At The Gates (Martin Larsson)

A dare nuova vita al death metal degli anni '90 ci hanno pensato gli At The Gates con il nuovo album "To Drink From The Night Itself", uno sguardo al passato con intenti e sonorità del tutto innovative e sorprendenti.

 

Articolo a cura di Sophia Melfi - Pubblicata in data: 29/05/18

Ciao Martin e benvenuto su SpazioRock.it! Iniziamo con qualche domanda... Come vi sentite in merito alla pubblicazione del vostro nuovo album "To Drink From The Night Itself" e come pensate che reagiranno i vostri fan?

 

Ovviamente ci sentiamo molto soddisfatti di quest'ultimo lavoro. Abbiamo puntato su un tipo di sound più vario e credo che siamo riusciti a raggiungere il nostro obiettivo. Spero che la gente lo apprezzi. E' un album più ricco dei precedenti sia concettualmente che musicalmente.

 

Dopo un periodo di inattività con la band, dal 1996 al 2010, siete ritornati in campo come uno dei gruppi death metal più influenti. Cosa pensi dell'attuale panorama musicale? Ritieni che il vostro ritorno abbia apportato delle conseguenze nella scena death metal?

 

E' sempre difficile parlare della propria influenza, non ci si pensa molto in genere. Ritengo comunque che abbiamo avuto un certo impatto sul panorama musicale, senza dubbio. La nuova scena musicale mi sembra molto valida, all'epoca era noiosa e non certamente florida come adesso.

 

Che tipo di sonorità avete raggiunto con questo nuovo album?

 

In un certo senso abbiamo guardato indietro a ciò che abbiamo fatto quando abbiamo iniziato a suonare, ma ovviamente ci siamo spinti verso qualcosa che non avevamo mai fatto prima e credo che continueremo su questa strada. La svolta è avvenuta con la registrazione di "Slaughter Of The Soul", in quel momento abbiamo creato qualcosa di veramente innovativo ed è anche quello che ci siamo riproposti con quest'album. Fondamentalmente il sound è lo stesso, ma il nostro obiettivo è creare qualcosa di nuovo guardando sempre al passato.

 

atthegates160520181000

 

Gli anni '90 furono un periodo particolarmente florido per il metal, cos'hanno rappresentato per voi e cosa vi è rimasto di questi anni in termini di sonorità?

 

Per me è stato il periodo in cui sono cresciuto e in cui ho scoperto nuova musica, un periodo di grossa creatività e cultura in cui è avvenuto parecchio dal punto di vista musicale. Da un mese all'altro si notavano già parecchi progressi, anche nella scena death metal. C'era più movimento all'epoca che adesso, a distanza di anni, perché il death metal era qualcosa di nuovo che stava lentamente esplodendo.

 

La copertina dell'album si ispira all'altare di Pergamo, uno dei maggiori capolavori dell'arte ellenistica. Perché avete scelto questa specifica rappresentazione?

 

L'album si ispira ad una novella chiamata "L'Estetica Della Resistenza", quindi la cover si ricollega benissimo al concept dell'album. E' difficile parlarne, ma nasce tutto da un sentimento di frustrazione verso una condizione di apatia che si prova con il mondo intero.

 

Qual è il nesso tra il vostro album di debutto "The Red In The Sky Is Ours" e "To Drink From The Night Itself"?

 

Il collegamento riguarda il modo in cui i testi sono stati scritti principalmente, anche in termini di sonorità, ma soprattutto nei testi e nel contesto in cui sono stati creati. Sentiamo ancora quel bisogno di esprimere noi stessi attraverso la musica cercando di rendere tutto ciò che facciamo essenziale e significante.

 

atthegates160520181400

 

Quanto hanno influito le vostre attività parallele con altre band come The Haunted, Cradle Of Filth, Disfear e The Crown sul nuovo album?

 

Non c'è una vera e propria connessione esplicita tra il lavoro con le altre band e il nostro nuovo album, ovviamente essere in così tanti gruppi con differenti personalità ti influenza, ma non ritengo che, da un punto di vista strettamente musicale, abbiano avuto dei considerevoli rivolgimenti sul nuovo album.


Siete considerati una delle band più influenti del melodic death metal, un genere che ha origine dal thrash, black e death metal con qualche sfumatura hardcore, in particolar modo nelle sezioni vocali. Da dove provengono tutte queste influenze e sono tutte presenti nel vostro nuovo album o ce n'è qualcuna predominante sulle altre?

 

Non ci siamo mai pensati all'interno della scena melodic, ma semplicemente in quella death metal. Il lato melodico del nostro sound risiede probabilmente nel fatto che per pochi anni abbiamo suonato pezzi più armonici di altre band death metal. Volevamo semplicemente fare un album metal classico, come quelli di band con le quali siamo cresciuti come i Priest, Maiden, King Crimson ecc.. Abbiamo raggiunto il culmine delle nostre aspettative con "Slaughter Of The Soul". In questo senso ci si puo definire una band melodic perché guardiamo a ciò che ascoltavamo prima di più melodico, barocco e classico. Abbiammo messo insieme tutte queste influenze nell'album, nonostante il nostro essere dei "metal head" a vita siamo continuamente curiosi e cerchiamo sempre nuove ispirazioni e sonorità.

 

Come sono i rapporti con l'attuale lineup?

 

L'atmosfera è serena, dopo un breve periodo di caos ci siamo ritrovati.

 

Grazie del tuo tempo Martin, questa era l'ultima domanda. Vuoi lasciare un messaggio ai vostri fan italiani e ai nostri lettori?

 

Sfortunatamente avremmo dovuto suonare in Italia in passato, ma per via di alcuni disguidi le date furono cancellate. Saremo al Rock The Castle a Verona quest'estate, ma speriamo di suonare in Italia anche come headliners un giorno!




Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool