Nasce un nuovo bambino dalla pancia della scuderia Frontiers: formati a Los Angeles dal cantante di lungo corso Chas West e dal celebre chitarrista e produttore Roy Z, i West Bound rappresentano l'ennesima band che recupera il passato spinta da nostalgia e passione. In tal senso, l'esordio "Volume I" non presenta grosse sorprese: musica potente e d'impatto, brani costruiti su fraseggi semplici e senza fronzoli, una sezione ritmica dal groove indiscutibile, leggeri tocchi di tastiera e arrangiamenti vocali eccellenti, il tutto avvolto in melodie e ritornelli così radiofonici da sfiorare l'AOR.
Bisogna, a ogni buon conto, sottolineare come un songwriting che, in generale, si mostra in sintonia con l'hard blues dei Seventies, avrebbe meritato un lavoro dietro la console capace di esaltarne le sfumature nascoste: invece ci troviamo al cospetto di un'incisione da disco rock anni '80, scelta penalizzante per un album che guarda più a Jimmy Page che a Eddie Van Halen. E gli echi, i riverberi, i delay sparsi qua e là contribuiscono ad accrescere un sensazione di artificio per pezzi che, in realtà, se lasciati respirare con naturalezza, sarebbero stati maggiormente funzionali alla causa.
L' opener "Never Surrender" sembra uscita in linea retta dal repertorio Whitesnake: i riff ricordano "Give Me All Your Love", eppure al brano manca un po' di mordente, risultando alla fine acquoso e troppo morbido. Sfortunatamente anche le solide ballad "Beautiful Dream" e "Nothing", quest'ultima impreziosita, sullo sfondo, dal suggestivo intervento di un pianoforte, non possono suonare affatto sincere quando l'emozionante ugola del singer viene sepolta sotto una coltre di effetti davvero ingiustificata. Conviene allora rivolgersi altrove per ripulire le orecchie, magari alla batteria pulsante di "Dance Of Life", all'introduzione futuristica della classica "Ain't Gonna Drown", alla briosa "Roll The Bones", alle radici americane di "On My Own", alle carezze acustico/sinfoniche di "Turn To You": fa piacere, poi, reperire, in "Keeper Of The Flame", le sei corde virili e i cori entusiasmanti dei Lynch Mob. C'è spazio, in coda, per gli assoli frenetici della nervosa "No Room For Sympathy", mentre il basso ruggente della complessa ed elaborata "Traveller" aggiunge un palingenetico flavor stoner alla chiusa del lotto.
Qualora "Volume I" rappresenti soltanto il primo capitolo di una serie di LP a firma West Bound, occorre che i prossimi, al fine di evitare esiti spiacevoli, si giovino di una spontaneità non tangibile appieno nell'esordio: per il futuro, meglio evitare inutili plastificazioni.