La storia recente degli Harmaline assomiglia alla classica favola a lieto fine, in cui da una situazione di crisi ne è nata un'opportunità: una formazione a quattro, la defezione di due elementi, la rinascita e la vittoria all'LP On Tour.
L: In questi casi ci si sente davvero come catapultati in una sorta di favola, le cose stanno andando bene ma è stata dura perché ritrovarsi in due significa tante cose, in primis rimboccarsi le maniche e ripartire da capo, ci si trova spiazzati perché vengono di colpo a mancare i contatti umani che sono comunque importanti in un gruppo.
V: L'ultimo live con la formazione a quattro risale al febbraio 2016, dopodiché ci siamo fermati nell'attesa che magari qualcuno degli ex membri ci ripensasse. Nel frattempo Luca si è messo al lavoro riarrangiando l'intero repertorio, ed è stato come ripartire da capo, devi farti conoscere di nuovo anche da chi già ti conosceva, per cui ci siamo messi alla ricerca continua di contest che potessero darci un minimo di visibilità, pensa che ho passato nei primi due mesi di quest'anno intere giornate a cercare qualsiasi tipo di manifestazione che potesse fare al caso nostro... ci serviva per avere dei feedback, poi siamo incappati nel "LP On Tour" ed eccoci qui...
Da dove vengono di preciso gli Harmaline? Qual è la vostra storia precedente?
V: Io in verità sono arrivata dopo, all'inizio andavo solo a vedere i loro concerti e chiedevo di continuo se avessero bisogno di una corista...
L: Avevamo una band chiamata The Dowsers e poi l'innesto di Viviana ha dato vita agli Harmaline... i primi tre anni di vita della band (2013-2016) sono stati di lavoro intenso, sala prove tutti i weekend per cercare di costruire un sound che fosse un po' diverso e che mettesse d'accordo tutti i membri; non nego che alcune soddisfazioni ce le siamo tolte, era una formazione fatta da amici e nata all'interno di una solida rete di conoscenze. L'embrione degli Harmaline viene da lì, in modo del tutto inconsapevole, molte cose sono nate dal caso, come ad esempio il nome.
La definizione di armalina abbinata alla vostra musica è decisamente affascinante...
Quello è un processo, stiamo cercando di prendere somiglianza con questa sostanza, l'armalina appunto.
Volete diventare tossici?
Non è una sostanza tossica, quando viene assunta in grandi dosi può dare problemi, ma di base è una sostanza molto blanda, con effetti rilassanti e che aiuta a conciliare le tensioni nervose e i sogni. Questo è il nostro obbiettivo, distaccarsi dal lato terreno e avvicinarsi all'astrazione.
Il disco porta con sé tante influenze differenti e si sentono tutte: Massive Attack, Depeche Mode, persino Anathema o Lamb, ma il risultato è del tutto particolare e originale.
Ci ritroviamo sicuramente nelle influenze che hai citato, tutti questi ascolti hanno reso il progetto particolare e il fatto di avere suonato tante cose differenti ci ha indubbiamente aiutato. Ci sono così tanti elementi che il risultato in un certo senso è causale.
Voi avete raccolto molto dai contest. Che idea vi siete fatti di questo tipo di eventi? Devo ammettere di avere abbandonato molti pregiudizi a riguardo...
V: Mah, questa è una bella domanda... abbiamo vissuto questa esperienza dell'LP On Tour che è OK, ma ne abbiamo fatte altre, diciamo così, diverse...
L: È importante che esistano perchè in alcuni casi permettono alla musica di nicchia di uscire dal guscio anche perché, parliamoci chiaro, nella maggior parte dei locali di base si passano cover band, avere un punto di appoggio per chi propone musica inedita è una risorsa, una possibilità di mettersi in mostra. Alcune rassegne magari sono un po' arcaiche e quindi da rivedere, ma ce ne sono tante altre assai dinamiche e che ragionano con i tempi di oggi. L'opportunità di mettersi in mostra c'è sempre e questa è senz'altro una cosa buona.
Ho provato a immedesimarmi nelle band che partecipavano e ammetto di aver provato sensazioni contrastanti: dopotutto sei tu da solo, hai mezz'ora di tempo, e devi farcela, con tutti i tuoi limiti e i tuoi punti di forza...
V: In effetti ci sentivamo così, ma in generale sul palco è sempre così, e ora che siamo in due succede più che mai, non avere una sezione ritmica alle spalle è tutto un altro mondo, ma allo stesso tempo forse c'è più magia, ci racchiudiamo in questa specie di... palla di vetro, questa bolla di sapone da cui esce la nostra musica... la parte più difficile è l'inizio, quando devi rompere il ghiaccio, ma una volta dentro le canzoni finiamo come risucchiati nel nostro mondo.
