Epica (Mark Jansen)
Alla vigilia dell’uscita di “The Classical Conspiracy” siamo stati raggiunti telefonicamente da Mark Jansen, leader degli olandesi Epica, per fare il punto sul periodo d’oro della band e per scoprire quali sorprese ci riserveranno in futuro. Buona Lettura.

Intervista a cura di Marco Ferrari e Stefano Risso
Articolo a cura di Marco Ferrari - Pubblicata in data: 08/05/09

Ciao Mark, benvenuto sulle pagine di SpazioRock.it. Inizierei subito con il chiederti da dove nasce l’idea di “The Classical Conspiracy”, che di certo non è un “classico” live album.


Intanto ti ringrazio del caloroso benvenuto. Il tutto è nato quasi per caso, ci trovavamo in Ungheria e dopo un concerto siamo stati avvicinati da alcuni musicisti locali che avevano partecipato l’anno precedente al Miskolc Opera Festival. Visto il grande successo di questo primo loro esperimento erano molto entusiasti all’idea di ripetere l’esperienza unendo la potenza della loro orchestra alla nostra musica. Da qui è nata l’idea che poi si è via via arricchita di dettagli e abbiamo così deciso di provare assieme preparando una set list molto originale che alternasse i brani degli Epica con illustri episodi di musica classica. Come puoi facilmente immaginare il progetto è stato molto stimolante e ci è sembrata l’occasione giusta da immortalare con un live album. Ci è sembrato anche un bel regalo da fare a tutti i nostri fan, anche perché credo che le atmosfere presenti nel disco siano veramente uniche ed irripetibili.


Come mai non ne avete realizzato anche un dvd?


L’idea di registrare un dvd ed unire alla musica la suggestione delle immagini è stata, ovviamente, presa in considerazione, ma sarebbe stato un lavoro non certo facile e molto impegnativo. Ma come ti ho detto il tutto è nato in maniera molto spontanea e non avevamo alle spalle tutto il management e l’organizzazione che un dvd richiede. Già per la registrazione del cd ci siamo adoperati personalmente su molti aspetti organizzativi e avevamo paura che pianificare un dvd ci avrebbe tolto tempo e distratti dalla cosa più importante: la musica.


Quindi la scelta della location ungherese è stata naturale?

Si, è stata una scelta naturale sia perché il festival si svolgeva in quella nazione che per l’orchestra stessa. Poi l’idea di registrare un live in luoghi generalmente non considerati è stato molto stimolante anche se eravamo incerti su alcuni aspetti come, ad esempio, l’affluenza di pubblico. Fortunatamente l’evento ha fatto sì che molti nostri fan giungessero da tutta Europa.


Com’è nata la scelta dei brani, in particolar modo quelli di musica classica?



epica_intervista_2009_01La scelta dei brani rispecchia principalmente i nostri gusti e ognuno di noi ha espresso alcune preferenze. Abbiamo poi iniziato a lavorare sulla parte più impegnativa che è stata quella relativa agli arrangiamenti per adattare i nostri strumenti. E’ stato comunque molto divertente in quanto penso che i brani di musica classica godano di un naturale feeling con il metal. Per quanto riguarda l’adattamento delle nostre canzoni all’orchestra, l’esperienza di “The Score” è stata fondamentale. In tal senso devo applaudire il lavoro di Oliver Palotai, il tastierista dei Kamelot, che ha fatto un ottimo lavoro con Simone. Hanno lavorato intensamente per tre settimane preparando una partitura per ogni singolo membro dell’orchestra: un lavoro impressionante che ha dato ottimi risultati.


Hai proprio anticipato la mia domanda successiva che verteva su arrangiamenti e  orchestrazioni, di fatto, già presenti nei vostri album.


In effetti molte idee per gli arrangiamenti del live ci sono nate proprio nel periodo successivo all’incisione di “The Divine Conspiracy”. Una volta terminato l’album ci siamo resi conto che avremmo potuto inserire altre parti orchestrali, ma era ormai troppo tardi. In tal senso l’esperienza ungherese ci ha permesso di tradurre in musica tutte le ottime idee che ci erano venute e di sbizzarrirci in nuove sperimentazioni.


