V.Edo (V.Edo)
Giovani cantautori italiani nascono e crescono. Ai nostri microfoni il giovane Edoardo, in arte V.Edo, racconta il suo debut album.
Articolo a cura di Cristina Cannata - Pubblicata in data: 28/06/16

Ciao Edoardo, benvenuto su SpazioRock! Il tuo debut album è uscito lo scorso 15 aprile. A distanza di due mesetti, quali sono le tue impressioni?

Sono molto contento e soddisfatto. Tutte le persone che hanno sentito il disco mi hanno dato dei feedback molto positivi: provano piacere, restano colpite e non lo tolgono più dalla macchina. Questo è quello che mi dicono. Tra l'altro l'album ha una misura giusta, nè troppo lungo nè troppo breve.

Raccontaci qualcosa in più sul processo di gestazione di questo album. Cosa ti ha spinto a dire "ok, facciamo un album!" ?

La passione per la musica, per la scrittura e poi le giuste conoscenze. Ho lavorato con Massimiliano Peri, Pasquale De Fina e Roberto Romano che avevano già collaborato come musicisti a diversi dischi, in diversi progetti e mi hanno in un certo senso convinto a fare un disco. Non convinto, diciamo spronato: ho sempre avuto un approccio un po' più libero alla musica, non arrivavo mai a concludere qualcosa davvero. Lavorare con altre persone mi ha aiutato molto in questo senso, a finalizzare quello che facevo.

Quindi già scrivevi?

Sì già scrivevo, però non avevo mai pensato ad un disco.

I pezzi che compongono questo disco li tenevi nel cassetto o li hai pensati per l'occasione?


Avevo dei pezzi già pronti, che è stata gran parte del materiale su cui abbiamo lavorato, e poi man mano nel corso della creazione del disco ho scritto dei brani nuovi che servivano alla struttura dello stesso. "Il tuo principe" o "Autunno" per esempio sono nati in fieri.

Concentriamoci adesso sul sound. Ho ascoltato il disco e mi è sembrato tutt'altro che piatto: passi da alcuni pezzi puramente cantautoriali a pezzi blues. C'è del jazz, c'è del folk-pop, un bel po' di roba. Da cosa derivano queste scelte?

Più che scelte sono le varie identità che ci sono in questo progetto. Non ci siamo imposti di fare qualcosa in un certo modo, lavoravamo su un'idea di testo che c'era già e l'arrangiamento andava a sviluppare l'umore del testo. Sono le nostre identità che nel momento di fondersi hanno portato a questo risultato che è "reale", nulla di "creato appositamente". Non è mai imitazione di uno stile, non è manierismo.

Come e quando nasce V.Edo come cantautore?


La mia passione per la musica nasce da piccolo. Ho studiato chitarra, mi piaceva scrivere... Poi intorno ai 21 anni ho iniziato a suonare e cantare insieme le prime canzoni. E adesso siamo qui.

Per il processo di scrittura, quali sono le tue fonti di ispirazione?

La realtà. Nella sua manifestazione più concreta. Cerco sempre un'impressione originale, intatta e da lì cerco di sviluppare qualcosa, mantenendo uno sguardo da "prima vista" sulle storie che cerco di raccontare. L'accompagnarmi con la chitarra è poi un riflesso. Viaggio molto, prendo quel che vedo e lo metto da qualche parte. Son stato per un bel po' in Andalusia, suonavo in strada... tante mie canzoni sono nate in un viaggio che ho fatto per l'Italia. Ho fatto 7 mesi in giro per la penisola con zaino e chitarra.

A differenza degli anni passati, fare il cantautore in Italia oggi è un bel casino. Perchè secondo te oggi il cantautoriato fa così tanta fatica a ri-emergere?

Una cosa davvero a rischio per l'uomo è la capacità di ascoltare. Il cantautoriato, come genere musicale, è un genere che cerca di comunicare in modo particolare il testo e quindi necessita di una condizione d'ascolto particolare. E' per quello che ormai si fa fatica. E' diverso da altri generi che invece sono più "ludici".

Quindi dici sia stata una semplice evoluzione del panorama musicale?

Sì, ma non solo. Non solo del panorama musicale, ma dell'intera struttura sociale, dell'impostazione di una cultura. trent'anni fa verosimilmente il cantautoriato aveva più senso perchè generalmente era legato a qualcosa di politico, a pensieri politici e sociali più presenti nel substrato culturale delle masse. Adesso qualcosa è cambiato, c'è un terreno in meno su cui appoggiare i piedi per i cantautori.

Oggi il successo è molto legato a determinati talent show. Che ne pensi? Ne faresti mai uno?

Io non ho la tv, non ho mai visto un talent. Per concetto posso dirti che la cosa brutta è che tutto si riduce ad una sfida, ad una competizione. Già solo quello come base è assolutamente sbagliata. Tutta questa esaltazione del talento per cosa? A cosa serve questo talento? E poi? Per quale prospettiva?

Ti è mai balenata in mente l'idea di lasciare l'Italia e andare a fare musica all'estero?


L'ho fatto e canto anche nella lingua del paese in cui mi trovo perchè ci tengo a scambiare qualcosa. Però per una scelta radicale, non sarei pronto.

Quali sono i tuoi prossimi progetti?


Ci sarà qualche data in estate e continueremo a lavorare. Dopo questo album conto di farne altri. Ho tante idee. Questo primo lavoro mi ha dato tanti stimoli...

Una domanda: ma la copertina dell'album?

E' un'idea di Titti Santini. E' volutamente "osata". L'idea era quella di dire qualcosa all'inizio. La gente vede prima la copertina e poi il disco. E' difficile vedere prima il disco perchè sono un esordiente.

Bene, ti ringrazio per il tuo tempo. Vuoi lasciare un messaggio a chi leggerà questa intervista?


L'amore vince su tutto. E tutto andrà benissimo (ride, nrd). Se ci mettiamo tutti a far andare le cose bene! Tutto andrà benissimo è una forma mentis!




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