Lacuna Coil (Andrea)
Andrea Ferro, fondatore dei Lacuna Coil 22 anni or sono, ha concesso un'intervista a SpazioRock.
Risposte a tutto campo, dall'ultimo album "Delirium" al rapporto con i fan.
Articolo a cura di Simone Maurovich - Pubblicata in data: 01/07/16

Dove nasce l'ispirazione per Delirium?

 

Mentre stavamo scrivendo il disco cercavamo un ritornello proprio per Delirium con un bel suono e un bel significato. Da li si è aperto tutto il concetto che poi abbiamo messo nel disco, perché fino a quel momento non eravamo focalizzati su quello che stavamo facendo. Da li è venuto tutto naturale: dalla locandina del disco ai nostri vestiti sul palco. Insomma tutto quello che potesse ricollegarsi al tema delle malattie mentali e della follie di tutti i giorni. Abbiamo costruito questo disco come se ogni canzone fosse una stanza di manicomio diversa come ad esempio You Love Me Cause I Hate You ispirata dalla Sindrome Di Stoccolma.

 

Qual è, se c'è, il brano che, riascoltandolo, ti lascia maggiori sensazioni?

 Non ce n'è una sola perché, a differenza di altri lavori precedenti, non c'è una canzone simbolo come fu Trip The Darkness (contenuta in Dark Adrenaline n.d.r.) o come Our Truth (contenuta i Karmacode). Per come è stato costruito questo disco è un viaggio mentale e musicale perciò ogni canzone è diversa dalle altre, come ad esempio la traccia che apre il disco The House Of Shame, decisamente più heavy oppure Delirium decisamente più melodica.

 

Quanto sono cambiati i Lacuna Coil rispetto a "Broken Crown Halo"? 


Beh siamo cambiati, soprattutto nella line-up. Questo è infatti il primo disco con Ryan (Blake Folden n.d.r.) come batterista da studio, anche se era con noi da parecchio tempo come tecnico della batteria e ha poi sostituito pian piano Cristiano (Mozzatti n.d.r.) e ha sicuramente caratteristiche diverse rispetto a lui: un suono diverso, una spinta diversa, alcuni pezzi con la doppia cassa. È stato anche il primo disco senza un chitarrista fisso in quando Maus (Marco Emanuele Biazzi n.d.r.) aveva lasciato poco prima delle registrazioni e quindi Marco (Coti Zelati n.d.r.) si è un po' fatto carico anche delle parti di chitarra. Anche per questo motivo abbiamo chiesto ad amici di aiutarci nelle parti soliste e melodiche. Ovviamente tutto questo ha influito sulla composizione del disco, perché se da una parte c'è lo zoccolo duro della formazione, dall'altra questi nuovi innesti hanno portato nuova linfa al gruppo.

 

Vi aspettavate l'uscita di Marco "Maus" Biazzi e quanto ha influito su Delirium? 


Sul disco vero e proprio non ha influito particolarmente perché era già quasi tutto scritto, quindi è cambiato poco dal punto di vista compositivo. Sicuramente dal punto di vista emotivo e personale è stata una cosa che ti destabilizza perché l'uscita, per quanto comprensibile, ci sta se non hai più stimoli per andare avanti o magari non puoi impegnare il tuo tempo vitale e proseguire questo percorso. È sempre un cambio che, come detto, destabilizza perché sono persone con cui abbiamo condiviso tanti anni e raggiunto tanti traguardi. Noi comunque porteremo avanti il progetto perché le caratteristiche fondamentali sono sempre quelle.

 

In questo ultimo lavoro ci sono parecchie collaborazioni tra le quali spicca Myles Kennedy degli Alter Bridge. Cosa vi ha spinti a suonare con lui e perché?

 

Non avevamo un chitarrista vero e proprio quando abbiamo registrato il disco e volevamo mettere le canzoni che avevamo preparato e che avevamo pensato per Maus, ma essendoci stato questo cambio abbiamo deciso di chiedere ad amici di vario tipo di collaborare anche per arricchire il disco e farlo come lo avevamo immaginato. Con Myles siamo amici da tanti anni perché Cristina (Scabbia n.d.r.) aveva collaborato con gli Alter Bridge e quando suoniamo a Spokane (città in cui abita il cantante n.d.r.) che è anche la città natale di Ryan il nostro batterista, lui viene sempre con la moglie a sentirci. Abbiamo provato a mandargli un messaggio, sapendo anche i suoi molteplici impegni con il gruppo e anche con Slash, e non credevamo ci rispondesse subito. Invece si è reso disponibilissimo e tra i pezzi che gli abbiamo mandato ha scelto Downfall che è la più vicina al suo mondo musicale. Ci ha mandato il suo assolo e li abbiamo capito che era perfetto per quello che avevamo in mente e lo abbiamo inserito subito.

 

Avete fatto molte cover - la più famosa è Enjoy The Silence - e questa volta omaggiate Madonna con Live To Tell. Se aveste l'opportunità quale brano di una band famosa avreste voluto scrivere? 


Beh ce ne sono sicuramente tantissimi. Noi siamo più propensi a scegliere brani degli anni '80, canzoni con le quali siamo cresciuti e ai quali siamo più legati. Difficilmente facciamo cover metal perché, essendolo anche noi, non avrebbe molto senso. Gli anni '80, per quel che riguarda il pop, è stato sicuramente un periodo d'oro con i Depeche Mode, Michael Jackson, Madonna su tutti e sicuramente quegli anni sono i nostri preferiti nei quali attingere. La cover di Madonna è nata per caso perché Cristina ha sempre amato quella canzone e a natale dello scorso anno Marco le aveva regalato una versione strumentale di questo brano. Ha provato in seguito a registrare le parti ed essendo venute bene abbiamo deciso di utilizzarla come canzone bonus del disco.

