Settembre è al giro di boa, solo pochi giorni ci dividono dall’autunno, le giornate si accorciano e le temperature tornano ad abbassarsi. Lo scenario non è dei più idilliaci, ma per fortuna c’è ancora tempo per godersi la cornice del Circolo Magnolia all’aperto, questa volta per la prima data da headliner nel nostro Paese dei Kiasmos. Il duo composto da Ólafur Arnalds e Janus Rasmussen ha pubblicato “II” un paio di mesi fa, dopo ben 10 anni dall’esordio omonimo: un ritorno graditissimo, che permette così al due artisti nordeuropei – sempre molto prolifici e impegnati in diversi progetti – di dedicare il giusto tempo anche ai Kiasmos, portando in tour uno show che fa muovere il corpo e mette in pace l’anima.

Dopo l’esibizione allo Spring Attitude di Roma, tocca a Milano. La (forse un po’ troppo) fresca serata al Circolo Magnolia inizia con l’esibizione di Ben Lukas Boysen, che propone una piacevole commistione di ambient e techno minimale, che si avvicina a quella degli headliner, dando però prevalentemente spazio a suoni più spinti. Fin da subito, il pubblico si raduna sotto il palco principale e sembra apprezzare la performance del musicista tedesco, che ci accompagna per oltre 30 minuti.

Al termine del primo show, il cambio palco è piuttosto veloce e quando si spengono le luci il colpo d’occhio è ottimo. Ólafur Arnalds e Janus Rasmussen fanno il loro ingresso e si posizionano dietro le due postazioni perfettamente simmetriche, facendo partire un viaggio che si protrae praticamente senza interruzioni per quasi 90 minuti. Il palco viene inondato di fumo e da principio riusciamo solo a intravedere le due figure – quella di Rasmussen completamente nera e quella di Arnalds (quasi) completamente bianca – che si muovono tarantolate, mentre al centro, dietro di loro, campeggia il logo del progetto. Ma è dopo la fantastica “Looped” che ci accorgiamo che il retro del palco è composto da un ledwall, che inizia a far partire magnifici visual, sempre perfettamente in linea con il pezzo proposto. Ci troviamo quindi a vagare nelle spazio, a volteggiare con delle lucciole sopra un prato, al centro di un vortice di luci e colori: anche chiudendogli occhi, la sensazione di essere immersi in un altro mondo rimane forte e, ovviamente, le note che i due producono amplificano questa sensazione.

Kiasmos

C’è qualcosa di magico nella musica che i due suonano e portano dal vivo. La loro provenienza geografica – Islanda e isole Fær Øer – è ben riconoscibile nelle delicate ed eteree sezioni ambient, ma viene perfettamente bilanciata dalle calde basi elettroniche minimali, che rendono alcuni pezzi addirittura ballabili il giusto. Il risultato di questa perfetta commistione, sta in un tipo di musica inclassificabile, che mentre ci fa viaggiare nello spazio-tempo, ci rende anche impossibile stare immobili, dando vita ad un equilibrio semplicemente magico.

I Kiasmos fortunatamente danno uguale spazio ad entrambi gli album, senza dimenticare gli EP pubblicati nel frattempo. Una scelta vincente, innanzitutto per l’oggettiva qualità di tutta la produzione del duo, ma anche per permettere al pubblico di cogliere ogni sfumatura del sound concepito da Arnalds e Rasmussen. Non che tra i due lavori ci siano grosse differenze stilistiche, ma in un contesto simile rimane interessante e piacevole vivere l’alternarsi di brani – perfettamente mixati in sequenza – che virano più verso l’ambient o verso l’elettronica, senza comunque andare ad intaccare il perfetto equilibrio di cui sopra.

Una performance quieta, magica e allo stesso tempo fortemente coinvolgente, all’interno della quale i due si prendono giusto qualche secondo di pausa prima di un finale con pezzi leggermente più spinti, tra cui la magnifica “Bent”, che con i suoi climax riesce più volte a scuotere tutto il pubblico. I Kiasmos regalano quindi una serata perfetta ad un pubblico accorso in un buonissimo numero. Nonostante i molti impegni di Arnalds e Rasmussen c’è solo da sperare di non dover aspettare ancora tutti questi anni prima di rivederli dalle nostre parti in questa magnifica veste.

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