frog Stage non è per nulla pieno, ma fortunatamente i Nostri non sembrano esserne delusi, perché cercano di dare ed ottenere il massimo. Personalmente, ho trovato molto efficace l'iniziale "Amico Di Plastica", che, grazie al cantato in italiano, ha sottolineato una verità certamente condivisibile: "Perché la gente ha paura della verità? Perché la gente ha paura delle cose a colori?". Tra le bizzarre percussioni suonate dai due fratelli ed una canzone eccentrica, sopraggiunge un'eco di Beastie Boys e Daft Punk. Nel frattempo, nel palco minore già descritto prima, si esibiscono i Jules Not Jude, apparentemente fermi agli Anni Sessanta dei The Beatles. Tra momenti pacati, fatti di dolci arpeggi di chitarra che cullano le amache contigue, e qualche sobbalzo brioso, il vento fresco si alza e fa provare qualche brivido di freddo.

 

 

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L'atmosfera però inizia a scaldarsi, in attesa dei ben noti Teatro Degli Orrori, già ampiamente trattati nelle nostre pagine. Gruppi di ragazzini si riversano verso il palco - alcuni di loro sono fin troppo entusiasti, esibendosi in un fastidioso quanto inopportuno turpiloquio. Ad ogni modo, i Nostri di nerovestiti salgono sul palco e con dei bei suoni di chitarra corposi danno vita ad un concerto un po' ridotto, in quanto non proprio headliner, ma sicuramente interessante. Le tematiche trattate coinvolgono la società, il nostro malconcio paese ("vent'anni fa non avrei mai pensato che sarebbe diventato così brutto ed ignorante!" dice Pierpaolo Capovilla presentando "E' colpa mia") e gli eroi che non vengono citati nei nostri telegiornali, come il poeta nigeriano Ken Saro-Wiwa, ucciso nel 1995. Le sonorità proposte sono un rock alternativo punteggiato da frangenti più noise, sicuramente godibili perché non troppo grezzi. Il pubblico risponde ben entusiasta, cantando e mostrando calore ed interesse. Fuori dal palco principale, inizia a farsi vedere un pubblico abbigliato decisamente più da discoteca che da concerto rock. Certo, si può giustamente pensare che la mescolanza di gruppi rock a dj set di musica prettamente elettronica e techno sia alquanto ardita, ma per fortuna si convive pacificamente. Sul Collinetta Stage arrivano dolci echi di musica country rock e di cori e di battere di mani da parte del pubblico. Con qualche problema di settaggio dell'audio arrivano anche i bizzarri Chrome Hoof: nati dalla mente geniale del bassista dei Cathedral, Leo Smee, assieme al fratello Milo, sembrano apparentemente indefinibili come genere. Avendo una passione bruciante per i Cathedral, la curiosità è tanta, ma la sorpresa mi ha letteralmente travolto. Un muro di sassofoni, trombe, fiati ed ottoni, con gli strumenti più tradizionali che martellano ritmi jazz, funky ed anche metal, attacca il pubblico, lasciandolo spiazzato. Una nota di merito va agli abiti di scena, fatti di manti e drappi argentati, che avvolgono i membri del gruppo come se fossero i membri di una setta segreta. Una statuaria vocalist di colore si fa strada sul palcoscenico, con un abito succinto che mette in mostra cosce marmoree, tuttavia ci pensa la voce potente a far tornare l'attenzione sulla musica. Non mancano frangenti death metal, dove la tastierista della band inglese si esibisce in un graffiante scream. Si può uscire dalla performance frastornati e disgustati, od anche frastornati ed entusiasti, ad ogni modo una pausa è d'obbligo prima dell'ultima esibizione live, ovvero quella dei Bonaparte. Questo gruppo svizzero, oramai stabilitosi a Berlino, è un vero e proprio circo fatto di irriverenza e colori e musica electropunk. Decisamente scanzonati ed interessanti, sembrano proprio voler prendere in giro la società odierna in modo diretto e un po' grottesco.

 

 

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La stanchezza si fa sentire, per cui lasciamo questa piccola maratona musicale nella fiumana di gente vestita di lustrini e camicie ben stirate che inizia a riversarsi verso i tendoni ed i palchi adibiti a discoteche. Ospite d'eccezione, purtroppo come mero dj della serata e non come chitarrista e cantante dei Franz Ferdinand, è Alex Kapranos, che scatenerà i presenti a suon di musica elettronica decisamente poco rock. Ad ogni modo nel suo piccolo, questa Magnolia Parade è stata proprio piacevole, gradevole e pure ben organizzata, anche se un po' più di rock non sarebbe stato di certo sgradito.

 

Si ringrazia per le foto e per la collaborazione Rachele Leoni.




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