Opeth (Fredrik Åkesson)
Dopo l'uscita del loro quarto DVD "Garden Of The Titans", e con una grande novità in cantiere, gli Opeth, fertili e vivi, si raccontano con la voce dello storico chitarrista Fredrik Akesson
Articolo a cura di Valerio Cesarini - Pubblicata in data: 11/12/18
Ciao Fredrik e bentornato davanti ai microfoni di SpazioRock! Siamo contenti di poter parlare con un membro fondatore di una delle band più iconiche del movimento più moderno del prog death: come stai?

Molto, molto occupato! Sto lavorando al nuovo disco, sto componendo insieme a Biff Byford (dei Saxon NdR) per il suo album solista, e anche con John Norum (degli Europe NdR), e poi ho molti impegni con gli Opeth. E al di là di questo sto anche traslocando e finalmente sto prendendo la patente, quindi non ho un momento libero!

 
E ora bando alle ciance: a Novembre è uscito il vostro quarto album dal vivo, "Garden Of The Titans: Live at Red Rocks Amphitheatre". Cosa rappresenta per voi questo lavoro, quale momento della vostra carriera evidenzia?


Gli ultimi tre dischi in studio sono fra loro, in un certo senso, connessi. Questo concerto, questo live album, rappresenta la chiusura di questo capitolo. In realtà, ci avevano offerto la realizzazione di un live DVD anche per i tour precedenti, ma volevamo farlo quando avremmo avuto abbastanza nuovi brani... E ci siamo trovati alla fine ad averne così tanti da avere qualche problema con la setlist! Il luogo era spettacolare: anfiteatro all'aperto, e già questo ha messo la band in un contesto diverso, mai visto, forse più solenne ed epico. C'è stata una tempesta e faceva freddissimo, quindi il concerto è stato piuttosto difficile, e noi anche un po' infastiditi. E' bello pensare a quello che abbiamo affrontato per realizzare lo show, e poi, riascoltandolo, non è coì male come pensavamo! E a questo aggiungo che la tempesta è di grande effetto sul DVD, col cielo grigio e il vento.

 

Come hai anticipato, scegliere le canzoni non dev'essere stato facile. Da "Ghost of Perdition" alle ultime uscite, come siete arrivati alla scaletta che possiamo sentire nel DVD?

 

Abbiamo cercato di fare qualcosa di eterogeneo, di distribuire i brani scelti in tutta la nostra carriera, e ovviamente un occhio di riguardo è stato volto alla promozione dell'ultimo disco "Sorceress".
Avevamo solo un'ora e mezza e abbiamo cercato di metterci brani da tutti i nostri dischi, anche se credo che "Still Life" e "Orchid" siano rimasti fuori. Per il resto, alcune canzoni le abbiamo scelte apposta per dare qualcosa di inusuale al pubblico, suonando brani che non facciamo ascoltare spesso... E altre, be', si devono suonare per forza.


E ora un piccolo segreto: quali sono le canzoni che preferisci suonare, quali le più complicate o noiose?

 
Io sono molto orientato verso la chitarra, quindi in generale mi diverto con brani dove ci sono lunghi assoli, come "The Wilde Flowers", con una parte moto veloce e difficoltosa. E poi ci sono i classici, come "Demon Of The Fall": là si lavora tutto di memoria muscolare, a volte neanche pensi a cosa sta succedendo e la canzone viene da sé. Quel brano in particolare potrebbe non essere difficilissimo ma ha groove. In generale mi piace la pressione di eseguire parti complicate dal vivo, quindi preferisco suonare canzoni difficili; buttarmi sul palco ed eseguirle. E' questione di mindset, e ovviamente di preparazione: le solite cose, prova in sala, non ubriacarti...E stavolta ci si è messo pure il meteo che non ha aiutato per niente i muscoli a sciogliersi!

 

 

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Parliamo ora di un aspetto nascosto, mai toccato abbastanza, tanto essenziale quanto invisibile al pubblico: la preparazione che c'è dietro alla realizzazione di un DVD dal vivo. Cosa succede dietro le quinte, come affrontate il palco sapendo che, solo per quella volta, si sta registrando un DVD?

