Definire “Duramadre” un album d'esordio è quantomeno riduttivo, viste le tue precedenti esperienze in campo musicale e soprattutto vista la qualità complessiva di questo lavoro. Come e quando è nata in te la voglia di realizzare un disco che fosse COMPLETAMENTE tuo?
Innanzitutto grazie per i complimenti, non sono scontati! All'inizio della mia carriera ho fatto delle esperienze in alcune band non conosciute in cui comunque scrivevo, con i Prozac+ invece sono stata solo un'interprete e quindi per un periodo ho messo da parte questa mia vena compositiva. Quando l'esperienza coi Prozac+ si è conclusa è tornata la voglia di esprimermi, di tirar fuori quello che avevo dentro e quindi ho ricominciato a scrivere, molto lentamente a dire il vero perché all'inizio è stata solo una mia esigenza creativa, non avevo l'idea di farci un disco. Alla fine ho accumulato un sacco di materiale e grazie anche al riscontro positivo di alcuni amici e colleghi musicisti, quando ho capito di non aver proprio scritto delle cazzate (Ride, ndr) mi son convinta e ho detto: “Bene dai, proviamo a farne un disco!”, ed è così che poi è nato.
A quasi un anno dall'uscita del disco torni con un nuovo singolo, “Il Giocatore”. La scelta di pubblicare questo brano è puramente casuale o ci sono delle motivazioni precise che ti hanno spinta a sceglierlo in favore di altri pezzi dell'album?
In realtà è perché è un brano forte del disco, che completa un po' assieme a “Cadono Nuvole” una panoramica complessiva dell'album tutto sommato. Ho voluto fortemente come primo singolo “Cadono Nuvole” perché è un brano distantissimo da quelle che erano le sonorità dei Prozac+ e volevo che fosse chiaro che non c'è nessun gioco in atto, nessuna voglia di strizzare l'occhio (al passato, ndr). Di conseguenza mi sono permessa di far uscire un secondo singolo che, secondo me, è molto forte e che poteva ricordare in qualche modo “la voce della cantante dei Prozac +” ed essendo questo brano più vicino al mondo dell'hard-core melodico poteva starci.
Continuando a parlare di questi due singoli, “Cadono Nuvole” e “Il Giocatore” sono accompagnati da due videoclip di altissima qualità. Quanto è importante per te riuscire a tradurre in immagini le proprie canzoni?
Per me è molto importante, anche se credo che non per tutti rivesta questa grande importanza, ma io che sono un po' perfezionista tengo a fare sempre del mio meglio, a fare in modo che ci sia armonia tra tutti gli elementi che compongono il mio lavoro. Mi è piaciuto moltissimo com'è stato realizzato questo disco sia a livello musicale che di artwork, che ho seguito io personalmente, e sono stata molto attenta nella ricerca dei registi che hanno curato i due video. In particolare, per quanto riguarda “Cadono Nuvole” il risultato è stato proprio ciò che volevo, c'è stata una perfetta sincronia, mentre nel caso de “Il Giocatore” c'è stato un lavoro un po' diverso, e volevo che fosse differente dal primo. Forse ci sono delle scelte che non avrei fatto ma che, alla fine, mi hanno stupita in positivo.
“Duramadre” è un disco molto vario in cui diversi stili diversi riescono a convivere perfettamente. A livello musicale quali sono state le tue più grandi influenze o quali sono gli artisti che vedi un po' come dei punti di riferimento?
Non sono mai stata una che aveva l'artista preferito in assoluto per la quale andava fuori di testa, mi piacciono alcuni dischi di vari artisti, ma questo non significa che mi piacia necessariamente tutto di quell'artista o di quel genere in particolare. Sono cresciuta ascoltando veramente di tutto, dalla musica classica al punk, dopodiché mi sono appassionata alla musica dark, allo ska, al rocksteady e sono stata attratta tantissimo dal soul, perciò non saprei proprio dire qual'è il genere di influenza più forte. Sicuramente quello che sento, a posteriori, è che a livello di composizione c'è una forte impronta legata alla new wave, allo sonorità anni '80. Ciò che ne esce alla fine è rock, ma questo vuol dire tutto e vuol dire niente.
“Regina Veleno”, il brano che chiude il disco, era già stato pubblicato come singolo del progetto Rezophonic. A cosa è dovuta la scelta di riproporlo anche in questo lavoro, nonostante fosse già conosciuto dal pubblico? E' un brano speciale al quale ti senti particolarmente legata?
Mhà si, intanto è il brano più vecchio tra quelli che ho scritto ed è quello che mi ha fatto capire che potevo dire delle cose che potevano funzionare, è stato un punto di svolta. Esiste effettivamente in diverse versioni, dal vivo lo suono in acustico ad esempio. E' un brano dalle mille anime, mi piace. Mentre lavoravo ai brani inclusi in “Duramadre” ho avuto la possibilità di farlo uscire come singolo del progetto Rezophonic e, come dicevo prima, grazie al feedback positivo di altri artisti ho capito che sapevo farci anch'io!