Se devo essere sincero mi è sembrato che i vostri brani presenti nel live siano, seppur suonati alla perfezione, carenti in termini di potenza. E’ stata una scelta voluta per dare maggiore risalto al suono dell’orchestra?


Si è trattata di una scelta obbligata per venire incontro alle esigenze degli strumenti classici. Ad esempio sui brani più tirati abbiamo dovuto alleggerire il nostro contributo altrimenti risultava impossibile per l’orchestra seguire le parti più veloci senza perdere profondità di suono. Abbiamo quindi dovuto trovare un difficile punto di equilibrio tra i due mondi musicali.


Direi che con questo live si chiude nel più imponente dei modi un periodo di grande successo per voi. E ora, dopo “The Divine Conspiracy” ed il termine del lunghissimo tour quali sono i vostri programmi per il futuro?


Siamo proprio in studio in questo periodo per la registrazione del nuovo album che speriamo possa uscire verso settembre, massimo ottobre.


Parlando della musica degli Epica è indubbio che amiate le sperimentazioni: avete fatto concerti acustici, ora un live con l’orchestra, non avete pensato di spingervi oltre e a portare in scena una vera e propria metal opera?


Potrebbe essere un’ottima idea per il futuro, ma non credo sia questo, artisticamente parlando, il momento giusto per cimentarci in una tale impresa. Oltretutto il coinvolgimento di numerosi artisti che richiede una metal opera credo sia più adatto ad un side project piuttosto che ad una uscita ufficiale a nome Epica. Per quanto ci riguarda, come band sicuramente cercheremo nuove forme musicali e nuove sperimentazioni in quanto fa parte del nostro essere musicisti, ma sarà espressione della nostra crescita.


Qualche mese fa ho avuto il piacere di intervistare Ad Sluijter il quale mi raccontava come, nel processo di songwriting degli Epica, avesse il ruolo di sviluppare le tue idee. Ora che non fa più parte della band è cambiato qualcosa nel vostro modo di approcciare la fase di songwriting?

No, non è cambiato molto se devo essere sincero. Il nuovo disco è nato e si è evoluto in maniera molto naturale e praticamente senza l’aiuto di Ad . Forse l’unica cosa che è cambiata è relativa alla stesura dei pezzi nel loro complesso in quanto Ad si occupava principalmente di comporre i riff, mentre con Isaac Delahaye (il nuovo chitarrista, ndm) abbiamo fatto un lavoro più di squadra che è andato ad interessare tutti gli aspetti delle canzoni.


Ho sempre seguito con molto interesse la vostra carriera imparando ad apprezzarne la crescente qualità compositiva, ma è inutile nascondere che molte persone vi conoscono più per la bellezza di Simone che per la bontà della vostra proposta musicale. Non è alle volte frustrante essere conosciuti come “la band con la bella cantante dai capelli rossi”?


epica_intervista_2009_02

 


In effetti ogni tanto mi sono arrabbiato (ride, ndm). Comunque credo che la cosa fondamentale per una band sia quella di focalizzarsi sul produrre buona musica, ma capisco che la presenza di una cantante carismatica in sede live, come può essere Simone, è altrettanto importante. Pensa ad esempio ai Kamelot che sono dotati di un grande frontman; questo ti fa capire quanto sia fondamentale per il pubblico vedere sul palco qualcuno in cui ci si possa identificare. Penso sia una cosa naturale che è capitata anche a noi quando eravamo ragazzini e sognavamo di diventare come i nostri idoli.


Quest’estate vi rivedremo in Italia al Gods Of Metal quasi a sancire il vostro rapporto speciale con il nostro paese nel quale siete ormai di casa. Da dove nasce questo amore per l’Italia?


Sicuramente nasce dal grande amore che l’Italia nutre nei nostri confronti. Abbiamo fatto moltissimi live negli ultimi anni da voi e l’apporto del pubblico è sempre stato incredibile. Poi ora è arrivata la chiamata a partecipare al vostro festival più importante e questo non può che riempirci di orgoglio e faremo del nostro meglio per non deludervi.


Bene Mark, per me è tutto. Come da nostra tradizione, nel ringraziarti, ti lascio l’ultima parola per salutare i lettori.


Un grazie a te e a tutto il pubblico italiano che ci ha sempre supportati rendendo indimenticabili le nostre serate italiane.




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