Terror (Scott Vogel)
Costretto a rimanere in California per i postumi di un brutto problema alla schiena mentre i restanti membri dei Terror sono in tour in Europa, abbiamo raggiunto telefonicamente Scott Vogel per parlare del nuovo album della band e dell'impegno profuso verso la comunità hardcore, scoprendo una persona molto più riflessiva, pacata e autocritica rispetto al passato.
Articolo a cura di Stefano Torretta - Pubblicata in data: 10/08/15

Ciao Scott, benvenuto su SpazioRock. Come va con i tuoi problemi alla schiena?

 

Non sono ancora in condizione perfetta, ma dovrei riuscire a risolvere il tutto, mi serve solo un po' di tempo per riuscire a rimettermi in sesto.

 

Fortunatamente sembra che tu non abbia bisogno di un intervento chirurgico!

 

Ringrazio Dio! Il problema non è così grave, dovrò solo seguire una terapia visto che un nervo ha subito una compressione.

 

Non è la prima volta che hai simili problemi. Anche due anni fa durante il tour con gli Hatebreed ti è capitato qualcosa di simile. Troppa intensità durante l'attività dal vivo?

 

(ride, ndr) Sì, è proprio così!

 

Nonostante tutto i tuoi compagni stanno proseguendo ugualmente con il tour. Come va finora con David Wood impegnato alla voce?

 

Non male, direi. Uno dei nostri chitarristi si sta occupando di suonare il basso così David può focalizzarsi sul solo cantare. Va tutto bene per ora, cercano di fare il lavoro nel migliore dei modi, gli show funzionano comunque bene, ci troviamo non proprio in una situazione ideale, ma non abbiamo voluto cancellare gli show all'ultimo minuto. Tutta questa situazione ci è capitata circa quattro o cinque giorni prima di venire lì in Europa ed avevamo già tutti questi show e festival a cui partecipare e i Terror non sono una band a cui piace cancellare i propri show, quindi abbiamo cercato risolvere il tutto nel migliore dei modi.

 

Avete un programma di tour veramente fitto, praticamente tutti i giorni da qui fino al 27 di luglio e poi riprenderete in agosto in America. Siete dei veri stacanovisti del palco!

 

Sai, i giorni liberi durante un tour sono piacevoli, riesci a rilassarti, ma quando siamo in giro ci piace suonare quanto più possibile e preferiamo avere dei momenti per rilassarci una volta tornati a casa. Ci sono i pro e i contro in questa situazione, ma quando siamo là fuori vogliamo dare sempre il massimo.

 

Cambiamo argomento e parliamo un po' del vostro nuovo album in uscita ad agosto, "The 25th Hour". Dopo un ottimo album come "Live by the Code" come avete lavorato per cercare di superare il livello posto da tale album?

 

Eravamo tutti della stessa idea, volevamo cambiare un po' l'aspetto generale. "Keepers of the Faith" e "Live by the Code" erano un po' troppo simili l'uno con l'altro, per le canzoni, la scrittura e i testi, quindi con questo nuovo album abbiamo voluto spogliare i brani di tutti quegli elementi superflui, non abbiamo neanche fatto ricorso ad un produttore. Le canzoni alla fine sono risultate molto più corte del solito, molto più energiche. Ricordo di aver spedito un'email agli altri ragazzi della band circa un anno fa, quando "Live by the Code" era già sugli scaffali e stavamo iniziando a pensare ad un nuovo album, avevo avuto questa idea di provare a realizzare brani corti, forti, molto violenti. Ormai è da un bel po' che suoniamo insieme, sappiamo bene come scrivere una canzone, ed era tempo per noi di provare con qualcosa di più forte.

 

Leggendo il titolo non si può fare a meno di pensare al film del 2002 di Spike Lee (o al libro di David Benioff). Per quali motivi lo avete scelto?

