Creeper (Will Gould)
La band britannica pubblica il 31 luglio il nuovo album "Sex, Death and The Infinite Void", un disco che ne ridefinisce l'immagine e il suono, ispezionando temi introspettivi con grande artisticità e sensibilità.
Articolo a cura di Giulia Franceschini - Pubblicata in data: 31/07/20

Si ringrazia Mattia Schiavone per la collaborazione

 

Ciao Will, come stai? Bentornato su SpazioRock, è un piacere riaverti con noi!


Ciao Giulia, sto bene, grazie, mi trovo a Manchester in questo momento, c'è il sole oggi, che è molto raro per il Nord dell'Inghilterra, ed è davvero bellissimo. Grazie a voi per questa intervista.

 

Prima di tutto come stanno i Creeper? Come avete passato questo periodo strano e l'isolamento?

 

È stato qualcosa di assurdo, senza precedenti, così come promuovere un album in questo momento di caos totale. Io personalmente ho cercato di non ossessionarmi troppo in questo momento, ho provato a rimanere concentrato sulle cose che dovevo fare ogni giorno. Molto spesso mi è capitato di abbattermi, ma poi realizzavo che in realtà potevo solo ritenermi molto fortunato, pensando a chi invece lavora negli ospedali per esempio. Non mi è pesato rispettare le regole, sai, fare la fila per fare la spesa, rispettare il distanziamento, è stato ovviamente molto strano, e l'isolamento è stato duro. I giorni sono stati comunque tutti diversi, alcuni giorni stavo bene, in altri ero giù... ho deciso di prendere le cose così com'erano. Siamo stati colpiti tutti in modo diverso, per noi musicisti la cosa peggiore è stata ovviamente non essere in grado di andare in tour, di fare concerti. Ma paragonando la mia situazione rispetto a quella di altri, di certo non era così male.

 

La pubblicazione del vostro album, inizialmente prevista a maggio,  è stata rimandata a fine luglio a causa della pandemia e avete dovuto rimandare anche il tour. Com'è stato dover prendere questa decisione?

 

Sì, è stata una situazione molto difficile da gestire perchè avevamo organizzato molte cose per la pubblicazione dell'album e il lockdown ci ha ovviamente rovinato i piani. Avevamo pensato anche a diverse attività e sorprese online per i fan riguardo la promozione dell'album, oltre alle date e agli show veri e propri. Quindi abbiamo avuto bisogno di questi due mesi in più per ricalibrare il tutto e per dare ai fan il meglio, considerata la situazione surreale che stiamo vivendo. Forse qualcuno all'inizio ci è rimasto male, ma comunque hanno capito tutti, purtroppo non c'è stato molto da fare. Riguardo il tour, mi spiace tantissimo perchè perchè c'erano molte date sold out, Londra per esempio, ma anche in questo caso sto cercando di guardare i lati positivi e andare avanti.

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Passando all'album, vorrei prima di tutto parlare del singolo "All My Friends", che è stato pubblicato durante la Mental Health Awareness Week. Quanto è importante per musicisti come voi essere aperti riguardo questi argomenti e far capire a chi ne soffre che è giusto parlarne?

 

Credo che sia un argomento importantissimo di cui parlare. Fortunatamente negli ultimi tempi se ne parla molto più spesso rispetto a prima e sono stati fatti diversi passi avanti da questo punto di vista. Abbiamo pensato che fosse perfetto pubblicare "All My Friends" durante quella settimana perchè parla proprio della salute psicologica di amici molto stretti. È stato difficile scrivere un brano come quello, inizialmente non era neanche prevista per l'album, è triste ed è basata su una melodia suonata al piano. L'ho scritta una sera in cui ero da solo a casa a Los Angeles e in cui ero particolarmente triste e l'ho sentita come fluire fuori da me. Delle volte succede, credo succede anche a te nel tuo lavoro, quando scrivi qualcosa è come se uscisse in modo automatico, semplicemente prende vita, senza studiare niente, senza metterci del ragionamento. Era un momento in cui ero molto triste e sentivo la mancanza dei miei amici, così ho scritto questo brano, perchè era quello che mi sentivo di fare. Ho registrato la demo quella notte a Los Angeles, ma non l'avevo scritta con l'intenzione di farci qualcosa, di metterla su un album. Ce la siamo ritrovata tra le mani dopo diverso tempo e abbiamo deciso di inserirla. Poi ci siamo anche resi conto che era un momento appropriato per pubblicarla ed è importante parlare anche di questi aspetti. Basti pensare al tasso di suicidi, o anche solo a quanto sia ancora difficile parlare di questi argomenti. A volte è giusto permettersi di essere tristi o piangere e personalmente ho sempre fatto fatica a mostrare queste cose o parlarne, e davvero Giulia, non credevo nemmeno di essere in grado di affrontare questi argomenti, di parlare di me e di emozioni in modo così profondo. Ma credo che sia davvero importante farlo e spero di spronare altre persone a fare lo stesso in questo modo.

 

Sono felice che finalmente le persone siano più aperte verso questi argomenti, che ci sia del dibattito. Parliamo costantemente di salute fisica, senza renderci conto di quanto sia importante prendersi cura anche di quella psicologica.

 

Sì, sono d'accordissimo, quello che hai appena detto, riguardo al fatto che le persone pensano sempre alla salute del proprio corpo, ma che non hanno lo stesso interesse per la salute della propria mente, purtroppo è un atteggiamento davvero troppo diffuso.

 

Sinceramente ho trovato interessante che tu abbia detto che "All My Friends" non dovesse far parte dell'album perchè trovo che sia proprio il nucleo del disco e credo che a livello tematico il testo di questo brano sia molto esplicativo (oltre a contenere anche il titolo dell'album). Sei d'accordo?

