Bad Brains - Sherwood Festival 2010
09/07/10 - Sherwood Festival, Padova


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Che cosa spinge un gruppo storico come i Bad brains a intraprendere un tour in giro per il globo a quasi sessant'anni?

L'ardua sentenza alle centinaia di persone confluite a Padova, all'organizzatissimo Sherwood Festival giunto alla decima edizione. In preda a un caldo torrido, c'è l'impressione di trovarsi in un luogo sacro, tutti aspettano religiosamente con gli occhi lucidi, non solo per le lacrime, quelli che con certezza si possono definire come i padrini dell'hardcore punk mondiale di ogni tempo. Intrattenuti dalle miriadi di bancarelle e stand, al primo cenno di chitarra il pubblico si assiepa nei dintorni del palco per assistere all'esibizione dei trentini Antitest, hardcore old school che tra una cover dei Negazione ("Brucia Di Vita") e tanto sudore scaldano il pubblico presente.

Finalmente giunge il momento dei quattro rastafariani di Washington, quasi si stenta a credere di averli ancora di fronte, con la loro carriera fluttuante tra i primi assalti hardcore al fulmicotone, inarrivabili, e le successive traversie crossover (escludo volentieri l'ultimo inutile album prodotto da Adam Yauch). Si accendono le luci sul palco e, finalmente, inizia il sogno. Che ben presto si tramuta in incubo. H.R. si presenta avvicinandosi al microfono arrancando, con un turbante a coprir la testa, un sorriso inebetito da chi sa cosa e riempiendosi la bocca d'irritanti peace and love e devoti inchini. La gente è destabilizzata dalla voce flebile e debole che esce dalle casse, i primi dieci minuti di questo live set sono infarciti del loro repertorio reggae, si presentano come un negativo dei Bad Brains dei vecchi tempi, i classici hardcore sono suonati perfettamente da Dr. Known, Darryl Jenifer e Earl Hudson ma H.R. chiude le pratiche in modo svogliato, si vede che non lo rappresentano più, "Attitude" è irriconoscibile e la voce si assopisce ai livelli di guardia. "Sailin' On", cantata da tutti i presenti a squarciagola, fa scappare da sotto il palco qualche fan di vecchia data, innervosito. L'unica canzone che esce dalla piattezza generale che pervade la serata è "I Luv I Jah", non a caso pezzo in levare per antonomasia del repertorio delle cattive menti.  Una bottiglia, lanciata con forza, sfiora la testa di ciò che rimane del reduce H.R., si continua l'agonia con canzoni che trent'anni fa mettevano i brividi come "I Against I" o "Pay To Cum", ma la definitiva caduta negli inferi della decadenza è con "Banned In D.C.", un autentico e imbarazzante disastro. Un'ora e spiccioli poi il moribondo chiude finalmente gli occhi.

Non ci si aspettava la band che devastava, letteralmente, il CBGB o H.R. scatenato come negli anni ottanta ma questo va oltre l'incubo peggiore. Che cosa spinge un gruppo storico come i Bad Brains a intraprendere un tour in giro per il globo a quasi sessant'anni?
A voi l'ardua sentenza.


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