 

Ho amato molto quel film e credo che l'idea che sta alla base di "The 25th Hour" sia interessante ed importante. Lo stato in cui versa il mondo, il modo in cui molte persone conducono la propria vita, come si sta trascinando la scena musicale, credo che sia importante capire. Vi è molta urgenza, vi è molta pressione che sta crescendo, vi sono molte cose in questo mondo che ci facciamo l'uno con l'altro, stiamo tutti vivendo con troppa intensità e prima o poi il nostro tempo finirà, quindi la domanda è: cosa ne farai del tuo tempo finché hai ancora la possibilità di gestirlo?

 

È il vostro secondo album che esce per Victory Records in America, mentre qui in Europa se ne occuperà la Century Media. Immagino siate rimasti molto soddisfatti della promozione del precedente album, visti anche i risultati ottenuti con copie vendute e posizioni in classifica.

 

Parlandoti da musicista di una band, tu vuoi sempre qualcosa di più, spingi per ottenere di più, ma in tutta onestà queste etichette sono ben al di sopra del nostro livello. Noi non vendiamo tonnellate di dischi, non siamo una band così importante, non abbiamo un'immagine che loro possano piazzare sul mercato. Noi siamo solo una band hardcore che lavora molto duramente ed è bello che loro ci diano soldi per registrare album, per la pubblicità, per le interviste e tutto il resto. È eccezionale avere queste etichette che ci supportano.

 

Citi spesso il fatto che i Terror rimangono sempre fedeli alle radici dell'hardcore. Cosa ne pensi delle nuove generazioni di band hardcore?

 

Vi sono molte band recenti in ambito hardcore che adoro e credo che vivano la loro appartenenza al movimento nel modo giusto. Ma vi sono anche molte band là fuori che sono completamente false, non hanno alcuna etica o valori e scrivono testi senza alcun significato, basandosi solo sul fatto che suonino orecchiabili. Fanno musica senza anima! Fino a qualche tempo fa attaccavo queste band che reputavo false, ma ora sono molto più concentrato nel cercare di essere felice e lascio che quelli facciano ciò che vogliono. Una band è solo un gruppo di cinque amici, e quando ne vedo alcune che reputo non vere diventare famose, mi chiedo cosa vogliano le persone nel 2015. Non so se le persone vogliono ciò che io voglio. Alla fine preferisco concentrarmi su me stesso.

 

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Guardando indietro all'inizio della tua carriera con i Terror ed al punto in cui ti trovi ora, credi che vi sia stato un processo di maturazione nella tua visione della scena hardcore?

 

Credo che sia ora di fare un passo indietro e vedere quanto sia sciocco e ridicolo un 42enne che è così intollerante da dover dire cosa è giusto e cosa è sbagliato, ma sono cresciuto in questo ambiente e credo ancora nell'hardcore come comunità e come movimento e mi preoccupo di come sta andando. Non riesco a sopportare quando le persone cercano di usare o abusare della scena hardcore. Ormai ho raggiunto un'età dove non dovrei essere sempre così teso ma focalizzarmi su me stesso, essere riconoscente per tutte le cose che i Terror si sono guadagnate. Non vorrei continuare ad agitare le acque, anche se le acque necessitano di essere agitate. In questo momento non sono molto dell'umore di occuparmi di tutte quelle sciocchezze.

 

Su internet Scott Vogel è molto conosciuto, oltre che come cantante dei Terror, anche per i suoi "Vogelisms". Cosa ne pensi di questo aspetto della tua personalità? Credi che sposti solo l'attenzione dagli aspetti più importanti della band, come per esempio i vostri testi, o si tratta di una curiosa e divertente aggiunta al tuo personaggio?

 

Credo che vi sia da cercare un equilibrio tra le due cose e dipende anche molto dall'atmosfera del singolo show. Certe volte vuoi essere più in un'atmosfera divertente, da festa, mentre altre volte vuoi solamente lasciarti andare e pensi solo alla violenza ed alla brutalità. Credo che ad un certo punto si sia creata troppa attenzione alle idiozie che dicevo ma se hai avuto modo di vedere i Terror dal vivo negli ultimi tre anni ti sarai accorto che non ci fermiamo mai tra un brano e l'altro, non ci fermiamo più per parlare proprio per tutte le idiozie che ormai giravano su internet e ci siamo detti, basta, focalizziamoci solo sulla musica, ci dedichiamo ai quattordici o quindici brani che proponiamo dal vivo senza alcuna interruzione.

