Se in apparenza questo ensemble viene catalogato come progressive metal, da buona amante ed intenditrice del genere, posso dire che questa componente nel loro stile è decisamente presente, ma non in modo così eclatante ed importante come ci si può aspettare - ovviamente, da un punto di vista tecnico, non mi aspetto i Dream Theater con una voce femminile. Sicuramente, si ha anche una certa ingenuità nell'etichettare come progressive tutte quelle band che hanno un minimo di commistione di stili: difatti, questo album presenta delle interessanti influenze folk, come nella suggestiva "Rise From The Flames", o come nella convincente "We Love Our Heroes", con quel rimando un po' delicato e discreto alle terre verdi dell'Irlanda. Altrettanto valida è "Liquid Clocks", che presenta una bella varietà e la sottoscritta reputa tra le migliori composte dal gruppo. Non mancano inserti gothic e più sinfonici, a cui ci hanno ben abituato i numerosi musicisti dei Paesi Bassi. D'altronde, è quasi inevitabile non percorrere le orme lasciate dai Within Temptation (ai quali i Nostri sono imparentati, visto che il leader Ivar de Graaf fu il loro primo batterista), anche perché lo stile etereo e soavissimo adottato dalla brava Judith Rijnveld non può non richiamare la ben più nota Sharon Den Adel, vi basti sentire in "My Better Part" o in "Two Old Trees", che ricorda, seppur lievemente, una ballata dei primi Within Temptation. Ma se col tempo la bravissima Sharon ha saputo cercare una certa varietà ed una certa espressività, Judith cade un po' nella trappola dell'eccessiva omogeneità. Probabilmente, questo ha un po' condizionato ed uniformato anche il risultato complessivo, che pare essere ancora troppo propenso all'imitazione di gruppi connazionali più blasonati, sacrificando proprio la vena progressive e quella folk, che a mio avviso avrebbero portato più frutti e più varietà, se sviluppate a dovere.
Insomma, la sensazione che si abbia già sentito altrove qualche frammento di "Skin Of The Earth" è decisamente netta. Peccato, perché sicuramente questa band ha qualcosa da dire. Tuttavia, la decisionr circa quale cammino continuare ad intraprendere spetta solo ed esclusivamente ai Kingfisher Sky. Certo, si può cercare di essere coraggiosi e diventare personali, o battere sentieri sicuri e scivolare nell'oblio e nell'anonimato, in mezzo a tante band che propongono le stesse cose.