Ciao Matt, sono Riccardo di SpazioRock, è un vero piacere per me poter scambiare qualche parola con te, come va?
Bene, abbastanza bene. Spero che quello di stasera possa essere un buono show!
Non è la prima volta che vieni in Italia, e sei già stato a Torino: qual è la tua opinione del pubblico e della gente italiana?
L'Italia è il mio paese preferito in cui suonare, in tutta Europa, perché la gente è molto aperta, molto generosa, e guarda i concerti in silenzio, normalmente. Anche se a volte c'è il solito pazzo ubriaco: è una cosa abbastanza comune dalle vostre parti, ma per il resto amo suonare qui. L'Italia mi piace parecchio anche come paese, non solo per la sua gente. L'unica cosa che odio dell'Italia sono gli automobilisti pazzi, ma tutto il resto è quasi perfetto.
Per chi non ti ha mai sentito, è difficile intuire che sei un artista inglese, dato che molti elementi della tua musica ricordano il songwriting spagnolo, o francese. Dove sono le radici del tuo sound?
Sono stato in una chiesa russa, e la musica lì è ovviamente vicina a Tchaikovsky, alle sonorità dell'Europa dell'est, con una scala che non è la solita pentatonica, che è quella del rock-blues moderno. Faccio uso di scale che sono usate in gran parte della tradizione musicale europea, del Medio Oriente, del Nord Africa, per questo a volte la gente crede che la mia musica di origini mediterranee, o balcaniche. Sì, ho imparato la scala pentatonica quando ero giovane, poi ho passato il resto della mia vita a cercare di disimpararla. Voglio dire, è splendido sentire Robert Johnson che suona il blues: è davvero bello. Non è lo stesso vedere un grosso, grasso ragazzo bianco che suona un blues orribile: è qualcosa che non ho mai voluto essere. C'è un intero mondo di splendida musica europea, di ogni periodo storico, e per me questa musica è molto più importante, e molto più vicina alle nostre radici, del rock semplicistico in stile americano.
C'è qualche artista contemporaneo che ammiri in particolar modo, o da cui trai ispirazione? Qualcuno con cui vorresti collaborare, magari?
Ammirare qualcuno, e volere lavorare con lui, sono due cose veramente diverse, perché normalmente quando lavori con qualcuno svanisce la magia di ciò che vedevi di lui. In realtà, per essere onesto, non ascolto molta musica di questi tempi, perché la musica è il mio lavoro tutti i giorni. Così, quando sono da solo, nel mio appartamento, non ascolto musica perché ho già una mia colonna sonora costante nella mia testa, e quella è la musica che io preferisco... non per essere arrogante. E' la musica che il mio cervello crea, perché è la musica che io amo. In ogni caso... giù hanno messo Vic Chesnutt, era un disco veramente bello. In macchina abbiamo ascoltato Sepulchre, che è una sorta di elettronica moderna, Flying Lotus, anche un po' di funk, qualcosa di vecchio come i Prime Minister, i Funkadelik, questa roba... ma era più che altro per proseguire nel nostro viaggio in macchina senza cercare di suicidarci, perché avevamo già guidato per circa 3500 km... e ce ne mancano più o meno altri 3000.
Hai composto musica elettronica ai tempi di Third Eye Foundation. cosa ti ha fatto passare dall'elettronica e dall'industrial al tuo attuale, malinconico folk?
Ero annoiato: non mi piace fare la stessa cosa per troppo tempo. Quando ho cominciato a programmare nuovi drum beat per un nuovo album, la cosa mi annoiava al punto che non ho più voluto comporne. Qualcuno poi m'ha dato una chitarra classica... ai tempi mi consideravo un valido chitarrista, poi ho cominciato a registrarmi e mi sono reso conto che non suonavo per niente bene. In quel periodo mi spostavo molto spesso, quindi non avevo il tempo di mettere in piedi uno studio: così mi misi a suonare, a studiare la chitarra classica, e più la suonavo e la studiavo più cresceva il fascino suscitato in me dal modo in cui la chitarra funziona, dalle melodie. Prima, con Third Eye Foundation, era un processo creativo completamente diverso, perché lavoravo principalmente con un'interfaccia, un computer, un sequencer, un sampler. Comunichi con qualcosa che ha un sacco di dimensioni, un sacco di cose possono accadere, e non riesci a controllarle sempre tutte. Quando suoni la chitarra, invece, devi imparare a suonarla, devi imparare a controllarla. A volte fai un errore, e quest'errore alla fine funziona e dici: ok, la canzone sarà così. Con il computer, quando ti capita di sbagliare, può succedere qualcosa di veramente straordinario: più apri la tua mente a questo tipo di cose completamente casuali, più frequentemente accadono. Ma è anche una cosa difficile da padroneggiare. Tutti mi chiedono: "quando farai un nuovo album di Third Eye Foundation?". Voglio davvero farlo. Ma riaprire questa porta è abbastanza difficile: ho bisogno di tempo, di spazio, di un sacco di cose. In ogni modo, ho composto l'ultimo album di Third Eye Foundation perché ho comprato un computer, e mi sono reso conto che tutte le cose che mi tenevano impegnato per ore e ore potevano essere fatte molto velocemente in altri modi, e rese anche più piacevoli. Ma in un certo senso la cosa è meno soddisfacente, perché è diventata anche troppo facile. Comunque, credo che comporrò un nuovo album per Third Eye Foundation, ma probabilmente ci vorranno almeno altri tre anni perché veda la luce.