Nelle prossime settimane tornerai ad esibirti dal vivo con alcuni concerti già in programma in varie città italiane. Quanto è importante per te il rapporto con il pubblico, l'esperienza live e cosa dobbiamo aspettarci da questi nuovi show?
Il rapporto con il pubblico è una cosa fondamentale. E' molto bello stare rannicchiati su se stessi, a casa, a scrivere, però è sempre come una sorta di masturbazione. Poi si passa al lavoro in studio, sì c'è il confronto con gli altri, ma è sempre qualcosa che vivi tra te e te. In realtà è quando sei davanti a un pubblico che capisci davvero se un pezzo funziona o no. A dire la verità è un momento che temo, ma allo stesso tempo cerco sempre di viverlo con grande entusiasmo. Riuscire a sentire l'energia che il pubblico ti trasmette è bellissimo, ed è qualcosa che ti porti sempre dietro.
Il periodo che stiamo vivendo è caratterizzato da importanti sconvolgimenti sul piano politico ed economico, eppure “Duramadre” è un disco assolutamente personale, in cui non c'è spazio per critiche sociali di nessun genere. Questo perché sentivi il bisogno di raccontare semplicemente te stessa o credi che in qualche modo per superare i problemi attuali si debba partire innanzitutto da un'analisi individuale per poi concentrarsi sul resto?
Innanzitutto grazie per i complimenti, non sono scontati! All'inizio della mia carriera ho fatto delle esperienze in alcune band non conosciute in cui comunque scrivevo, con i Prozac+ invece sono stata solo un'interprete e quindi per un periodo ho messo da parte questa mia vena compositiva. Quando l'esperienza coi Prozac+ si è conclusa è tornata la voglia di esprimermi, di tirar fuori quello che avevo dentro e quindi ho ricominciato a scrivere, molto lentamente a dire il vero perché all'inizio è stata solo una mia esigenza creativa, non avevo l'idea di farci un disco. Alla fine ho accumulato un sacco di materiale e grazie anche al riscontro positivo di alcuni amici e colleghi musicisti, quando ho capito di non aver proprio scritto delle cazzate (Ride, ndr) mi son convinta e ho detto: “Bene dai, proviamo a farne un disco!”, ed è così che poi è nato.
A quasi un anno dall'uscita del disco torni con un nuovo singolo, “Il Giocatore”. La scelta di pubblicare questo brano è puramente casuale o ci sono delle motivazioni precise che ti hanno spinta a sceglierlo in favore di altri pezzi dell'album?
In realtà è perché è un brano forte del disco, che completa un po' assieme a “Cadono Nuvole” una panoramica complessiva dell'album tutto sommato. Ho voluto fortemente come primo singolo “Cadono Nuvole” perché è un brano distantissimo da quelle che erano le sonorità dei Prozac+ e volevo che fosse chiaro che non c'è nessun gioco in atto, nessuna voglia di strizzare l'occhio (al passato, ndr). Di conseguenza mi sono permessa di far uscire un secondo singolo che, secondo me, è molto forte e che poteva ricordare in qualche modo “la voce della cantante dei Prozac +” ed essendo questo brano più vicino al mondo dell'hard-core melodico poteva starci.
Continuando a parlare di questi due singoli, “Cadono Nuvole” e “Il Giocatore” sono accompagnati da due videoclip di altissima qualità. Quanto è importante per te riuscire a tradurre in immagini le proprie canzoni?
Per me è molto importante, anche se credo che non per tutti rivesta questa grande importanza, ma io che sono un po' perfezionista tengo a fare sempre del mio meglio, a fare in modo che ci sia armonia tra tutti gli elementi che compongono il mio lavoro. Mi è piaciuto moltissimo com'è stato realizzato questo disco sia a livello musicale che di artwork, che ho seguito io personalmente, e sono stata molto attenta nella ricerca dei registi che hanno curato i due video. In particolare, per quanto riguarda “Cadono Nuvole” il risultato è stato proprio ciò che volevo, c'è stata una perfetta sincronia, mentre nel caso de “Il Giocatore” c'è stato un lavoro un po' diverso, e volevo che fosse differente dal primo. Forse ci sono delle scelte che non avrei fatto ma che, alla fine, mi hanno stupita in positivo.
“Duramadre” è un disco molto vario in cui diversi stili diversi riescono a convivere perfettamente. A livello musicale quali sono state le tue più grandi influenze o quali sono gli artisti che vedi un po' come dei punti di riferimento?
