Un po’ di strizza c’è venuta: vedi scritto Knocked Loose ovunque, il logo spiaccicato sul palco del Coachella, gli “ARF-ARF!” di “Counting Worms” che monopolizzano TikTok e affini – sono più le volte che ho sentito ‘sto pezzo tra i reel in giro per i social che durante i miei (tanti) ascolti di “Laugh Tracks”. Pertanto il timore è accettabile e perdonabile… ma di cosa esattamente? Bhe, che una band eccellente finisca a mescolarsi nel vorticoso pastone del web, quello che, se ti dimostri per un attimo fragile, ti fagocita e ti veste da marionetta.
Questi sudori freddi che arano le fronti degli amanti del -core side della musica derivano dal fatto che la band del Kentucky non è esattamente come le altre, proprio come il clamoroso dittico “A Different Shade of Blue” / “A Tear in the Fabric of Life”, che tritura e riduce in poltiglia tante di quelle uscite di genere da riuscire a scremare le valide realtà dalle stanche copie rimasticate.
Ma, fortunatamente, già coi singoli c’eravamo rasserenati: “You Won’t Go Before You’re Supposed To”, nella sua interezza, pare un caterpillar con un mattone poggiato sull’acceleratore, rade al suolo i pochi dubbi rimasti, distrugge e ricrea certezze, una delle quali è la più importante: gli americani saranno un osso duro da spodestare lì davanti.
A differenza del suo “bluastro” predecessore, il terzo full-length dei Cinque è una badilata sui denti, meno atmosferico, decisamente più “in your face”. Dritto, monolitico, compattato in poco più di ventisette minuti di sanguinosi martellamenti e urla lancinanti: i riff chuggy – e le backing vocals in growl – di Isaac Hale che pare grattuggiare, ingurgitare e risputare le corde (“Piece By Piece”, “Don’t Reach For Me”), la cartuccera riempita di blast beat da Kevin Kaine – la sfuriata in apertura di “Thirst”, i nemmeno cinquanta secondi della ferrosa brutalità di “Moss Covers All” – e la meno articolata (e più accessibile) sventagliata metalcore di “Slaughterhouse 2” con Chris Motionless, decisamente meno notevole rispetto al primo take contenuto in “Scoring the End of the World”.
![knocked loose Brock Fetch](https://www.spaziorock.it/wp-content/uploads/2024/05/knocked-loose_-Brock-Fetch.jpg)
Ritroviamo anche le inquiete atmosfere, bagnate nel grigiore dell’industrial, nella claudicante “Take Me Home” e nella ben più spinta “The Calm That Keeps You Awake”, dove agli onnipresenti e lancinanti scream di Bryan Garris si agganciano sperimentazioni percussive, le stesse che si inseriscono nel simil-reggaeton – rivedibile – che incorpora il breakdown del featuring con Poppy, “Suffocate”.
Ultimi due slot lasciati agli stop & go luciferini di una “Blinding Faith” che condanna l’ipocrisia che serpeggia tra i subdoli meccanismi della religione e alla gargantuesca riflessività di “Sit & Mourn”, il pezzo più fuori dai canoni e, allo stesso tempo, più riuscito e sentito di tutto l’album: intro quieto, melodia decadente, chitarre crescenti ma mai furiose, che mantengono le redini tramite un mid-tempo di un’espressività pazzesca – Bryan Garris, per quanto possa risultare talvolta troppo monocorde, qui si supera.
I Knocked Loose brillano di luce propria, o meglio, di un’oscurità tutta loro: un carburante che pare inesauribile. Seppur un gradino al di sotto di “A Different Shade of Blue” – un album stratosferico, difficilissimo da bissare – “You Won’t Go Before You’re Supposed To” suggella l’inarrestabile ascesa di una delle migliori realtà del metalcore mondiale. Provate a prenderli.
Tracklist
01. Thirst
02. Piece By Piece
03. Suffocate (feat. Poppy)
04. Don’t Reach For Me
05. Moss Covers All
06. Take Me Home
07. Slaughterhouse 2 (feat. Chris Motionless)
08. The Calm That Keeps You Awake
09. Blinding Faith
10. Sit & Mourn