 

Sei a favore o contrario alle nuove tecnologie di diffusione della musica? Mi viene in mente per esempio Spotify, dove siete presenti anche voi con tutti i vostri album.

 

Adoro Spotify, lo uso continuamente. Sono troppo vecchio per imparare tutte quelle cose sullo scaricare la musica, sull'avere la musica gratis, trasferire le canzoni dal mio computer al mio iPod mi fa venire mal di testa. Per un prezzo irrisorio ogni mese ti permette praticamente di avere ogni album che sia mai stato realizzato e posso ascoltare proprio tutto quello che mi passa per la testa. So che ci sono diversi problemi, persone che rubano la musica o artisti che non vengono pagati, ma ormai è tardi per perdere tempo dibattendo su questi argomenti. Questo è il futuro e se cerchi di combatterlo hai già perso. Bisogna cercare di seguire la corrente.

 

I Terror suonano molto in Europa, soprattutto in Germania. Credi che tutta questa richiesta di vostre presenze in Germania sia indice di un'ampia concentrazione di vostri fans o i promoters vedono il vostro nome come un ottimo modo di attirare attenzione sui festival locali?

 

Spero che sia una combinazione delle due cose. Prima di far parte dei Terror sono stato in alcune altre band e anche allora tutte le volte che passavamo per l'Europa molti show si svolgevano in Germania. Alla fine, lo sai, andiamo ovunque ci chiamino. Di solito gli show in Germania riescono sempre molto bene, i ragazzi che vanno a vedere quegli show continuano a richiedere ai promoter di farci tornare per altre date in futuro.

 

Visto questo interesse ben radicato in centro Europa, credi che si possa parlare di una corrispondenza tra la scena hardcore presente da voi in America sulle due coste e quanto c'è invece qui da noi in Europa?

 

Vi sono sicuramente delle differenze, perché comunque stiamo parlando di nazioni differenti, di lingue differenti, ma il bello di questo nostro hardcore è che le persone parlano lingue differenti, si vestono in modo leggermente differente ma credo che la musica, i testi, la fratellanza, la comunità riescano a superare tutti i confini. Sono stato in nazioni come per esempio la Thailandia e la gente che mi vedeva comunque per la prima volta si metteva a parlare con me, a volte per ore, di musica, delle band che erano in tour, delle persone che avevano conosciuto, e non puoi fare a meno di capire che l'hardcore è conosciuto e diffuso in tutto il mondo e ti permette di stringere rapporti con nuove persone.

 

Considerata la strada che avete percorso finora in questi tredici anni di carriera, dove ti immagini che saranno i Terror tra altri tredici anni?

 

(ride, ndr). Tredici anni! Avrò 55 anni! Non ne ho la minima idea, non so se i Terror saranno ancora attivi. Credo che abbiamo ancora alcuni anni davanti a noi d'attività, ma tredici anni sono decisamente tanti. Magari sarò in una band che suona una volta ogni tanto. Non credo che ce la faremo a suonare così frequentemente come stiamo facendo ora. Credo proprio che per allora il mio cervello sarà completamente polverizzato! (ride, ndr)

 

Ti ringrazio per il tempo che ci hai concesso per questa intervista e ti lascio questi ultimi minuti a tua completa disposizione per lanciare un messaggio ai nostri lettori.

 

Sono io a ringraziare te per il tempo che mi hai dedicato ed esorto tutti a dare un ascolto al nostro nuovo album. Come band siamo estremamente soddisfatti del risultato ottenuto con "The 25th Hour" e credo che chiunque sia interessato alla musica aggressiva e selvaggia troverà pane per i suoi denti in questo disco.




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