 

 
Il primo step è imparare tutte le parti alla perfezione. Ascoltiamo le canzoni tantissime volte, dobbiamo essere veramente a nostro agio con esse. Solitamente prima delle prove di tutta la band io mi siedo con Mikael (Akerfeldt, ndr) e ci mettiamo a suonare insieme. A volte filmo i riff col telefono! Per il resto, l'unica differenza è stata che in questo tour abbiamo fatto, per la prima volta un paio di prove con produzione, quindi simulando proprio l'ambiente di un palco dal vivo, con tutti gli impianti possibili accesi. E' stato utile e divertente. Poi, ci vogliono sempre un po' di concerti prima di essere al massimo della forma. Per questo concerto in particolare, in realtà, non è che abbiamo fatto molto di diverso dalla normale routine pre-show: siamo solo saliti sul palco suonando le nostre canzoni, senza pensare alle telecamere. L'unica cosa di cui avevamo parlato era se fosse il caso di indossare tutti delle giacche di pelle - di solito non ci interessiamo proprio di questo!


Dopo che tutti i brani vengono suonati e registrati, arriva un'altra parte essenziale nella produzione di un disco: la post-produzione, il mixaggio, l'editing, insomma tutto ciò che si può fare per rendere i brani il più puliti possibili. Quale approccio avete usato nella produzione di "Garden Of The Titans"?

 
Quando registri un concerto dal vivo e poi ti accorgi dei piccoli errori, è un po' frustrante, ma è molto importante non ripulire troppo, pena un disco sterile e non sincero. Abbiamo optato dunque per un approccio molto organico, lasciando qualsiasi neo e tutta la bellezza del live, e correggendo il meno possibile. Per esempio in "Ghost Of Perdition" abbiamo avuto un problema tecnico per cui la chitarra era completamente scordata - ovviamente in quel caso abbiamo dovuto fare un overdub. Per il resto, c'è perfino stato un momento in cui io volevo risuonare alcuni assoli perché col freddo secondo me non erano al massimo delle mie possibilità, ma Mikael ha detto di lasciare tutto così com'era. Volevamo che fosse veramente live!


In un'intervista di ormai più di un anno fa, Mikael disse di avere l'intenzione di ritirare gli Opeth dalla scena dal vivo e fare solo musica in studio. Qual è la tua posizione a proposito?

 
Mi dispiace un po' perché adoro suonare e adoro stare con la band. Ma ora abbiamo un disco nuovo in cantiere, un nuovo tour - insomma, non succederà! Fra l'altro, ovviamente, veniamo pagati facendo i tour e questo è un grosso incentivo a continuare. E' vero, forse viaggiamo un po' meno, ma questo aiuta a preservare la band. Penso che abbiamo ancora molta musica interessante, molto da dire, e che Mikael adotti semplicemente la mentalità di "un disco alla volta".


Come ci hai anticipato, gli Opeth sono già a lavoro per il nuovo disco in studio. A che punto siete?

 

Siamo al punto che abbiamo deciso di registrare a Stoccolma, agli Atlantis Studios, cosa che non facevamo da "Heritage". E' vicino a casa mia e a quella di Mikael, tanto che ci arriviamo a piedi! Andremo a registrare probabilmente questo novembre, quindi la data dell'uscità sarà intorno a Marzo, o almeno questi sono gli obiettivi. Abbiamo già dodici canzoni, e qualcun'altra in cantiere.
Ad oggi tutti stanno ascoltando le demo e imparando le proprie parti, non abbiamo neanche ancora provato. E se prima provavamo ognuno per se, per questo disco abbiamo deciso di farlo in gruppo, dunque proprio come sul palco... Ci connetterà ancora di più.

 
C'è la possibilità di trovare dei growl su questo disco?


Non ne sono ancora sicuro! Sarà sicuramente un disco diverso dagli ultimi tre, sarà molto complesso, uno dei più difficili che abbiamo mai fatto.


E noi non vediamo l'ora! Per salutarci, cosa possiamo aspettarci dagli Opeth in futuro?


La priorità ovviamente è far uscire il nuovo disco e andare in tour. Viaggeremo per l'Europa intorno a settembre 2019, ad oggi abbiamo ufficialmente un solo concerto confermato, in estate. L'Italia sarà ovviamente inclusa nel tour, per almeno una data...In realtà mi piacerebbe venire di più in Italia, è principalmente una questione di richieste, ma... non ci sono porte chiuse.




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