Quali sono i sentimenti che vuoi suscitare nei tuoi ascoltatori? Pensi che la tua musica abbia una sorta di effetto terapeutico su ascoltatori che stanno provando ciò che tu racconti?
Non saprei, è difficile dirlo. Oggi ascoltavamo Skywalker in macchina... e i suoi testi parlano di cose molto tragiche, cose tristi, amore perduti, come molte delle cose che faccio io. E mi hanno fatto sentire abbastanza triste, tanto che ho pensato che probabilmente la stessa cosa succede con la mia musica, che i miei pezzi intristiscono chi li ascolta. Mi sono anche chiesto se la mia musica è qualcosa di piacevole da ascoltare. Ma la gente mi scrive, mi dice che i miei dischi sono stati d'aiuto per loro, quando si sentivano depressi, tristi: è molto bello avere queste testimonianze. Sì, faccio musica come una sorta di medicina, perché la scrivo quando sono triste o depresso io stesso. Ovviamente, non posso sapere con certezza che effetto abbia sugli ascoltatori, ma molta gente mi dice che ascolta la mia musica quando è triste... e per alcuni funziona, sembra essere qualcosa di utile, ed è bello.
Quanto c'è di autobiografico nei tuoi testi?
Gran parte di essi. Seguo la tradizione hip hop del "keep it real": lo sai, la cosa più importante nell'hip hop è parlare di cose che tu conosci personalmente. Io non potrei parlare di ciò che si prova essendo una donna, perché non sono una donna, quindi non so cosa significhi esserlo, come non so cosa significa essere un cane. Puoi immaginare come ci si può trovare nei panni di qualcun altro, ma non puoi davvero calarti in quella situazione, parlarne. Per cui, gran parte di ciò che scrivo è autobiografico.
Il tuo ultimo album, "Only Miocardial Infarction Can Break Your Heart", ha un titolo che sembra più cinico e meno emotivo di quello del precedente "The Broken Man". Questo cambiamento riflette una tua nuova prospettiva nei confronti dei sentimenti che tratti?
In un certo senso sì: "The Broken Man" è l'album più profondo e mesto che abbia mai scritto, è un disco molto triste. Forse è il mio preferito, perché è molto oscuro. Non potevo comporre nulla di più oscuro, perché quella musica è quella che componi quando il tuo cuore è stato completamente spezzato. L'unica cosa che potevo fare, dopo, era diventare una persona più forte: questo è ciò che significa il titolo di "Only Miocardial Infarction Can Break Your Heart". E' una specie di scherzo, richiama quello che ti dice la gente quando ti succede qualcosa di brutto: dicono cose stupide, come "ci sono tanti altri pesci nel mare" e cose simili. E' anche vero che quando provi un'emozione significa tutto per te, è la cosa più importante. Ma qualche mese, o qualche anno dopo, riguardando indietro puoi quasi farti una risata pensando a come ti sentivi, perché non ti trovi più in quella brutta situazione, è diventata soltanto una cosa importante da ricordare. Il peggio è passato, e anche se il tempo non ha ancora medicato completamente le tue ferite, vai avanti in qualche modo, ti fai forza. Vai dicendo "Non posso farcela! Non posso riuscirci!", e la gente in qualche modo continua a dirti: "fatti forza".
Anche la copertina dell'album è diversa, nello stile, da quelle precedenti: è molto colorata, ha un soggetto particolare. C'è una precisa direzione artistica alla base di questo cambiamento? Qual è il significato della copertina?
Probabilmente il mio artista vivente preferito è Vania Zouravliov (l'artista che ha realizzato le copertine dei precedenti album, ndr), ma adesso è un uomo molto impegnato, e sta diventando sempre più celebrato per il suo lavoro. Ed è una gran cosa, se lo merita, perché ha un grande talento. Credo che non gli interessi più disegnare copertine per album, ha realizzato le mie perché abbiamo lavorato insieme per qualche anno. E' stato lui a suggerirmi di provare qualcosa di diverso, ed era tutto ciò che avevo bisogno di sapere. Era vero, volevo fare qualcosa di diverso con quest'album, perché volevo distanziarlo da "The Broken Man" e dalla trilogia "Songs", perché è un nuovo passo avanti, un nuovo modo di creare musica. La foto è di una mia amica, che conosco da diversi anni. Sapevo già qualche anno fa, quando ha posato per la foto, che sarebbe stata una splendida copertina per un album. Per cui, l'ho contattata dopo due anni, e credo che la foto s'intoni abbastanza bene con la mia musica, e che sia un buon cambiamento, qualcosa di diverso.
