"Am I just losing my mind? Am I just passing the time? Am I just falling in love? Or am I all of the above?"
Delay, overdrive, riverberi: stiamo parlando dei Black Rebel Motorcycle Club? Forse dei The Strokes? Certo che no, nonostante la filiazione diretta: giunti al terzo album in studio i Plague Vendor, pur conservando integra quell'attitudine garage che ha permesso loro di uscire dall'anonimato dell'assolata California, pensano bene di ampliare la gamma delle proprie influenze stilistiche. A un primo assaggio, "By Night" si presenta come una scarica di adrenalina quasi travolgente, in cui, a tratti, l'eccessiva intensità e saturazione del sound non ne permette un'immediata scomposizione in singoli componenti; un ascolto meno superficiale, invece, rivela una calibrata ed eccitante mistura di elementi che richiamano il proto punk di MC5 e The Stooges, il rock acido di fine anni '70, la psichedelia hendrixiana, il furore del noise, i sintetizzatori. Ingredienti amalgamati a dovere da John Congleton, produttore anticonvenzionale ed eclettico per antonomasia.
La forza dell'album risiede nel suo aspetto viscerale: c'è qualcosa di profondamente sentito tra i solchi del platter, l'urgenza di comunicare e travolgere, il presagio di trovarsi in una vertigine di norme abolite. Serate senza scopo né termine, il filtro della percezione alterata, la stanchezza, le luci al neon, la musica ad alto volume: le tracce entrano in profondità nell'ambigua ebbrezza della confusione mentale. I breakbeat della batteria di Luke Perine e il basso darkwave di Michael Perez impostano un ritmo sincopato che attraversa l'intero disco, un battito cardiaco in perenne pulsazione che rende "New Comedown" e "All Of The Above" allo stesso tempo minacciose e dannatamente radio oriented.
Un percorso biunivoco seguito dalle chitarre sporche e nervose di "Nothing's Wrong", dal noir ipnotico di "Prism", dall'hardcore indolente e spigoloso di "White Wall", dall'elettricità power di "My Pocket": il singer Brandon Blaine alterna non soltanto recitativi e strappi al vetriolo ("Snakeneskin Boots"), ma appare convincente anche quando bisogna evocare stati allucinatori ("Night Sweats", "Pian In My Heart") o immergersi in un mare di drone anfetaminico ("Let Me Get High/Low").
Nel brusco grido di feedback che mette la parola fine a "By Night" si desume il reale messaggio dei Plague Vendor: se non esistono risposte assolute, meglio andare in corto circuito che affidarsi a false sicurezze. Spingendo a tavoletta, sempre.