Prendere un repertorio concepito per una band e convertirlo a misura di duo. Cosa c'è dietro?
Un culo così...! (risate) anche se non suono strumenti, canto e scrivo i testi...
Direi che la tua voce basta e avanza...
V: Luca è di fatto un polistrumentista, suona piano, basso e chitarra, e ha fatto un grosso lavoro, riarrangiando tutto da capo.
L: I maestri veri nell'arte di riarrangiare sono stati i miei ex compagni di band... mi rendo conto che quando suono il basso lo suono come lo avrebbe suonato il nostro ex bassista, magari un po' peggio! Di sicuro la loro esperienza è stata soprattuto un insegnamento, tutte le persone con cui abbiamo suonato ci hanno lasciato qualcosa. Suonare con gli altri è una scuola di musica vera!
Qual è il significato della copertina, e di quella piuma viola su uno sfondo in bianco e nero?
La puoi vedere in due sensi, c'è questa piuma che sta cadendo nelle mani, ma che può anche proseguire il suo corso e andare altrove. Il viola ha un che di misterioso e spirituale... abbiamo cercato di rappresentare la fede, che oggi c'è e domani chissà... possiamo solo afferrarla per un istante. Noi ci sentiamo un po' come delle piume, quando siamo pronti a cadere arriva il vento che ci porta via.
E i testi?
V: Sono completamente a caso! Scherzi a parte, dipende come nasce il brano. Abbiamo sempre scritto io e lui, io sono molto istintiva, racconto immagini e stati d'animo, la title track l'ho scritta in un periodo di grossa crisi, continuavo ad impegnarmi senza combinare niente, ho scritto questo testo in cui mi sentivo come detto, però c'era sempre il momento in cui guardavo fuori dalla finestra e anche solo una goccia di pioggia che cadeva mi cambiava la giornata. Quel pezzo in particolare ha una storia strana, Luca era partito per Amsterdam portando con sé tutti gli strumenti e aveva affittato una stanza. Un giorno mi scrive e mi manda un pezzo che aveva composto, io poi lo istigo a fare delle zarrate incredibili, sono testi in cui magari ti puoi imbattere in sensazioni un po' pesanti, ma in cui a certo punto spunta qualcosa che ti fa capire che è giunto il momento di reagire... tutti viviamo il mondo di oggi con tutte le sue storture, ma se ti fai sopraffare dagli eventi allora sì che rimani schiacciato.
E' un po' la metafora della vostra carriera: il gruppo si sfalda, voi ne avete raccolto i cocci e avete creato una piccola storia.
L: Avrebbe avuto poco senso lasciare che tutto finisse. E' stato l'istinto di protezione verso i nostri amici a farci diventare un duo, perché per tanto tempo abbiamo sperato che ci ripensassero. A un certo punto sembrava quasi di non riconoscerli nelle parole e nei concetti che esprimevano, questa cosa è rimasta come un pungolo e abbiamo aspettato, fino a quando suonare è diventata una esigenza personale, avevo accumulato una tensione e una frustrazione che non mi facevano stare bene.
V: Ok essere amici, ma nella musica le esigenze sono altre, se non hai più la passione, il tempo e la voglia di fare sacrifici allora è meglio farsi da parte, ci sono tante persone che magari hanno più entusiasmo e voglia di fare.
Lo LP On Tour prevede varie date, quindi, a parte un'estate fitta di concerti, quali sono i programmi?
Suoneremo al Malt Generation di Arluno, a luglio al Mabest Fest e a settembre il Summerfield. C'è il disco in cantiere e ci sono già parecchie tracce pronte. Sarà un'autoproduzione a differenza di quanto successo con "Faith", che invece è costato molto.
L' ultimo spazio è tutto per voi.
E che ti dobbiamo dire...?
A me niente, ma magari qualcosa ai lettori di SpazioRock...? Qualcosa in stile speakers corner di Londra, tipo "quanto ci sta sulle palle quello che ci ha intervistato".
V: Mi piace questa cosa... (si ride di gusto, ndr) ma io non so mai cosa dire alla gente... cosa puoi dire a un pubblico che non ti conosce? Ascolta la nostra musica e vedi se ti piace. Vedi, all'LP On Tour ci hanno fatto una mini intervista e a un certo punto ci fanno una domanda del tipo "dì qualcosa per convincere il pubblico"... io non devo convincere nessuno, se ti arriva la musica mi fa piacere perchè dietro c'è un gran lavoro, se non ti piace amen. Anche io mi imbatto in un sacco di cose che non ascolto, può capitare.
L: La cosa migliore da fare è salutare i lettori di SpazioRock, ed invitarli ad ascoltarci!