 

Sì, il titolo dell'album viene proprio da lì e sono d'accordo con quello che hai detto. Spesso nei brani che scriviamo non siamo mai così diretti, ma usiamo metafore e similitudini. Invece credo che "All My Friends" sia la nostra canzone più onesta e vera a livello tematico e credo che possa rappresentare tutto l'album. Hannah ha avuto subito questa intuizione su questo brano, ma a volta è difficile sentirsela di esporsi così tanto, penso che a volte molti brani sentimentali siano basati più su una performance, ma in questo caso è un brano così reale... non c'è niente dietro cui nascondersi. Spesso sono un tipo di persona che si nasconde dietro a metafore e personaggio, ma in questo caso non ci siamo nascosti dietro a nulla, è tutto chiaro e onesto. Da un certo punto di vista fa anche un po' paura mettersi così a nudo.

 

Possiamo dire che questo album sia un concept sulla tua vita?

 

Si tratta di un concept sì, un po' come gli altri nostri album alla fine. Prendiamo qualcosa di reale e applichiamo una sorta di filtro che lo renda un po' più irrealistico, fantastico. Questo album è nato mentre ero in America e solo dopo ho realizzato quanto questo disco fosse nato in modo molto drammatico e strano. Giulia, non cicrederesti mai, ma il modo in cui mi sono reso conto del materiale che avevamo e dei temi di cui stavo scrivendo, è stato un momento davvero intenso. Il disco e è basato su una storia di fantasia che stavo scrivendo, ma poi ho realizzato che c'era un aspetto molto più interessante e introspettivo (ride, ndr).

 

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Il vostro disco d'esordio "Eternity In Your Arms" è stato pubblicato nel 2017 ed è stato accolto in modo estremamente positivo. In che modo questa risposta ha influenzato il vostro mood quando avete iniziato a scrivere il secondo album?

 

In un modo complesso. Ogni volta l'idea è quella di scrivere qualcosa di unico, di fare qualcosa di drasticamente diverso rispetto all'album precedente, e penso che con il prossimo album ci comporteremo allo stesso modo, vogliamo sempre cercare di essere coraggiosi. Già dopo il primo album sapevamo che non avremmo voluto ripetere la stessa formula, che avevamo già sfruttato quella cosa al meglio, vogliamo essere onesti con il nostro pubblico, non sarebbe giusto continuare a fare la stessa cosa. quello che abbiamo cercato di fare è stato riscrivere l'identità della band, ripensare ciò che siamo, come qualcosa di separato e diverso da quello che siamo stati prima. Abbiamo adottato questo approccio più libero, cercando di fare il nostro percorso in modo autonomo, cosa che non ti lega necessariamente a un genere. è difficile, volevo suonare brit-pop, americana, country, generi diversi, ma non avevo idea di come realizzare pezzi di questo tipo, quindi abbiamo fatto molta ricerca prima di arrivare a questo risultato. Ovviamente è stato difficile, e a tratti faceva un po' di paura, perchè ci dicevano "allontanerete la vostra fanbase", "i vostri fan non capiranno questa cosa" e io ho pensato "conosco il mio pubblico, è fatto di persone assolutamente intelligenti e creative", sono sicuro che anche i più giovani lo capiranno". Quando ero piccolo amavo David Bowie, ma ascoltavo anche hardcore punk, quindi in realtà non ho mai davvero pensato che il mio pubblico non mi capisse, ho provato a concentrarmi solo sul fare cose che mi piacevano, che per me erano valide. Quando ho ascoltato l'album per la prima volta ne ero molto orgoglioso e ho pensato che sarebbe piaciuto alle persone. E dopo quel momento ho pensato che non l'avrei più ascoltato (ride, ndr). Sai quando lavori tanto su qualcosa, hai una prospettiva dall'interno, quando il tuo lavoro esce e va in pasto al mondo non lo vuoi piu ascoltare, sai perchè, perchè poi quella sensazione di positività non ti dura per troppo tempo (ride, ndr).

 

Sex, Death, Infinite Void, cosa rappresentano questi elementi per te? Io li trovo in qualche modo collegati. Quale ti spaventa di più?

 

Wow. Allora, di base si tratta di tre cose che continuiamo a incontrare durante la nostra vita e in qualche modo è il cerchio della vita. A un certo punto mi sono accorto del fatto che le canzoni che ho scritto rientravano in una di queste categorie. Nasci, e a un certo punto morirai, ma quello che succede in mezzo dipende da te. Il pensiero alla base è questo. Per quanto riguarda il vuoto infinito è qualcosa che conosciamo tutti, e ogni persona ha avuto un'esperienza diversa del "vuoto infinito". Sono sicuro che la tua visione del vuoto infinito e la mia siano davvero diverse. Il sesso e la morte forse sono concetti più facili, Ma la cosa che mi spaventa di più delle tre è forse il vuoto infinito. Posso relazionarmi con il sesso, posso capire la morte, ma il vuoto infinito... è un luogo in cui sicuramente sono stato per una parte della composizione di questo disco, e mentre ero lì ho vissuto alcuni dei momenti più oscuri della mia vita. E ora ne sono uscito di nuovo, ma sì, credo che sia tra le cose che mi spaventa di più, trovarsi di fronte al vuoto.

 

Siamo arrivati alla fine, ti ringrazio tantissimo per il tuo tempo e per le tue parole. Congratulazioni per il disco!

 

Giulia, grazie mille a te, è stato davvero un piacere, grazie per questa telefonata.

 

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