Tom Odell (Tom Odell)

E’ giovane, carino e disponibile il nuovo talento inglese, che raggiunge la stampa italiana poco prima della diretta di X-Factor, fasciato in un cappotto pesante con il bavero alzato, come se volesse proteggersi ma allo stesso tempo, con le sue parole, aprirsi completamente. Ma non provate a chiamarlo “biondino dalla faccia pulita”. Tom Odell, cantautore ventiduenne, non ama le etichette, i ruoli e tantomeno le regole.

Articolo a cura di Paola Marzorati - Pubblicata in data: 15/11/13
Come musicista non ho mai pensato veramente al mio ruolo, dovrei avere un ruolo? Non lo so. Scrivo solo canzoni, non lo faccio per ottenere qualcosa, lo faccio perché la musica mi commuove in un modo tale che non le posso resistere”. E con la sua musica ha già commosso molti, tanto da vincere il premio della critica Brit Awards 2013 ed esordire direttamente al primo posto della classifica dei dischi più venduti di Inghilterra. Le composizioni di Tom Odell mostrano una maturità fuori dal comune, una passione per la musica vissuta soprattutto come necessità, come ricerca di una libertà che sembra negata, come bisogno di commuovere e lasciarsi commuovere.

Con "Long Way Down" stavo scrivendo di come mi sentivo e di cose che sono successe che mi hanno molto commosso e sono diventate dei brani molto commoventi e lentamente capisci che le persone possono connettersi con la tua musica”. Così spiega l’idea alla base di "Long Way Down", il suo primo album, pubblicato in Italia il 29 ottobre, considerato uno dei migliori dischi di debutto di quest’anno. Molti sono stati i paragoni fatti, ma in realtà questo album sembra essere ciò che di più personale e proprio, profondamente e intimamente proprio, un artista possa creare.

tomodell_intervista_2013_03Dieci canzoni dalla dolcezza e dalla verità quasi soffocanti, e un booklet con foto e disegni tratti dai suoi diari. “Tutte le mie canzoni vengono scritte su taccuini come quelli che avete voi, ne ho a dozzine di quelli, e "Long Way Down" viene dai diari, dalle lyrics, da tutto quello che c’è in quei taccuini. E volevo che le persone capissero da dove vengono le canzoni e potessero andare più in profondità. "Long Way Down" è molto autobiografico, volevo essere onesto”. Sembra esserci un grande desiderio di aprirsi dietro ogni sua canzone, parola, risposta. Un desiderio di realtà e di semplicità, un ritorno alle origini, a quando la musica era solo voglia di comunicare, comunicare e basta.

Tom Odell ne ha fatta di strada da quando scrisse la sua prima canzone su un ragno che stava sul davanzale della sua finestra. Ha incontrato Lily Allen, “la prima persona che abbia mai creduto in me”, ad uno dei suoi concerti a Londra, ed è stato scritturato dalla sua etichetta. Ha avuto la possibilità di aprire per i Rolling Stone a Hyde Park, occasione mancata solo perché malato dopo cinque mesi di tour. Ma non si è mai montato la testa: “Sono più interessato a suonare con i miei pari”. E soprattutto ha sempre saputo cosa avrebbe voluto essere. Ha iniziato a suonare il pianoforte, a studiare musica classica, ma ammette “non ero molto bravo con la musica classica. Non mi piacevano le regole e le restrizioni della musica classica, volevo soltanto esprimere me stesso, ero più interessato alle emozioni della musica che alle sue regole, odio le regole, la musica è il posto dove ho trovato la libertà, essendo cresciuto in un piccolo paese di provincia con le sue regole, solo lì ho trovato la libertà, nella musica, e mi sono perso in essa”. Si è perso nella sua musica e tanti frammenti di un sé completamente libero sono lì, nel suo album, sciolti dalle regole, dalle costrizioni, da quello che dovrebbe essere. Ascoltando il suo album e sentendo lui parlare del suo lavoro si ha la sensazione di guardare attraverso quelle riproduzioni trasparenti del corpo umano e di poter vedere tutto: i polmoni e un cuore che batte.

tomodell_intervista_2013_02_01Ma Tom non si è aperto solo con la musica. Anche i suoi videoclip sono sempre stati una sua creazione, tranne lo short film realizzato per la canzone “Another Love”, ispirato da un’idea del regista Jamie Thraves. “Spesso non riconosciamo l’amore che c’è di fronte a noi, l’idea che oggi molti a causa forse della televisione, non lo so, cercano tutti queste persone che girano con macchine veloci, volti perfetti, seno prosperoso, tutti cercano questo nella persona con cui vogliono stare, ma spesso è lì di fronte a te, la bellezza è negli occhi di chi guarda, quello che cerchi è già lì, devi solo guardare meglio”. Con queste parole Tom spiega il significato di uno dei due video realizzati per “Another Love”, canzone che parla di “cercare disperatamente di andare avanti, di staccarsi dal passato”.

E anche lui vuole andare avanti. Parla di progetti, del modo in cui suonare con una band stia cambiando anche la sua idea di scrivere canzoni, di quanto gli piacerebbe scrivere la musica per una film e di quanto invece, ammette, sarebbe andato malissimo in un programma come X-Factor, “Sono un cantautore e non ho mai voluto essere un cantante, trovo che cantare sia una cosa che mette molto nervosismo e sia un “mettersi in mostra” che non mi si addice. Non sarei andato molto bene, non avrei superato nemmeno la prima eliminazione”, confida sorridendo.

Parla di sé e della sua musica, con molta umiltà e un briciolo di timidezza Tom Odell, in concerto al Factory di Milano il 19 novembre. Parla di sé e non si monta la testa, ammettendo di fronte alle nostre risate, “ho solo difetti”, prima di salutarci con un “grazie” stentato in italiano. Così ci saluta un giovane artista di cui, siamo sicuri, sentiremo molto parlare.


Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool