Van Canto (Stefan Schmidt)
I Van Canto hanno da poco dato alle stampe l’album più importante della loro carriera, un nuovo tassello della loro particolare carriera, che si segnala sia sotto l’ambito concettuale che sotto quello esecutivo. Abbiamo quindi raggiunto un estremamente motivato Stefan Schmidt, responsabile all’interno della band dei vocalizzi rakkatakka bassi, per indagare le novità portate dal loro primo Metal Vocal Musical.
Articolo a cura di Stefano Torretta - Pubblicata in data: 13/04/16

Benvenuto su SpazioRock. È un piacere ospitarvi sulle nostre pagine, soprattutto in occasione di un progetto ambizioso e particolare come “Voices Of Fire”. Come è nata questa vostra nuova fatica discografica?

Volevamo creare un qualcosa di molto più ambizioso rispetto al solito, un progetto che valicasse i confini del solo ambito musicale. Tutto, in quel progetto, avrebbe dovuto, in qualche modo, essere connesso con la voce umana. Sly si è occupato di ideare le componenti basilari dell’ambiente ed i personaggi principali di un mondo fantasy ed il risultato è questo Van Canto Metal Vocal Musical, un romanzo (stampato in lingua tedesca ma disponibile in inglese come ebook) ed un audiobook in tedesco che presenta anche dei brani aggiuntivi a cappella.

Avete collaborato con Christoph Hardebusch, rinomato autore tedesco di libri fantasy, per la creazione di una storia da usare come trama per il nuovo album. Creare ex novo ed in parallelo un album ed un romanzo, con i due poli che si influenzavano a vicenda, ha presentato problemi?

Nessun problema, ma tantissimo duro lavoro! Hahaha (ride, ndr). È stata un’esperienza fantastica, abbiamo potuto lavorare a stretto contatto con delle menti estremamente creative, non solo Christoph, ma anche Osmar, l’illustratore.

Collaborando con Hardebusch, quanto le idee che avevate in partenza si sono mantenute e quanto invece si sono modificate per il suo contributo?

Come ho detto, le idee base provengono da Sly, che poi le ha discusse con Christoph, il quale a sua volta ha sviluppato una storia completa basata su quelle idee. Direi che il 90% delle idee di cui Sly mi ha parlato prima che contattassimo Christoph è rimasto invariato. Ma naturalmente sviluppare un’idea base e scrivere un romanzo da 500 pagine sono due cose totalmente differenti.

Rispetto ad altre band che hanno realizzato CD di power metal sinfonico a tema fantasy, quanto vi siete dovuti limitare in quanto a complessità dei brani, potendo fare affidamento solo su strumenti umani?

Non abbiamo mai cercato di paragonare il nostro songwriting con quello di altre band, ma abbiamo sempre cercato di pensare quanto sia possibile fare utilizzando solamente le voci e la batteria. Questa volta abbiamo creato uno “strumento canoro” di tono più basso, per poter lasciare più spazio ai cori ed alle voci principali. Mentre stavano componendo i singoli brani ci siamo accorti che il suono in generale stava diventando un po’ troppo complesso, pomposo, quindi abbiamo cercato di mantenere la struttura delle canzoni un poco più lineare per poter dare vita ad un ascolto complessivo molto più godibile.

Avete già distribuito il video di “The Bardcall”, con John Rhys-Davies (Gimli in Il Signore degli Anelli e Re Eventine Elessedil in The Shannara Chronicles) come narratore. Un grande attore ben conosciuto nell’ambito fantasy. Avete pensato fin da subito a lui per quella parte o vi siete arrivati per vie traverse?

Avevamo preparato per la parte di narrazione una lista di attori estremamente corta e John era in cima a quella lista. L’idea di inserirlo nel video ci è venuta in un secondo momento, e siamo estremamente orgogliosi e felici che lui abbia voluto prendere parte alle riprese con grande partecipazione.

 

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Nel video appaiono alcuni disegni di Osmar Arroyo, dotato artista brasiliano. Come siete arrivati a sceglierlo?

Il tutto è partito, nuovamente, da Sly, che ha avuto alcune idee visuali di quel mondo fantasy e dei suoi abitanti. Aveva avuto dei contatti su Facebook con Osmar, il quale gli aveva detto che sarebbe stato estremamente felice di poter lavorare con i Van Canto. Per questo progetto è stato, quindi, la scelta migliore che potessimo fare.

Oltre al disegno di copertina, dobbiamo aspettarci altre sue creazioni all’interno del booklet?

Certamente. All’interno del mediabook in edizione limitata potete trovare altre 14 sue illustrazioni, che si vanno ad aggiungere, naturalmente, alla copertina.

Gli avete lasciato totale libertà di immaginare autonomamente come dare vita al vostro mondo fantasy o ha seguito delle vostre linee guida?

Sly ha realizzato alcune bozze base per le prime tre illustrazioni, ma da quel punto in avanti Osmar ha avuto modo di sbizzarrirsi a piacere, ed il risultato è stato veramente fantastico.

Oltre alla versione su CD e su LP, “Voices Of Fire” sarà anche presentato in una speciale edizione mediabook. Cosa dobbiamo aspettarci da questo pacchetto speciale? Sarà una festa per tutti gli amanti del fantasy?

L’attrazione principale del mediabook sono le illustrazioni ed una bonus track registrata insieme ad un coro di 80 voci della Tasmania.

Il vostro progetto di Vocal Metal Musical ha richiesto ben sei anni per essere completato. Come mai vi ci è voluto così tanto tempo?

Sei anni fa abbiamo iniziato a pensare ad un “Vocal Metal Musical”, ma all’epoca eravamo più focalizzati verso una realizzazione di ambito teatrale. Per un qualche motivo ci siamo trovati bloccati, quindi abbiamo deciso di tentare una nuova via e di dare vita ad un connubio romanzo/album. Abbiamo iniziato a lavorare su questa nuova direzione circa due anni fa, e da allora le cose si sono mosse abbastanza in fretta.

 

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Per la prima volta in carriera avete collaborato con la London Metro Voices, sicuramente famosi per il loro lavoro su Il Signore degli Anelli, ma anche per due capitoli de I Pirati dei Caraibi. Quali erano i requisiti che cercavate quando avete pensato a loro come coro per il vostro disco?

Volevamo avere dei veri cantanti, abituati a cantare tutti insieme, non qualcuno che semplicemente sovraincidesse delle voci in studio. Volevamo anche delle persone di lingua madre inglese che avessero già esperienza con le colonne sonore e con l’ambito fantasy. Per noi è stata un’esperienza fantastica, abbiamo potuto vedere ed ascoltare il coro che dava vita al nostro materiale. Hanno fatto di sicuro un grandissimo lavoro!

Dopo cinque studio album ed un Vocal Metal Musical credete che vi sia ancora spazio per evolvere il vostro concetto di metal a cappella?

Assolutamente sì! La voce umana è così versatile e modificabile che vi saranno sempre nuove idee da esplorare! Al momento comunque focalizzeremo la nostra attenzione sull’esecuzione dal vivo del nuovo album e dei primi 10 anni di carriera dei Van Canto.

Dovendo fare affidamento unicamente sulla vostra voce, i tour sono sicuramente i momenti più delicati della vostra carriera. Se si rompe una chitarra la si sostituisce, ma se uno o più di voi ha problemi alla gola c’è poco da fare. Quali regole seguite per evitare il più possibile di ritrovarvi con un membro fermo per problemi alla gola?

Possiamo cantare solamente per 3 o 4 spettacoli di fila e quindi prenderci una piccola pausa. Purtroppo dobbiamo anche limitarci fuori dal palco, non possiamo fare festa in modo troppo selvaggio, a meno che non si sia giunti alla fine di un blocco del tour! Hahaha (ride, ndr).

Visto il vostro stile musicale, immagino che i vostri fan più accaniti non si limitino a cantare le vostre canzoni, ma vi sostengono anche durante i vocalizzi... a quali livelli di partecipazione arrivano?

Sì, immagini il giusto! È sempre bello riuscire a vedere gente del pubblico che canta anche le parti di chitarra. Ve ne sono alcuni che riescono a farlo per tutto uno show intero, quindi se mai dovessimo aver bisogno di trovare dei rimpiazzi, sapremmo senza dubbio dove cercarli! Hahaha (ride, ndr).




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