Se i precedenti lavori della band americana, "Shallow" e "Hope For Men", colpivano per la crudezza del suono e le marcatissime influenze di Black Flag e Flipper, trite e amalgamate con il meglio del noise rock anni novanta, tra Shellac a Jesus lizard, bisogna ammettere che alla terza prova discografica, i Pissed Jeans fanno finalmente il centro che molti si aspettavano.
Partiamo con il dire che non ci troviamo di fronte a cambiamenti epocali, il quartetto della Pennsylvania, prodotto dall’ormai affermato Alex Newport (quanto ci mancano da uno a mille i grandi Fudge Tunnel?), non si discosta molto da quello già ascoltato nel precedente "Hope For Men", ma riesce a piazzare dei fendenti impressionanti, degni di paragoni importanti con anthem di antica memoria.
Il termine melodia, di cui Bradley Fry, Randy Huth, Matt Korvette e Sean McGuinness non conoscono il significato, non va neanche menzionato: dodici canzoni pregne di violenza, angoscia e (molta) depravazione. Famosi per i loro show al limite del grottesco, in "King Of Jeans" ne trasmettono finalmente tutta l’energia e il sudore e in cui la voce sguaiata e ubriaca di Matt (sosia di Angus Andrew dei Liars) è il collante perfetto per le slavine di chitarre e rumore.
Molto interessanti sono alcune varianti doom/stoner, come nelle nerissime “Request For Masseuse”, “Dream Smothere”r e la malata “Pleasure Race” dove a tratti i Pissed Jeans si avvicinano moltissimo ai grandi Eyehategod.
Non usciamo dal seminato, sia ben chiaro, di un gruppo di chiara matrice punk, assolutamente non commerciabili e per palati fini; una proposta musicale non digeribile al primo ascolto, da scoprire e capire. Attenzione però perché orecchie non abituate a certe sonorità potrebbero sanguinare, ma per tutte le altre è come acqua per gli assetati o, per restare in tema, vino per gli alcolizzati.
“Human Upskirt” è uno degli attacchi hardcore più rugginosi che ricordi negli ultimi anni, sonorizzazione di stage diving incoscienti e mosh sanguinari mentre “Lip Ring” sembra uscita dal capolavoro "Generic" dei già citati Flipper o dal basso assassino dei Big Black.
In definitiva i Pissed Jeans ci hanno regalato un ottimo disco, forse il miglior album del genere di questi ultimi dieci mesi, che non vive di originalità al 100% ma che riesce a tratti anche ad uscire dai soliti canovacci, dove si sfiorano i fumi degli Sleep e Om ("Spent") e la birra dei Dead Boys ("R-rated Movie"), ma dove il tutto e ben rielaborato in un cocktail perfetto, che scende nel gargarozzo come niente, ma che ti ritrovi a rimpiangere di aver bevuto la mattina successiva.

Pissed Jeans
King Of Jeans
2009, Sub Pop Records
Hardcore