Credi che la tua musica cambierà ancora in futuro? Cosa vorresti aggiungere al tuo sound nei tuoi prossimi album?
Spero che cambierà, perché non voglio essere sempre lo stesso. Anche se in realtà ci saranno sempre elementi che rimarranno gli stessi, perché ciò che fai viene dalla tua anima, e la tua anima è sempre la stessa, non cambia mai nel corso della tua vita. Ho già scritto per metà il prossimo album, nella mia testa. Ho solo bisogno di andare in uno studio, e spero che questa volta sarà a Roma. Verosimilmente l'album sarà registrato dallo stesso produttore che si è occupato della registrazione dell'ultimo album, a Parigi, e che ha anche uno studio a Roma. Mi piacerebbe davvero vedere come suonerà il primo album registrato interamente in Italia. Non so quando comincerò, comunque: forse alla fine dell'estate, quando avrò un po' di tempo libero, perché al momento sono parecchio impegnato con il tour. Vado sempre in studio con qualche idea, ma non so mai cosa ne verrà fuori. Perciò, vedremo!
Nei tuoi dischi ci sono sempre brani molto lunghi, di solito uno o due, circondati da pezzi più brevi. Pensi che i tuoi pezzi siano tutti sullo stesso piano, oppure consideri quelli più brevi come semplici collegamenti tra quelli più lunghi?
Normalmente comincio a scrivere i pezzi più lunghi, sono quelli che mi vengono in mente per primi, quelli da cui divento più ossessionato. Per me, comunque, un pezzo non ha una lunghezza ideale, può durare un minuto, venti minuti, un'ora o quel che è: le canzoni vengono fuori così come sono, a seconda del momento, della situazione in cui le scrivo. "The Right To Cry" è stato il primo pezzo che ho scritto per "Only Miocardial Infarction Can Break Your Heart", e il primo pezzo che ho scritto per il nuovo album, che ho già cominciato a registrare, è pure molto lungo. Ed è stato così anche per "Howling Songs", e per "The Broken Man". I pezzi brevi, normalmente, nascono da idee molto diverse: "The Pain That's Yet To Come", per esempio, l'ho composta solo in una sera. Ero già pronto per concludere la registrazione di "The Broken Man", e l'ho scritta la sera prima di andare in studio per la sessione finale. E' stata probabilmente la canzone più divertente da registrare, perché a volte ti trovi a lavorare per mesi e mesi su un singolo brano, prendendoti cura di ogni singola nota, altre volte invece ti ritrovi a fare le cose in maniera ultrarapida. Sì, è sempre divertente giocare con la musica e con l'ispirazione, perché quest'ultima non viene sempre dalle stesse cose, o nello stesso modo.
Un'ultima domanda: trai ispirazione da altre forme d'arte, come la letteratura, il cinema, l'arte visiva?
Sì, certo, molte cose mi ispirano.. anche guardare il viso di qualcuno sul treno: qualsiasi cosa può ispirarti in un ferto momento, è una delle cose più belle dell'essere un artista, perché rivolgi al mondo uno sguardo particolare, cerchi sempre di cogliere qualcosa di particolare, qualcosa di splendido, ma anche qualcosa di tragico. E custodisci sempre in memoria ciò che vedi. Amo il cinema, forse ancora di più della musica, perché i film sono un'esperienza ben definita. Una delle cose più belle della musica è il fatto che ogni ascoltatore può interpretarla come vuole, mentre un film ha margini meno labili, è realizzato secondo una logica "l'abbiamo fatto in questo modo, e questa è la trama." Con la musica puoi fare congetture, e un ascoltatore può trovare da sé il senso di un brano, dargli un significato. Per il resto, amo ogni forma d'arte, ogni forma d'espressione artistica. Ho appena cominciato a capire il teatro, non mi aveva mai appassionato prima d'ora. Per quanto riguarda la letteratura, sono cresciuto con Dostoevskij, e con la letteratura russa... Sì, si può dire che traggo la mia ispirazione da tutto.
Grazie Matt, vorresti lasciare un messaggio ai fan italiani o ai nostri lettori?
Semplicemente, continuate a fare ciò che state facendo, perseverate! Mi piace molto suonare qui, amo essere in Italia, è un paese fantastico, c'è un sacco di gente splendida. Mi piace, davvero!