Non sono mai stata una che aveva l'artista preferito in assoluto per la quale andava fuori di testa, mi piacciono alcuni dischi di vari artisti, ma questo non significa che mi piacia necessariamente tutto di quell'artista o di quel genere in particolare. Sono cresciuta ascoltando veramente di tutto, dalla musica classica al punk, dopodiché mi sono appassionata alla musica dark, allo ska, al rocksteady e sono stata attratta tantissimo dal soul, perciò non saprei proprio dire qual'è il genere di influenza più forte. Sicuramente quello che sento, a posteriori, è che a livello di composizione c'è una forte impronta legata alla new wave, allo sonorità anni '80. Ciò che ne esce alla fine è rock, ma questo vuol dire tutto e vuol dire niente.
“Regina Veleno”, il brano che chiude il disco, era già stato pubblicato come singolo del progetto Rezophonic. A cosa è dovuta la scelta di riproporlo anche in questo lavoro, nonostante fosse già conosciuto dal pubblico? E' un brano speciale al quale ti senti particolarmente legata?
Mhà si, intanto è il brano più vecchio tra quelli che ho scritto ed è quello che mi ha fatto capire che potevo dire delle cose che potevano funzionare, è stato un punto di svolta. Esiste effettivamente in diverse versioni, dal vivo lo suono in acustico ad esempio. E' un brano dalle mille anime, mi piace. Mentre lavoravo ai brani inclusi in “Duramadre” ho avuto la possibilità di farlo uscire come singolo del progetto Rezophonic e, come dicevo prima, grazie al feedback positivo di altri artisti ho capito che sapevo farci anch'io!
Nelle prossime settimane tornerai ad esibirti dal vivo con alcuni concerti già in programma in varie città italiane. Quanto è importante per te il rapporto con il pubblico, l'esperienza live e cosa dobbiamo aspettarci da questi nuovi show?
Il rapporto con il pubblico è una cosa fondamentale. E' molto bello stare rannicchiati su se stessi, a casa, a scrivere, però è sempre come una sorta di masturbazione. Poi si passa al lavoro in studio, sì c'è il confronto con gli altri, ma è sempre qualcosa che vivi tra te e te. In realtà è quando sei davanti a un pubblico che capisci davvero se un pezzo funziona o no. A dire la verità è un momento che temo, ma allo stesso tempo cerco sempre di viverlo con grande entusiasmo. Riuscire a sentire l'energia che il pubblico ti trasmette è bellissimo, ed è qualcosa che ti porti sempre dietro.
Il periodo che stiamo vivendo è caratterizzato da importanti sconvolgimenti sul piano politico ed economico, eppure “Duramadre” è un disco assolutamente personale, in cui non c'è spazio per critiche sociali di nessun genere. Questo perché sentivi il bisogno di raccontare semplicemente te stessa o credi che in qualche modo per superare i problemi attuali si debba partire innanzitutto da un'analisi individuale per poi concentrarsi sul resto?
La realtà vera e propria è che quando ho scritto questi brani ero concentrata su di me, ero assolutamente autarchica, ed è stata per me quasi una sorta di autoanalisi, è molto intimo in effetti, a tratti anche troppo. Il pretesto è parlare di me per poi raccontare emozioni e sentimenti che credo tutti noi vivano o abbiamo provato, e quindi in questo disco onestamente non ho trovato spazio per parlare di altro. E poi forse non se sono capace o non ne ho l'interesse. Chissà, magari in futuro, nel prossimo disco… chi vivrà vedrà.
Dunque possiamo anche aspettarci un seguito per questo “Duramadre”? Un nuovo disco di Eva Poles a breve?
Si, per adesso sto iniziando a scrivere, sto iniziando a buttare giù qualcosa, ma il mio approccio è sempre poco manieristico, non scrivo con una capacità meccanica, ho bisogno di avere voglia di scrivere, altrimenti mi diventa davvero molto difficile. Ho un grande rispetto per questo lavoro e per il pubblico, dunque cerco di essere sempre sincera nella scrittura e di avere la massima attenzione in quello che faccio.
Per concludere, il nuovo millennio, dal punto di vista musicale, sarà senza dubbio ricordato come l'epoca delle re-union di band storiche del passato. In virtù di questo fatto, possiamo aspettarci anche un ritorno dei Prozac+ o è un'eventualità che ti senti di escludere?
Di escluderla no, però sono molto sincera quando dico che non so se avverrà mai. E' un po' che non ne parliamo (con Gianmaria, l'altra metà dei Prozac, ndr), ne discutemmo qualche anno fa ma poi abbiamo preso strade diverse. Abbiamo un grande rispetto per quella che è stata la nostra avventura e quindi se ricominceremo a suonare sarà solo per una volontà creativa, un vero desiderio di suonare assieme. Non viviamo in tempi in cui ci si può permettere di pubblicare un nuovo lavoro sperando di ottenere chissà quali risultati. La musica, a livello discografico, non è un business, i dischi non si vendono più, o se ne vendono pochissimi. A livello di live è sempre un terno a lotto. Non siamo mai stati quel tipo di musicisti, ritornare assieme per cavalcare un'onda. O c'è la volontà di farlo, e in quel caso lo faremo, oppure no.