Five Quarters (Five Quarters)
Otto ragazzi uniti dalla passione pulsante per la musica: i Five Quarters presentano il loro nuovo album dal titolo emblematico, "Storie Nuove". 
Articolo a cura di SpazioRock - Pubblicata in data: 15/06/21

Articolo a cura di Marco Tabasco

 

Ciao ragazzi! Che piacere avervi su SpazioRock! Come state?

Piacere nostro! Non è stato un anno facile come per tutti i nostri colleghi - anche i più grandi-, ma siamo pronti per ricominciare.


Eccoci a parlare del vostro terzo album dal titolo "Storie Nuove" uscito lo scorso 30 aprile. Un titolo importante, quali nuove storie ci state raccontando?


Banalmente nuove perché le novità sono davvero tante. È il primo vero album, dopo due Ep, il primo in italiano, il primo con me Tommaso alla voce, il primo sotto etichetta, la Bagana - B District Music.
Storie invece perché è un modo per provare a raccontare quello che siamo (o quello che diciamo di essere). Pensiamo di esserci riusciti abbastanza. Secondo me non c'è una traccia singola che riesca a esprimere sufficientemente il nostro stile, l'album nel suo completo si avvicina già di più.

 

Vado subito al punto citando una frase del mio brano preferito di questo album "Ho Imparato di Più". La frase è "Ho imparato di più con un disco di Bruce che in un anno di scuola". Cosa vi ha insegnato la musica?

 

In "No Surrender" Springsteen dice "I've learned more from a three minutes record than we ever learned in school". E per noi quei dischi capaci di aprire una prospettiva diversa sono proprio i suoi.
Bruce ci ha fatto imparare tanto musicalmente, ma ci ha anche messo davanti a un nuovo modo di intendere e affrontare la vita.
A volte ci dicono che siamo esagerati, ma Springsteen è quasi una religione per alcuni di noi e non potevamo non citarlo direttamente nel nostro primo disco.

 

Invece, relativamente al genere che proponete, quando è nato il vostro amore per il blues?

 

Quando abbiamo iniziato nel 2014 eravamo una vera e propria blues band. Facevamo praticamente solo cover di classici blues, arrangiate in stile Blues Brothers. Fino a qualche anno fa eravamo proprio dei puristi, ho fatto la tesina di maturità su Robert Johnson. Ultimamente ci siamo resi conto che non esiste solo il blues, ma penso che anche spingendoci verso altri generi si sentano molto le nostre radici.

 

"Storie Nuove" è il primo album in lingua italiana. Come mai il passaggio alla scrittura in italiano? Tra l'altro complimenti perchè vi riesce molto bene...

 


La risposta ufficiale è che l'italiano ha una ricchezza linguistica imparagonabile rispetto all'inglese per esprimere i concetti che abbiamo a cuore. Quella vera è che con due EP avevamo finito i vocaboli in inglese (ride, ndr). L'obiettivo è quello di riuscire a non snaturare il sound, mettendo sempre in primo piano la band. Scrivere in italiano non vuol dire per forza fare cantautorato o "indie". La sfida è quella di mantenere lo stesso groove e la stessa energia, aggiungendo un po' di emozione in più.

 

I testi di "Storie Nuove" sono pieni di citazioni cinematografiche... non è quindi un caso che alcuni brani sarebbero perfetti per essere colonne sonore, o sbaglio?

 

Penso ci sia una connessione forte tra cinema e musica. Entrambi raccontano storie, mettono in scena altri scenari possibili di cui abbiamo bisogno per affrontare quello che ci troviamo davanti. Amo il cinema e penso che, oltre alle citazioni esplicite, eserciti un'influenza forte sulla mia scrittura. L'anno scorso i nostri brani sono stati inseriti nella colonna sonora della serie tv Rai "Ognuno è perfetto". È stata anche un'occasione per vivere dei giorni sul set di Roma e passare sul red carpet a Torino. Esperienza bellissima che speriamo di ripetere in altre occasioni!

 

Come si prepara un ottetto prima di un concerto? Deve essere sicuramente un bel camerino...

 


Diciamo che se vuoi davvero ricercare la concentrazione pre-live devi uscire da quel camerino.
In compenso penso che un grande vantaggio di essere in otto sia quello di sentire poco l'ansia. Ogni concerto è una festa, ci godiamo al massimo ogni momento anche prima di salire sul palco.
Le paranoie ce le facciamo nei giorni precedenti, alle prove, a casa. Il giorno del live dobbiamo solo divertirci. Sappiamo perfettamente cosa dobbiamo fare e dobbiamo farlo con più energia possibile.


Il fil rouge del vostro album è il confine tra realtà, percezione e sogni. Parlando di sogni, qual è il vostro più grande?


"Ho preso sta chitarra per suonarla a San Siro". Ovviamente il sogno più grande è quello, ma è un sogno che si avvera già ogni sera durante i live. Vedere le persone che sanno a memoria i tuoi pezzi, che li ballano, che si commuovono per qualcosa che hai scritto, che dopo mesi si ricordano di quella serata: sono le cose per cui vale la pena vivere.  ovviamente più crescerà il numero di persone più sarà un sogno.

 

Considerato i tempi attuali, che impatto ha avuto la pandemia sul vostro processo creativo e di scrittura?


I concerti sono ovviamente la cosa che ci è mancata di più, ma abbiamo cercato di sfruttare la situazione per concentrarci sull'album. La situazione più difficile probabilmente è stata dopo, legata non tanto alla situazione presente quanto all'assenza di prospettive. Avere una data cerchiata sul calendario ti da la forza di svegliarti la mattina e metterti a scrivere, a suonare, a inventare arrangiamenti, a organizzare scalette.  I brani di "Storie Nuove" non parlano direttamente di questa situazione ma penso che un paio di tracce risentano di questo mood.


Avete qualcos'altro già in cantiere?


Adesso live. Il primo full band sarà al WOW festival di Como il 16 luglio, con Selton e Margherita Vicario. oi non ci fermiamo più: abbiamo un anno e mezzo da recuperare.

 




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