Volbeat (Rob Caggiano)
In occasione del passaggio dei Volbeat in Italia, abbiamo scambiato quattro chiacchiere con il loro chitarrista Rob Caggiano.
Articolo a cura di Icilio Bellanima - Pubblicata in data: 26/11/19
Ciao Rob e benvenuto su SpazioRock.it. Come sta andando il tour? Ho letto che avete avuto qualche problema, spero ora sia tutto ok.
 

Sì, il tour sta andando alla grande e ora è tutto ok. Quella di oggi è l'ultima data di questa parte del tour, poi ci prenderemo due settimane di pausa e riprenderemo con i concerti in Polonia.

 

Cosa si prova a suonare in compagnia di band come Baroness e Danko Jones, che nonostante qualche somiglianza col vostro sound o parte dello stesso, hanno fanbase differenti dalla vostra?

 

Non so, adoriamo sia Danko Jones che i Baroness. Con Danko in particolare siamo già stati in tour e lui è presente anche sul nostro ultimo album, quindi non è la prima volta che le nostre strade si incrociano. Sarà un tipo diverso di rock'n'roll rispetto a quello che suonano i Volbeat, ma è pur sempre rock'n'roll, e lo stesso vale per i Baroness, ci piacciono un sacco e direi che il pubblico sta apprezzando questo tour.

 

A proposito di tour, tu sei un musicista ma anche un produttore. Ti trovi più a tuo agio sul palco o nel tuo studio?

 

Mi piacciono entrambe le cose, adoro suonare dal vivo ma anche registrare musica, non saprei scegliere la mia attività preferita tra le due. Per me si tratta sempre di creare musica, che è quello che amo.

 

Per quanto riguarda il vostro ultimo album, Rewind, Replay, Rebound è uscito ad agosto. Com'è stato accolto finora?

 

In generale credo sia stato accolto molto positivamente. I fan hanno recepito alla grande il nuovo materiale e l'accoglienza è stata incredibile. Ovviamente come accade con ogni band in crescita che prova qualcosa di nuovo, i vecchi fan possono essere un po' confusi o cose del genere, ma in generale è stato accolto positivamente. Ce lo han fatto capire sia l'accoglienza del pubblico che i passaggi in radio.

 

volbeat11

Cosa si prova a suonare questo nuovo materiale, forse meno pesante rispetto al passato? Concordi con questa affermazione? E con la dimensione live tendete ad "appesantirlo" oppure no?

 

Sinceramente non credo sia così. Qualcosa è "pesante" in base ai punti di vista. E partiamo dal presupposto che i Volbeat non sono mai stati una band metal, e credo che te lo confermeranno anche gli altri membri. I Volbeat sono sempre stati una band rock'n'roll ispirata dal metal, dal punk, dal country, dal pop, e altro ancora. A noi piace la musica, ed è questo l'importante quando scriviamo nuovo materiale. La parola "pesante" è molto interessante, perché una canzone può essere più melodica, sotto certi punti di vista, ma il testo può essere "pesante", e credo sia applicabile a tante canzoni del nuovo album. Credo quindi che con Rewind, Replay, Rebound abbiamo preso tutti gli elementi tipici del sound Volbeat e li abbiamo enfatizzati al massimo per provare a ottenere qualcosa di nuovo, quindi c'è qualche canzone che è ancora più melodica, qualche canzone invece più pesante (penso a The Everlasting), e anche l'influenza degli anni 50 e 60 la trovo molto più autentica, come in Die to Live. Credo ci sia qualcosa per tutti in questo nuovo album.

 

Hai praticamente risposto alla mia prossima domanda, ovvero: "Elvis è dio, ma chi o cos'altro ha influenzato i Volbeat nell'evoluzione del loro sound?" Magari vuoi menzionare qualche band nello specifico?

 

Io sono di New York, loro di Copenhagen, siamo cresciuti in posti differenti del pianeta, ma musicalmente abbiamo simili origini. C'è tanta influenza del rock'n'roll vecchia scuola. Io sono cresciuto con la musica che ascoltava mio padre, con il sound di Phil Spector che io adoro, un idolo del Rob producer. Poi certo, dentro ci sono anche Johnny Cash, il metal (e in particolare i Big 4), e lo stesso vale per il resto della band: Metallica, Slayer, Anthrax, Megadeth, per noi sono stati fondamentali. Ma anche Iron Maiden, Judas Priest, Beatles, Rolling Stones... le nostre influenze sono le più disparate.

 

"New York", appunto. Tu vivi lì, mentre il resto della band è in Danimarca. Come fate, all'atto pratico, a provare e a scrivere musica?

 

Ho passato un bel po' di mesi a Copenhagen, durante i quali ci siamo chiusi in studio per lavorare ai pezzi dell'album, per la pre-produzione, per elaborare nuove idee. Quindi per rispondere alla domanda, sono andato io da loro, le prove le facciamo lì. Ma cogliamo l'occasione per farle anche quando siamo in tour, sfruttiamo il soundcheck per provare pezzi nuovi, cambiare le setlist, inserire brani che non abbiamo mai eseguito, cose così.

 

Tra 2 anni sarà il ventennale della band. Avete qualcosa di speciale in programma?

 

No, sinceramente non abbiamo ancora iniziato a pensarci, è presto (ride NdR).

 

Al momento suoni in una band che mescola i generi più disparati, in passato hai suonato con i leggendari Anthrax, e hai anche collaborato con una figura di spicco della scena black metal come Dani Filth. Esiste un genere che proprio non sopporti?

 

In realtà no, io ascolto davvero di tutto, e credo che ci siano cose buone (e altre meno) in qualsiasi genere. Tendenzialmente, nel mio privato, ascolto sempre meno musica pesante, probabilmente perché sono anni che la ascolto, la suono, la registro. Se ascolto heavy metal, o è roba davvero estrema, oppure i classici (Maiden, Sabbath, Priest). Comunque davvero, ascolto di tutto: jazz, country e altro. Lo faccio per cercare nuove fonti di ispirazione. Nell'ambiente rock e metal ci sono molte persone dalla mente davvero chiusa, ma per me è un peccato, perché si perdono davvero tanta buona musica.

 

A proposito dei gusti musicali: com'è il pubblico dei Volbeat? Ci sono più metallari o più rocker?

 

Il nostro pubblico è davvero un gran mix, non saprei nemmeno come inquadrarlo con una singola etichetta. Vediamo tanti bambini, tanta gente più in là con l'età, qualcuno che indossa una t-shirt degli Slayer, oppure una dei Beatles. C'è grande varietà.




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