 

Per un appassionato di musica che non vi ha mai sentiti e leggendo questa intervista è incuriosito dai Lacuna Coil e da Delirium, cosa gli diresti per spingerlo all'ascolto?

 

Beh quello non è mai facile soprattutto oggi che ci sono molti mezzi di fruizione sui quali ascoltare la musica per cui ascoltare qualcosa per curiosità è difficile se non piace a tutti.
Però devo dire c'è ancora molta curiosità nella gente; ad esempio quando eravamo in tour e avevamo il nostro bus coperto con la foto gigante del nostro disco con il nostro nome, la data di uscita dell'album è capitato che, quando era fermo davanti all'hotel dove alloggiavamo o in autogrill, c'erano i camionisti che leggevano il nome e andavano su Google a cercarci, per poi avvicinarsi e complimentarsi con noi dicendoci "non vi conoscevamo vi ho cercati e ho ascoltato subito il vostro disco". Al giorno d'oggi magari è difficile per via del bombardamento di offerte che arrivano, ma c'è ancora molta curiosità ed è il mezzo importante per farsi conoscere, oltre al passaparola che fa la differenza tra i gruppi che vanno e vengono e quelli che, anno dopo anno, continuano il loro percorso.

 

Cosa consigliereste ad un gruppo alle prime armi qui in Italia che vorrebbe tentare la scalata al successo senza passare per i reality show?

 

Il reality show va bene se credi di fare una carriera prettamente commerciale, anche di successo, ma senza una musica particolarmente ricercata. Se invece ti interessa fare un percorso diverso allora i reality show ti potrebbero precludere questo tipo di carriera. I Lacuna Coil ad esempio non iniziano a suonare per diventare conosciuti, altrimenti non avremmo scelto di fare gothyc o death metal. Il nostro successo è dovuto al duro percorso che abbiamo fatto e che, ovviamente, ci ha portati a fare foto, firmare autografi. Tutto questo a noi fa estremamente piacere e mai avremmo pensato di poter raggiungere nemmeno la metà di quello che invece abbiamo ora. Per noi la musica è sempre e stata solo passione e lo è ancora oggi. Infatti dopo 20 anni abbiamo fatto il disco più duro e pesante della nostra carriera.

 

 


Qual'è la città che ancora non avete toccato con il vostro tour e nella quale vorreste suonare?

 

Ce ne sono sicuramente tante. Diciamo che come continente ci manca l'Africa. Forse, realisticamente, è il Sud Africa il posto dove potremmo andare a suonare. Ci avevano anche invitati qualche anno fa ma, essendo capodanno e dopo un estenuante tour, abbiamo deciso di stare con le nostre famiglie (ride n.d.r.). Se proprio dovessimo scegliere andremo a Città Del Capo che sarebbe proprio la ciliegina che ci darebbe la possibilità di aver suonato ovunque. Poi chiaramente ci sarebbero i posti dove andremmo a suonare solo per poterli visitare come l'Alaska o l'Islanda. Anche in Asia siamo andati di recente (in Cina n.d.r.) ma essenzialmente vorremmo suonare in luoghi dove non siamo mai stati.

 

Che rapporto avete con i vostri fan?

 

C'è un rapporto molto profondo e con alcuni ancora di più, perché arrivano a tatuarsi il logo della band piuttosto che i ritratti o le nostre firme. Soprattutto in America forse perché li la musica viene vissuta, forse per via della società molto disgregata, di famiglie disunite, in maniera diversa. Ma anche qui in Italia iniziano ad appassionarsi non solo alla musica che puoi sentire ovunque ma anche a gruppi come noi, forse perché cantiamo in inglese o perché non facciamo la classica musica popolare. C'è sicuramente una forte crescita perché, ad esempio, ai nostri concerti ci sono generazioni che vengono a vedere come un padre che accompagna un figlio. Sicuramente tutto questo è anche aiutato dai social media come Facebook, Instagram che aiutano ad avere un contatto giornaliero. Capita anche che ci portino da mangiare, le carte prepagate di Starbucks, insomma ci coccolano come se fossimo parenti.

 

In conclusione, che voto dareste a Delirium?

 

Beh 10 no perché forse 10 lo darei solo ad alcuni dischi che hanno fatto la storia della musica, però sicuramente un 8 pieno se lo merita perché comunque è un disco vario, sentito, vero.Che ha un tema, delle idee alle quali le persone possono legare delle sensazioni e dei pensieri. Non è un disco che ricerca il successo a tutti i costi, ma che ha fascino da ogni punto di vista quindi sicuramente un 8 pieno lo merita.

 

Qual è il saluto di Andrea Ferro dei Lacuna Coil ai lettori di SpazioRock?

 

Saluto tutti e ringrazio tutti quelli che già ci seguivano e invito chi non ci ha mai sentiti ne sentito nominare ad ascoltare i nostri dischi, l'ultimo in particolare perché è più fresco ma anche gli altri visto che fanno parte della nostra storia. Qualora vi dovessero piacere veniteci a sentire dal vivo, visto che suoneremo molto in Italia quest'estate. Per le date potete tranquillamente consultare il nostro sito www.lacunacoil.it oppure la pagina Facebook, Instagram o Twitter. Anche per quanto riguarda il tour europeo di questo inverno abbiamo intenzione di chiuderlo tornando a suonare nel nostro paese.




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